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Foglie composte (divise in foglioline completamente separate tra loro)
Clematis vitalba L.
La vitalba è una liana europea presente in tutte le regioni d'Italia, dal
livello del mare sino alle faggete termofile montane. Nelle boscaglie può
formare intrichi impenetrabili, soprattutto in forre fresche ed umide.
Appare, spesso con l'edera, anche in ambienti urbani. Ha la capacità di
aggrapparsi e arrampicarsi su alberi e arbusti, spesso danneggiandoli per
l'abbondante sviluppo fogliare. La pianta è tossica in tutte le sue parti per
la presenza di protoanemonina. In passato veniva chiamata 'erba dei
cenciosi' in quanto i mendicanti erano soliti procurarsi irritazioni ed
ulcerazioni con le sue foglie per impietosire i passanti. In certe regioni
d'Italia (ad es. in Friuli) i rami legnosi venivano usati dai ragazzi come
succedaneo delle sigarette, uso da sconsigliare assolutamente a causa
della loro tossicità. Il nome generico deriva dal greco 'klematis',
diminutivo di 'klêma' (tralcio di vite), in riferimento al portamento della
pianta. Il nome specifico deriva dal latino 'vitis alba' (vite bianca), per il
colore dei fiori. Forma biologica: fanerofita lianosa. Periodo di fioritura:
maggio-luglio.
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Foglie non composte
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Pianta con un latice bianco (rompere il fusto!). Fiori a simmetria raggiata. Frutto secco
Trachelospermum jasminoides (Lindl.) Lem.
Il falso gelsomino è una liana originaria dell'Asia orientale (Giappone,
Corea, Cina meridionale, Vietnam), ampiamente utilizzata come pianta
ornamentale in tutta l'Europa meridionale. Dai fiori si ricava un olio
essenziale usato in profumeria. Tutte le parti della pianta sono tossiche se
ingerite. Il latice può provocare irritazioni della pelle e reazioni
fotoallergiche in individui sensibili. Il nome generico deriva dal greco
'trachelos' (gola, collo) e 'sperma' (seme), alludendo ai semi di forma
lineare-allungata; il nome specifico allude alla somiglianza con i veri
gelsomini (genere
Jasminum
). Forma biologica: fanerofita lianosa.
Periodo di fioritura: maggio-giugno (-luglio).
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Piante senza latice bianco. Fiori a simmetria bilaterale. Frutto carnoso
Lonicera japonica Thunb.
Il caprifoglio giapponese è una liana sempreverde originaria dell'Asia
orientale (Cina, Corea, Giappone), presente in Italia dal 1820. Introdotta
per ornamento ma con forte propensione a diffondersi spontaneamente, è
segnalata come avventizia in Italia centro-settentrionale (salvo che in
Umbria), Abruzzo e Campania. Cresce in vegetazioni ruderali, nelle siepi,
ai margini di strade, in discariche, spesso alla periferia degli abitati, dal
livello del mare ai 600 m circa, e può divenire anche specie invadente. Le
bacche contengono glucosidi e sono tossiche. Il genere è dedicato al
botanico tedesco Adam Lonitzer-Lonicerus (1528-1586); il nome
specifico allude ad uno dei paesi di origine. Forma biologica: fanerofita
lianosa. Periodo di fioritura: maggio-settembre.
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Foglie composte (divise in foglioline completamente
separate tra loro)
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Foglie non composte
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Foglie palmate
Aesculus hippocastanum L.
L'ippocastano è un albero ornamentale di origine balcanico-asiatica
introdotto da Clusius nei giardini imperiali di Vienna nel 1576 e poi
diffuso in tutto l'Impero, per cui oggi è comune nell'Italia nord-orientale.
In Italia si trova in quasi tutte le regioni, in particolare al Nord, dalla
pianura fino a 1200 m. È coltivato in viali, parchi e giardini. A volte è
subspontaneo nei boschi termofili della fascia collinare. Le alberature
sono oggi attaccate da un lepidottero (
Cameraria ohridella
) che causa il
precoce appassimento delle foglie. Alcune parti della pianta sono
velenose se ingerite (tra queste i frutti e il nettare). I semi contengono
saponine e servivano a produrre sapone in tempo di guerra. Il nome
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