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alla salinità. Il nome generico deriva dal greco 'pitta' (pece) e 'sporos'
(seme), e significa 'semi a rivestimento resinoso', alludendo al fatto che i
semi delle piante appartenenti a questo genere sono ricoperti da una
sostanza appiccicoso-resinosa; il nome specifico deriva dal nome popolare
in giapponese 'tobera'. Forma biologica: fanerofita scaposa/ nanofanerofita.
Periodo di fioritura: marzo-maggio.
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Foglie non spatolate (più larghe verso il centro)
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Margine delle foglie ondulato. Foglie con odore di alloro se sfregate tra le dita
Laurus nobilis L.
L'alloro è un albero mediterraneo-atlantico, di antica introduzione in Italia
settentrionale, ove anche grazie ai merli che ne diffondono i semi è diffuso
anche allo stato subspontaneo. È presente in tutta Italia (in Valle d'Aosta,
Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia come avventizia), dal
livello del mare agli 800 m circa. Cresce in stazioni soleggiate nella zona
dell'olivo; con l'edera ed il pungitopo forma piccole oasi di laurofille
sempreverdi, soprattutto su substrati arenacei freschi. Le foglie sono
notissime come condimento. I frutti contengono olii essenziali ed un grasso
impiegato in profumeria. L'olio di lauro, estratto dai semi, è un componente
dell'olio laurino, utilizzato contro i dolori reumatici. La pianta è
tradizionale simbolo di gloria e di affermazione: la 'laurea' deriva da essa il
suo nome. Il nome generico è quello utilizzato dagli antichi Romani; il
nome specifico si riferisce all'uso celebrativo della pianta. Forma biologica:
fanerofita cespitosa (fanerofita scaposa). Periodo di fioritura: marzo-aprile.
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Margine delle foglie non ondulato. Foglie senza odore di
alloro
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Foglie più lunghe di 10 cm
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Foglie più brevi di 10 cm
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Foglie completamente prive di peli. Fiori e frutti disposti in racemi eretti
Prunus laurocerasus L.
Il lauroceraso è originario dell'Asia Minore e dell'Europa sud-orientale; è
stato diffuso a scopo ornamentale nel resto dell'Europa nel XVI secolo. In
Italia, ove la sua presenza è documentata dal 1558, è ampiamente diffuso a
scopo paesaggistico-ornamentale soprattutto per siepi sempreverdi, grazie
alla sua robustezza ed adattabilità alle potature frequenti. Tende raramente
a spontaneizzarsi senza però diventare invasivo; è segnalato come specie
avventizia in Italia centro-settentrionale (salvo che in Valle d'Aosta e Friuli
Venezia Giulia) e Abruzzo (non ritrovato in tempi recenti in Campania),
dal livello del mare ai 300 m circa. Tutte le parti della pianta contengono
elevate quantità di glicosidi cianogenetici ad azione tossica. Il nome
generico, già in uso presso i Romani, è di etimologia incerta; quello
specifico allude alle foglie che richiamano quelle dell'alloro e ai frutti che
richiamano le ciliegie. Forma biologica: fanerofita scaposa/fanerofita
cespitosa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Foglie (almeno alcune) con peli rugginosi di sotto. Fiori e frutti non disposti in racemi
eretti
Magnolia grandiflora L.
Specie originaria delle regioni meridionali degli Stati Uniti, fu importata in
Europa nel 1737. Ne è documentata la presenza in Italia dal 1760. Viene
utilizzata soprattutto come grande pianta ornamentale in parchi e giardini,
per i fiori vistosi e profumati e per il denso fogliame, ma ha un
accrescimento piuttosto lento. Il nome generico è dedicato al botanico
francese Pierre Magnol, vissuto nel XVII secolo; il nome specifico fa