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montana, ma ormai piuttosto rara allo stato spontaneo. È considerato una
pianta magica fin da prima dell'avvento del Natale cristiano, gli si
attribuiva il potere di proteggere dai demoni e di portare fortuna. I suoi
primi utilizzi risalgono all'Irlanda, dove anche le famiglie più povere
potevano permettersi di usarlo per decorare le loro abitazioni, tradizione
poi passata ai popoli cristiani durante il periodo natalizio: la struttura della
foglia infatti ricorda la corona di spine di Gesù Cristo e i frutti rossi il suo
sangue. Oggi viene impiegato esclusivamente come pianta ornamentale, da
cui sono state ricavate numerose cultivar, alcune con foglie variegate. I
margini delle foglie sono interi in quelle dei rami vecchi, spinosi in quelle
dei rami giovani, ma i due tipi di foglie possono coesistere sullo stesso
individuo. L'agrifoglio può vivere circa 300 anni. Le foglie e soprattutto i
frutti sono fortemente tossici per l'uomo. Il nome generico ricorda la
denominazione del leccio (
Quercus ilex
) per la somiglianza delle foglie, il
nome specifico deriva dal latino 'acrifolium', parola composta da 'acer'
(acuto) e 'folium' (foglia). Forma biologica: fanerofita cespitosa/fanerofita
scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Spine limitate ai rami
Pyracantha coccinea M. Roem.
Specie diffusa nel bacino del Mediterraneo ed in Asia Minore, di dubbio
indigenato in Italia, ove è presente in quasi tutte le regioni, salvo che in
Valle d'Aosta, Sicilia e forse Piemonte, dal livello del mare ai 900 m circa.
È frequentemente coltivata a scopo ornamentale per la costruzione di siepi
e talvolta appare allo stato subspontaneo in boschi e boscaglie termofile e
loro margini, arbusteti, siepi. I semi sono tossici. Il nome generico deriva
da due parole greche che significano 'fuoco' e 'spina' e si riferisce sia alla
presenza di spine che al colore rosso vivo dei frutti, carattere cui allude
anche il nome specifico. Forma biologica: fanerofita cespitosa. Periodo di
fioritura: aprile-maggio.
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Foglie a base fortemente asimmetrica
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Foglie a base simmetrica
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Base delle foglie con 3 nervi principali divergenti. Frutto carnoso
Celtis australis L. subsp. australis
Il bagolaro è un albero submediterraneo, originario dell'Europa
meridionale, Asia occidentale ed Africa settentrionale, di antica
introduzione ai limiti settentrionali dell'areale, oggi coltivato un po'
ovunque nei viali e nel verde urbano, ma presente in tutta Italia anche allo
stato subspontaneo in siepi e boschetti presso gli abitati al di sotto della
fascia montana. È una specie frugale che si presta bene all'utilizzo per il
rimboschimento di pendii aridi; il fogliame è un ottimo foraggio ed è una
pianta mellifera. È ampiamente utilizzato nei parchi cittadini e nelle
alberature stradali per la rusticità, la resistenza all'inquinamento e la
longevità, anche se il forte e superficiale apparato radicale tende a rompere
i marciapiedi ed il manto stradale. Il legno, chiaro, molto resistente ed
elastico, è impiegato in falegnameria, per lavori al tornio ed è un ottimo
combustibile. In alcune aree del Mediterraneo con i noccioli delle drupe si
costruivano rosari, da cui il nome locale di 'albero dei rosari'. Altro nome
con cui è noto è 'spaccasassi', perché ha un apparato radicale molto forte
che gli permette di radicare anche in terreni particolarmente sassosi. I frutti
maturi sono commestibili. Il nome generico era quello di un albero presso i
Greci antichi, quello specifico in latino significa 'meridionale'. Forma
biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Base della foglia con un solo nervo principale. Frutto secco, alato
Ulmus minor Mill. subsp. minor
L'olmo comune è un albero sudeuropeo presente con due sottospecie in
tutta Italia dal livello del mare alla fascia montana inferiore. Cresce in
boschi e siepi su suoli argillosi, ricchi in basi ed in composti azotati, da
1...,4,5,6,7,8,9,10,11,12,13 15,16,17,18,19,20