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Specie eurasiatico-suboceanica, presente in Italia centro-settentrionale e
Campania. Nella nostra regione è frequente sino alla fascia montana
inferiore, sporadica in Carso ove si concentra nell'Isontino. Cresce in
boschi freschi ed umidi, su suoli argillosi compatti, profondi, subacidi,
spesso con ristagno di acqua, o nelle quercete fresche su suoli colluviali,
presso i laghetti, dal livello del mare ai 1300 m circa. La pianta, soprattuttto
i frutti acerbi, è velenosa (glicosidi). Il nome generico deriva dal latino
'frangere' (rompere), per la fragilità del legno; quello specifico è il nome
latino dell'ontano, e potrebbe derivare dalla radice celtica 'al lan' (presso
l'acqua). Forma biologica: fanerofita cespitosa (fanerofita scaposa). Periodo
di fioritura: maggio-giugno.
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Frutti più larghi di 8 mm, rossi o bluastri a maturità.
Margine della foglia dentato o dentellato
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Frutto più lungo che largo, bluastro a maturità (susina). Foglie pelose almeno di sotto
Prunus domestica L. subsp. domestica
Il susino, proveniente dall'Asia Minore, è oggi coltivato in Europa in
diverse varietà derivanti anche da incroci. È comunemente coltivato e
subspontaneo o spontaneo in tutta Italia, dal livello del mare ai 1000 m
circa. Nella nostra regione è diffuso dalla costa ai fondovalle; in Carso non
è raro anche allo stato subspontaneo, soprattutto nelle siepi, su suoli
abbastanza freschi e profondi. I frutti possono essere consumati freschi,
secchi e utilizzati per fare marmellate. Il nome generico, già in uso presso i
Romani, è di etimologia incerta; quello specifico allude alla sua
coltivazione presso le case (la parola latina 'domus' significa appunto
'casa'). Forma biologica: fanerofita scaposa (fanerofita cespitosa). Periodo
di fioritura: marzo-aprile.
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Frutto sferico, rosso a maturità (ciliegia). Foglie glabre o con pochi peli sparsi
Prunus avium L. subsp. avium
Il ciliegio è oggi divenuto subcosmopolita per coltivazione in diverse
varietà. L'areale originario dovrebbe essere il territorio che va dal Caucaso
ai Balcani; l'ingentilimento e la messa a coltura sono iniziati nell'Asia
occidentale. Allo stato coltivato è comune in tutta Italia sino alla fascia
montana inferiore; allo stato subspontaneo è diffuso ma non comune. Nella
nostra regione è ampiamente diffuso. Cresce in boschi mesofili maturi e
talvolta nelle siepi, su suoli argillosi piuttosto profondi e abbastanza ricchi
in composti azotati. Si coltiva per il frutto fresco o da conservare in alcool,
come pianta ornamentale, per la ricca fioritura primaverile e per l'aspetto
che acquisisce in autunno con l'ingiallimento delle foglie, oppure per il
legname. Il legno è duro, a grana uniforme, dalle tonalità calde, bruno-
rossicce, e si presta bene per la costruzione di mobili di pregio e lavori al
tornio. Le foglie contengono una sostanza colorante viola. Vive tra gli 80 e
i 120 anni. Il nome generico, già in uso presso i Romani, è di etimologia
incerta, quello specifico in latino significa 'degli uccelli'. Forma biologica:
fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Pianta lianosa, rampicante o volubile. Frutti con una lunga appendice piumosa
Clematis vitalba L.
Specie europea presente in tutta Italia dal livello del mare sino alle faggete
termofile montane. Nella nostra regione è ampiamente diffusa; in Carso è
presente ovunque. Nelle boscaglie può formare intrichi impenetrabili,
soprattutto in forre fresche ed umide. Appare, spesso con l'edera, anche in
ambienti urbani. Ha la capacità di aggrapparsi e arrampicarsi su alberi e
arbusti, spesso danneggiandoli per l'abbondante sviluppo fogliare. Con il
rovo ricopre spesso i muretti secchi del Carso, nell'estremo stadio di
degradazione del mantello forestale. La pianta è tossica in tutte le sue parti
per la presenza di protoanemonina. In passato veniva chiamata 'erba dei
cenciosi' in quanto i mendicanti erano soliti procurarsi irritazioni ed
ulcerazioni con le sue foglie per impietosire i passanti. In certe regioni
d'Italia (ad es. in Friuli) i rami legnosi venivano usati dai ragazzi come
succedaneo delle sigarette (in friulano: 'cincinis'), uso da sconsigliare
assolutamente a causa della loro tossicità. Il nome generico deriva dal
greco 'klematis', diminutivo di 'klêma' (tralcio di vite), in riferimento al