7
8
Foglie non appiattite, disposte tutt'attorno al ramo
Picea abies (L.) H. Karst.
Syn.:
Picea excelsa
(Lam.) Link - L'abete rosso è una specie
eurosiberiana che in Italia è comune ed abbondante sulle Alpi al di sopra
della fascia montana superiore ove domina la fascia oroboreale, con
optimum sulle catene interne a clima più continentale, raggiungendo allo
stato spontaneo l'Appennino settentrionale. La distribuzione regionale,
allo stato spontaneo, si estende su tutte le aree montuose del Friuli, ma
l'albero è spesso usato per rimboschimenti e frequentemente coltivato a
scopo ornamentale in tutto il territorio. Dalla corteccia si ricava tannino e
dalla resina la 'Resina di Borgogna' e la 'Trementina di Strasburgo'. Il
legno è di colore chiaro, poco pesante e tenero, facilmente lavorabile e
perciò largamente impiegato nella costruzione di mobilio non di pregio. Il
legno ha anche un forte potere calorifico dato dalla resina, maggiore di
quello di molte latifoglie. Il nome generico deriva dal latino 'pix' (resina o
pece), sostanza prodotta in gran quantità da questi alberi. Forma
biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
9
Foglie opposte
10
9
Foglie non opposte
33
10
Piante lianose
11
10
Alberi o arbusti
13
11
Foglie composte. Fiori a simmetria raggiata. Frutto secco
Clematis vitalba L.
Specie europea presente in tutta Italia dal livello del mare sino alle
faggete termofile montane. Nella nostra regione è ampiamente diffusa; in
Carso è presente ovunque. Nelle boscaglie può formare intrichi
impenetrabili, soprattutto in forre fresche ed umide. Appare, spesso con
l'edera, anche in ambienti urbani. Ha la capacità di aggrapparsi e
arrampicarsi su alberi e arbusti, spesso danneggiandoli per l'abbondante
sviluppo fogliare. Con il rovo ricopre spesso i muretti secchi del Carso,
nell'estremo stadio di degradazione del mantello forestale. La pianta è
tossica in tutte le sue parti per la presenza di protoanemonina. In passato
veniva chiamata 'erba dei cenciosi' in quanto i mendicanti erano soliti
procurarsi irritazioni ed ulcerazioni con le sue foglie per impietosire i
passanti. In certe regioni d'Italia (ad es. in Friuli) i rami legnosi venivano
usati dai ragazzi come succedaneo delle sigarette (in friulano: 'cincinis'),
uso da sconsigliare assolutamente a causa della loro tossicità. Il nome
generico deriva dal greco 'klematis', diminutivo di 'klêma' (tralcio di vite),
in riferimento al portamento della pianta. Il nome specifico deriva dal
latino 'vitis alba' (vite bianca), per il colore dei fiori. Forma biologica:
fanerofita lianosa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.
11
Foglie intere. Fiori a simmetria bilaterale. Frutto carnoso
12
12
Infiorescenza inserita direttamente sopra l'ultimo paio di foglie (brattee)
Lonicera caprifolium L.
Specie pontico-sudeuropea presente in tutte le regioni dell'Italia
continentale salvo che in Valle d'Aosta. La distribuzione regionale si
estende dalla costa alle Prealpi con singole stazioni nei fondovalle alpini;
in Carso è diffusa ma non molto comune. Cresce in macchie, boscaglie, ai
margini di boschi caducifogli (quercete e castagneti) su suoli argillosi
abbastanza profondi e freschi, su substrati sia calcarei che arenacei ma
ricchi in basi, al di sotto della fascia montana superiore. Le bacche
contengono glucosidi e sono tossiche. Il genere è dedicato al botanico
tedesco Adam Lonitzer-Lonicerus (1528-1586), il nome specifico forse
allude al fatto che le foglie sono appetite dalle capre. Forma biologica:
fanerofita lianosa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.