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si è ampiamente spontaneizzato, divenendo in qualche caso un arbusto
invadente, dal livello del mare agli 800 m circa. Nella nostra regione è
presente qua e là allo stato subspontaneo, soprattutto presso gli abitati.
Attualmente la sua coltivazione come albero da frutto ha perso importanza;
viene invece ampiamente utilizzato come portainnesto per altre specie di
Prunus
da frutto, ed è anche impiegato a scopo ornamentale lungo le strade
o nei giardini, soprattutto nelle varietà a foglie arrossate, per le sue precoci
fioriture. Può vivere fino a 80 anni. Il nome generico, già in uso presso i
Romani, è di etimologia incerta; quello specifico allude alla somiglianza
dei frutti con quelli del ciliegio ('cerasus', nome dato dai Romani
all'amarena e che deriva da Cerasunte, località presso il Mar Nero). Forma
biologica: fanerofita cespitosa/fanerofita scaposa. Periodo di fioritura:
marzo-aprile.
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Foglie con larghezza massima nella metà apicale
Prunus avium L. subsp. avium
Il ciliegio è oggi divenuto subcosmopolita per coltivazione in diverse
varietà. L'areale originario dovrebbe essere il territorio che va dal Caucaso
ai Balcani; l'ingentilimento e la messa a coltura sono iniziati nell'Asia
occidentale. Allo stato coltivato è comune in tutta Italia sino alla fascia
montana inferiore; allo stato subspontaneo è diffuso ma non comune.
Cresce in boschi mesofili maturi e talvolta nelle siepi, su suoli argillosi
piuttosto profondi e abbastanza ricchi in composti azotati. Si coltiva per il
frutto fresco o da conservare in alcool, come pianta ornamentale, per la
ricca fioritura primaverile e per l'aspetto che acquisisce in autunno con
l'ingiallimento delle foglie, oppure per il legname. Il legno è duro, a grana
uniforme, dalle tonalità calde, bruno-rossicce, e si presta bene per la
costruzione di mobili di pregio e lavori al tornio. Le foglie contengono una
sostanza colorante viola. Vive tra gli 80 e i 120 anni. Il nome generico, già
in uso presso i Romani, è di etimologia incerta, quello specifico in latino
significa 'degli uccelli'. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di
fioritura: aprile-maggio.
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Foglie lucide di sopra. Antere rossastre. Frutto a forma di pera
Pyrus pyraster (L.) Burgsd.
Il pero comune deriva forse da incroci fra il pero selvatico europeo ed un
pero dell'Asia Occidentale (
P. communis
subsp.
caucasica
). Le forme
selvatiche europee, che secondo alcuni autori non meritano nemmeno il
rango infraspecifico, crescono su suoli argillosi freschi, sciolti, ricchi in
basi. Differiscono da quelle coltivate per i frutti molto più piccoli ed i rami
subspinosi, ma sembra che non esistano differenze genetiche tali da
giustificare la loro distinzione a livello specifico. Il nome generico deriva
dal greco 'pyr, pyròs' (fuoco, del fuoco), per la forma conica dei frutti.
Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Foglie opache di sopra. Antere giallastre. Frutto a forma di
mela
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Foglie mature chiaramente pelose di sotto
Malus pumila Mill.
Il melo, originario dell'Europa ed Asia occidentale per ibridazione con altre
specie, è coltivato in tutta Italia sino alla fascia montana. Appare anche in
forme inselvatichite che si avvicinano alla specie selvatica
M. sylvestris
, da
alcuni autori non considerata veramente distinta. È una delle piante da
frutto più coltivate e diffuse; la mela viene definita 'falso frutto' in quanto si
sviluppa dal ricettacolo, mentre il vero frutto sarebbe il torsolo, che si
forma dall'ovario. Il nome generico è quello già utilizzato dai Romani;
quello specifico in latino significa 'piccolo', 'nano'. È noto anche come
Malus domestica
Borkh., in tal caso il nome specifico allude alla sua
coltivazione presso le case. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di
fioritura: aprile-maggio.
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Foglie mature glabre o quasi
Malus sylvestris (L.) Mill.