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specifico allude alla Spagna, dove l'ibrido fu osservato per la prima volta
(XVII secolo) in un sito nel quale le due specie parentali erano state
piantate insieme. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura:
aprile-giugno.
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Tronco con scorza non desquamantesi in larghe placche. Frutto carnoso
Morus alba L.
Il gelso bianco, originario dell'Asia orientale, è stato introdotto in Europa
probabilmente nel XII secolo per l'allevamento del baco da seta che lo
preferisce al gelso nero. La presenza in Italia è documentata dal 1434. È
ampiamente coltivato nella zona submediterranea, ed è segnalato come
specie avventizia in quasi tutta Italia. Nella nostra regione è molto diffuso
dalla costa ai fondovalle anche perché un tempo era coltivato come cibo
per il baco da seta. Cresce in filari, siepi, ai margini degli abitati. Il frutto è
un sorosio, composto di piccole drupe bianco-rosate, dolci già prima della
maturità, anche se quasi mai appare sul mercato per la sua breve durata. Il
nome generico è quello utilizzato dagli antichi Romani per indicare il gelso
nero, pianta da loro già conosciuta perché originaria dell'Asia Minore;
deriva a sua volta dal greco antico 'meros' (parte), in riferimento
all'infruttescenza formata da tanti piccoli frutti con involucro carnoso; il
nome specifico deriva dal latino 'albus' (bianco) e si riferisce sempre ai
frutti ma questa volta al loro colore prevalente (esistono anche forme a
frutti rosa o violetti, che possono generare confusione col gelso nero).
Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
70
Foglie a base cuoriforme
71
70
Foglie a base non cuoriforme
75
71
Grandi alberi. Frutti portati da lunghi peduncoli muniti di
un'ala trasversale (cercare i frutti sotto l'albero!)
72
71
Arbusti o piccoli alberi (< 10 m a maturità). Frutti di
aspetto diverso
73
72
Foglie con ciuffi di peli biancastri alla confluenza dei nervi principali. Frutto con 5 coste
longitudinali
Tilia platyphyllos Scop. s.l.
Il tiglio nostrano è un albero sudeuropeo-subatlantico presente allo stato
spontaneo in tutte le regioni d'Italia, salvo che in Sardegna, sino alla fascia
montana. Nella nostra regione è diffuso, ma con ampie lacune. Cresce nei
boschi freschi di latifoglie decidue su suoli argillosi profondi, piuttosto
ricchi in basi e composti azotati. I fiori e le brattee sono usati in erboristeria
per la preparazione di tisane calmanti ed emollienti. Il legno è usato per
lavori di falegnameria e tornitura. I Romani utilizzavano la corteccia,
tagliata in strisce, seccata e successivamente macerata, per ricavarne delle
fibre usate nella fabbricazione di corde, tessuti e nella preparazione delle
'vincula tiliae', bende per fasciare le ferite. È un albero longevo che può
vivere fino a 1500 anni. Il nome generico, già in uso presso i Romani,
deriva dal greco 'ptilon' (ala), in riferimento alla brattea del peduncolo
fruttifero che funge da ala durante la disseminazione facilitata dal vento; il
nome specifico deriva dal greco 'platys' (largo) e 'phyllon' (foglia). Forma
biologica: fanerofita scaposa (fanerofita cespitosa). Periodo di fioritura:
maggio-giugno.
72
Foglie con ciuffi di peli ferruginei alla confluenza dei nervi principali di sotto. Frutto
subsferico, con coste indistinte
Tilia cordata Mill.
Il tiglio selvatico è un albero europeo presente in tutte le regioni dell'Italia
continentale salvo che in Puglia e forse in Umbria. Nella nostra regione è
diffuso dalla costa alla fascia montana, con ampie lacune nella bassa
pianura. Cresce nei boschi freschi di latifoglie decidue su suoli limoso-
argillosi profondi, ricchi in basi, spesso alla base di pendii esposti a nord. I
fiori e le brattee sono usati in erboristeria per la preparazione di tisane
calmanti ed emollienti. Oggi i tigli (spesso in varietà ibridogene) riempiono
gli spazi di verde ritagliati nelle nostre città, poiché resistono bene