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svolge una funzione di consolidamento del terreno, limitando i danni in
caso di frane. Il legno non marcisce presto in terreni saturi di acqua. I rami
giovani, soprattutto di piante capitozzate, sono utilizzati come vimini per la
costruzione di ceste, sedie, ecc. La corteccia contiene acido salicilico,
componente essenziale dell'aspirina. Con le foglie si tingeva la lana di
giallo. Può vivere fino a 200 anni. Il nome generico, di antico uso, è di
origine incerta: forse deriva dal celtico 'sal lis' (presso l'acqua); il nome
specifico allude al fogliame di colore chiaro. Forma biologica: fanerofita
scaposa. Periodo di fioritura: febbraio-aprile.
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Foglie più larghe al centro o nella metà basale. Rami giovani non arrossati
Salix triandra L. subsp. triandra
Il salice da ceste è una specie eurasiatico-sudeuropea presente con due
sottospecie in tutta l'Italia continentale, salvo che in Calabria (non ritrovata
in tempi recenti in Liguria). Nella nostra regione ha distribuzione sparsa dal
livello del mare fino alla fascia montana inferiore. Forma gli arbusteti
pionieri più interni e quasi puri lungo corsi d'acqua, su suoli da limoso- a
sabbioso-argillosi periodicamente inondati. Come tutti i salici, la scorza e
le foglie contengono il glicoside salicina, che li rende tossici per molti
animali, e da cui si ricava l'acido salicilico. I rami giovani, soprattutto di
piante capitozzate ad hoc, vengono utilizzati come vimini per la
costruzione di ceste, sedie, ecc. Il nome generico, di antico uso, è di origine
incerta: forse deriva dal celtico 'sal lis' (presso l'acqua); il nome specifico
allude ai fiori maschili con tre stami. Forma biologica: fanerofita cespitosa.
Periodo di fioritura: marzo-maggio.
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Foglie più larghe nella metà apicale. Rami giovani arrossati
Salix purpurea L. s.l.
Il salice rosso è una specie eurasiatico-sudeuropea presente - con tre
sottospecie - in tutte le regioni d'Italia (salvo forse che nelle Marche). La
distribuzione regionale si estende su quasi tutto il territorio, dalle coste al
settore alpino. Cresce in vegetazioni arbustive pioniere di ambienti
disturbati, su suoli primitivi ghiaioso-sabbiosi periodicamente inondati, per
lo più carbonatici e ricchi in composti azotati, dal livello del mare alla
fascia montana inferiore. Come tutti i salici, la scorza e le foglie
contengono il glicoside salicina, che li rende tossici per molti animali, e da
cui si ricava l'acido salicilico. Il nome generico, di antico uso, è di origine
incerta: forse deriva dal celtico 'sal lis' (presso l'acqua); il nome specifico
allude al colore rossastro dei rami giovani. Forma biologica: fanerofita
scaposa. Periodo di fioritura: marzo-aprile.
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Foglie lobate
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Foglie non lobate
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Pianta laticifera (rompendo un picciolo esce un latice bianco)
Ficus carica L.
Il fico è una specie originaria dell'area pontica (Turchia settentrionale, costa
del Mar Nero), con estensione a tutto il Mediterraneo, da noi di
antichissima introduzione precolombiana come altre specie legnose di
interesse economico (castagno, bagolaro, noce). È presente in tutta Italia,
spontaneo o coltivato, dal livello del mare agli 800 m, anche come piccolo
arbusto su muri e in stazioni rupestri soleggiate. Il frutto che chiamiamo
fico, lo ricordiamo, è in realtà un'infiorescenza carnosa e cava (siconio)
tappezzata all'interno da piccoli fiori femminili e/o maschili privi di calice e
corolla. Quelli femminili, una volta impollinati, si trasformano nei veri
frutti, cioè piccoli acheni di aspetto granulare. In natura la disseminazione
del fico è strettamente legata al ciclo vitale di un piccolo imenottero, la
Blastophaga psenes
. Certe piante dette caprifico non producono siconi
commestibili per il fatto che questi cadono apparentemente immaturi
(rimangono stopposi); in realtà si tratta di individui con funzione maschile,
i loro siconi, cioè, contengono sia fiori maschili sia fiori femminili a stilo
breve, che per tale motivo non impediscono a
Blastophaga
di raggiungerli
e trasformarli in galle per la deposizione delle uova. Quindi il caprifico è
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