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settore alpino. Cresce sempre in ambienti disturbati come scarpate, margini
stradali, boschetti presso gli abitati e le linee ferroviarie, su suoli da freschi
a subaridi, con il sambuco nero e varie specie nitrofile ruderali, dal livello
del mare alla fascia montana. È una pianta rustica e a rapido accrescimento,
che tende a soppiantare la vegetazione locale divenendo spesso invasiva.
Viene spesso usata a scopo ornamentale per il fogliame e la fioritura; il
legno, resistente alle intemperie, è utilizzato per palerie e come
combustibile; i semi, la scorza e le radici contengono sostanze tossiche. È
un'ottima pianta mellifera il cui miele (miele d'acacia) si mantiene fluido
senza cristallizzare. I fiori sono utilizzati in erboristeria ed in alcune regioni
italiane vengono mangiati fritti. Il genere è dedicato a Jean Robin (1550-
1629), erborista di re Enrico IV di Francia, nel cui giardino introdusse il
primo esemplare d'Europa; il nome specifico significa 'falsa acacia', dal
greco 'akis' (spina). Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di
fioritura: maggio-giugno.
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Pianta lianosa, rampicante
Hedera helix L. s.l.
L'edera è una specie mediterraneo-atlantica comune in tutta Italia dal
livello del mare sino alle faggete termofile della fascia montana inferiore.
Nella nostra regione, Carso incluso, è ampiamente diffusa e comune.
Cresce in boschi e siepi, su muri, rocce ed alberi, di cui raggiunge la
chioma in siti umidi, formando intrichi con
Clematis vitalba
ed altre liane.
Mostra marcata eterofillia, cioè la forma delle foglie dei rami vegetativi è
molto diversa da quella delle foglie dei rami fioriferi. È comunemente
coltivata come pianta ornamentale, come tappezzante di terreni molto
ombreggiati e per ricoprire muri o pergolati. Ne esistono numerosissimi
ibridi e cultivar che differiscono per la forma, dimensioni e colore delle
foglie (frequenti sono quelli a foglie variegate). Sia i Greci che i Romani
consideravano l'edera un simbolo di forza vitale; questo per la sua longevità
e perché si tratta di una pianta sempreverde. I fiori, ricchi di nettare, sono
visitati da molte specie di insetti (es. api). La pianta è tossica (saponine
triterpeniche ed alcaloidi) se ingerita ed il contatto con le foglie può
originare reazioni fotoallergiche. Il nome generico è assonante con
'hadaéreo' (io aderisco); quello specifico in greco significa
'attorcigliamento', alludendo al modo che ha la pianta di attorcigliarsi 'ad
elica' ai suoi supporti. Forma biologica: fanerofita lianosa. Periodo di
fioritura: settembre-ottobre.
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Alberi o arbusti
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Piante con fusti semplici, articolati, con aspetto di canna
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Piante con fusti ramificati, senza aspetto di canna
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Foglie più lunghe di 50 cm, alla base più larghe di 7 cm. Glume uguali o subeguali
(lente!)
Arundo donax L.
La canna domestica è una specie probabilmente originaria dall'Asia
occidentale, introdotta ed oggi diffusa in tutta l'area mediterranea, presente
in quasi tutta Italia (mai segnalata in Valle d'Aosta), dal livello del mare ai
900 m circa. Nella nostra regione è ristretta alla parte meridionale, con
poche e sparse stazioni nell'alta pianura. Cresce su terreni umidi e freschi
lungo gli argini di fiumi, torrenti e fossati, in aree sabbiose ripariali, lungo i
margini di campi coltivati, spesso in ambienti antropizzati. Viene utilizzata
per creare siepi frangivento e per costruire palizzate e graticciati, tettoie
rustiche, recinzioni, stuoie, canne da pesca, bastoni da passeggio, cestini,
ecc. Fornisce un'ottima cellulosa per carta. I fusti vengono comunemente
usati anche come tutori in orticoltura e nelle vigne. La pianta contiene silice
che la rende particolarmente tenace e resistente. Serviva anche per
fabbricare frecce e strumenti a fiato come le pipe di cornamusa e il flauto di
Pan, formato da ca 10 canne di diverse dimensioni; ancor oggi le ance degli
strumenti a fiato (oboe, fagotto, clarinetto) sono fabbricate con
Arundo
donax
. Il nome generico deriva dal latino 'aruno', nome molto antico di una
canna palustre che forse deriva dalla radice celtica 'aru' (acqua); il nome