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Foglie non fortemente odorose. Fiori a simmetria
bilaterale, Frutto un legume
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Foglie con più di 13 foglioline, di odore sgradevole se sfregate tra le dita. Frutto alato
Ailanthus altissima (Mill.) Swingle
L'ailanto è un albero capace di nascere nei muri e fu introdotto dalla Cina
nel 1760 per avviare l'allevamento di un nuovo baco da seta (il baco
tradizionale era decimato da catastrofiche epidemie). L'allevamento non
ebbe successo, ma l'ailanto si diffuse a tal punto che, agli esordi dell'era
industriale, incominciò a dimostrarsi altamente aggressivo, giungendo
oggi a occupare uno dei primi posti nella classifica mondiale delle specie
invasive e il primo posto nelle liste nere dei territori a clima temperato. È
un pericoloso demolitore di opere murarie e monumenti, che poco per
volta sgretola per azione dell'apparato radicale. Cresce presso gli abitati,
lungo le vie, in prati abbandonati ove ritarda la ricostituzione dei boschi,
al di sotto della fascia montana. È ampiamente diffuso in tutto il territorio
dei Colli Euganei. L'invasività è dovuta all'enorme numero di semi
prodotti (sino a 250.000 per albero all'anno), alla sostenuta riproduzione
vegetativa per polloni e all'eliminazione della concorrenza per allelopatia.
Le foglie emanano un odore sgradevole per la presenza di formazioni
ghiandolari alla base della lamina, mentre semi e scorza sono tossici. Il
nome generico, come riferisce Desfontaines, autore del genere, deriva dal
cinese antico 'ailanto', che significa 'albero del cielo' o 'albero che può
raggiungere il cielo', concetto ripreso nel nome specifico. Forma
biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura. giugno-luglio.
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Foglie con al massimo 13 foglioline, di odore aromatico se
sfregate tra le dita. Frutto sferico, non alato
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Fogliolina terminale molto più grande di quelle laterali. Frutto più largo di 2 cm.
Albero
Juglans regia L.
Il noce è un albero originario dell'Europa meridionale ed Asia
occidentale, introdotto nel resto dell'Europa già nel Neolitico (archeofita)
e spesso subspontaneo in quasi tutta l'Italia, dal livello del mare ai 1200 m
circa. Sui Colli Euganei è presente allo stato subspontaneo con qualche
popolazione sporadica nella zona centrale-orientale fin verso Galzignano
Terme. Cresce in boschi e boscaglie disturbati, su suoli limoso-argillosi
profondi, umiferi e freschi. Il legno, di colore bruno scuro, è pesante,
durevole e con belle venature, ed è impiegato nella fabbricazione di
mobili di pregio. Con il mallo di frutti acerbi, da raccogliere
tradizionalmente il 24 giugno, giorno di San Giovanni Battista, si prepara
il liquore 'nocino'. I semi sono largamente utilizzati nell'alimentazione
umana e da essi si ricava un olio alimentare impiegato anche nelle
industrie di vernici, di colori e in profumeria. Le radici contengono lo
juglone, una sostanza che può avvelenare gli alberi circostanti. Può vivere
fino ai 600 anni e il suo tronco può raggiungere i 2 m di diametro. Il
nome generico deriva dal latino 'Jovis glans' (ghianda di Giove); quello
specifico significa 'regale' ed allude anch'esso a Giove, il re degli dei.
Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Fogliolina terminale simile a quelle laterali. Frutto più stretto di 2 cm. Arbusto
Pistacia terebinthus L. subsp. terebinthus
Il terebinto è un arbusto mediterraneo presente in quasi tutta Italia, salvo
che in Valle d'Aosta, dal livello del mare ai 900 m circa. Sui Colli
Euganei cresce nelle aree più calde meridionali, tra gli abitati di Baone ed
Arquà Petrarca. Cresce in siti caldi ed aridi su falesie e rocce calcaree
esposte a sud ed in boschi termofili. Dalla corteccia si estrae una resina
simile a quella del lentisco. Il legno è utilizzato in ebanisteria e lavori di
intarsio. Il nome generico sembra derivare dal termine persiano 'pistàh',