112
119
Foglie penninervie
120
119
Foglie palminervie
126
120
Arbusti o alberelli. Fiori ermafroditi, con petali. Frutto
diverso da una ghianda
121
120
Alberi. Fiori unisessuali, senza petali. Frutto a ghianda
122
121
Fiori più larghi di 2 cm, non disposti in corimbi. Frutto secco
Hibiscus syriacus L.
L'ibisco cinese è una specie originaria della Cina, dove è coltivata da
moltissimo tempo e non si conosce con sicurezza allo stato spontaneo; la
sua presenza è documentata in Italia dal 1596. È un arbusto rustico
ampiamente utilizzato a scopo ornamentale in tutta Italia, dal livello del
mare ai 600 m circa, che tende anche a riprodursi in modo subspontaneo.
Sui Colli Euganei è stata osservata una sola stazione di ibisco cinese
inselvatichito. Sono state selezionate diverse varietà con i fiori dai colori
e dimensioni diverse. È il fiore nazionale della Corea del Sud. Il nome
specifico fa riferimento alla Siria perché si riteneva erroneamente che la
pianta fosse originaria del Medio Oriente. Forma biologica: fanerofita
cespitosa. Periodo di fioritura: giugno-agosto.
121
Fiori più stretti di 2 cm, disposti in corimbi. Frutto carnoso
Sorbus torminalis (L.) Crantz
Specie sudeuropea presente in tutta Italia salvo che in Valle d'Aosta con
optimum nella fascia submediterranea. Cresce in boschi di latifoglie
decidue piuttosto maturi, su suoli limoso-argillosi, da neutri a subacidi,
umiferi. Il nome generico, già in uso presso i Romani, potrebbe derivare
da due termini celtici che significano 'aspro' e 'mela'. I frutti sono
commestibili soprattutto dopo le gelate ed erano usati già dai Romani
contro i disturbi intestinali, da cui il nome specifico ('tormina' significa
mal di pancia). Forma biologica: fanerofita cespitosa. Periodo di fioritura:
aprile-maggio.
122
Lobi della foglia acutissimi e terminanti in una specie di setola sottile
Quercus rubra L.
La quercia rossa proviene dalle Montagne Rocciose, nel Nord America; è
stata introdotta in Europa nel 1724 come pianta ornamentale per parchi e
alberature stradali, mentre ne è documentata la presenza in Italia dal
1812. Sperimentata a fini forestali dal 1922, ha trovato largo impiego per
la sua facilità di adattamento e per la crescita rapida, trasformandosi a
volte in specie infestante a danno della flora autoctona e della biodiversità
in genere dei boschi planiziali a querce e carpino bianco, dal livello del
mare ai 600 m circa. Anche sui Colli Euganei tende, molto raramente, ad
inselvatichire nelle zone centrali attorno al M. Venda. Il nome generico,
già in uso presso gli antichi, sembra ricollegarsi alla radice indoeuropea
che il latino condivide con le parole celtiche 'kaer' e 'quer' (bell'albero),
cioè 'l'albero per eccellenza', ma anche con analoghi termini greci riferiti
alla rudezza del legno delle piante appartenenti a questo genere; quello
specifico allude al colore rosso intenso che le foglie assumono in autunno.
Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
122
Lobi della foglia da ottusi ad acuti, ma mai terminanti in
una setola sottile
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Ghiande con cupula distintamente capelluta (cercate le ghiande sotto l'albero!). Legno
rossastro, visibile nelle screpolature dei tronchi maturi
Quercus cerris L.
Il cerro, diffuso dall'Europa sudorientale all'Asia occidentale, è presente
in tutta Italia salvo che in Valle d'Aosta e Sardegna, con optimum nella
fascia submediterranea, ma più comune sui rilievi dell'Italia peninsulare.