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il che rappresentò una tutela della foresta in quanto
veniva praticato il taglio selettivo. Dopo la caduta
della Serenissima iniziò uno sfruttamento più in-
tensivo di una delle poche fonti di ricchezza della
montagna. Le foreste della Conca di Sauris però si
salvarono grazie alla configurazione molto impervia
dell’Orrido del Lumiei, che rendeva difficoltoso il
trasporto dei tronchi a valle. I boschi della Conca
di Sauris, da secoli gestiti in maniera ecologicamen-
te sostenibile con il taglio selettivo di alberi sparsi,
hanno anche a prima vista un aspetto molto diverso
dalle faggete termofile osservate presso la base del
M. Nauleni o a quelle di carattere intermedio che
crescono presso il Passo Pura: al faggio si associano
maestosi esemplari di abete bianco, che a volte di-
viene addirittura dominante e il sottobosco diven-
ta sempre più ricco di muschi, epatiche e felci. Sui
tronchi appare un’interessantissima vegetazione
lichenica ricca di specie suboceaniche (forse anche
grazie all’influsso del Lago di Sauris) che richiede
una lunga continuità ecologica delle foreste e che
ospita specie rarissime e in via di sparizione in tutta
Europa. Il Bosco della Stua ospita persino l’unica
stazione italiana recente di
Usnea longissima
, una
‘barba di bosco’ che può superare qualche metro
di lunghezza è che sarebbe degna della massima
protezione. Lungo la strada e nelle schiarite dei bo-
schi si possono osservare le vegetazioni ad alte erbe
dominate dal velenosissimo aconito (
Aconitum de-
genii
subsp.
paniculatum
), dal radicchio di monte
(
Lactuca alpina
), dal garofanino maggiore (
Chamae-
nerion angustifolium
), ecc.
I prati della Conca di Sauris
– Oltre ai boschi, l’a-
spetto vegetazionale più diffuso e interessante del-
la Conca di Sauris sono i prati stabili che occupa-
no soprattutto le porzioni della Conca vicine agli
abitati (La Maina, Lateis, Sauris di Sotto e Sauris
di Sopra), e che nella parte più orientale dell’area
di studio, sui versanti del M. Torondon e del M.
Novarza, si trasformano in pascoli ancor oggi pie-
namente sfruttati. Un sentiero dedicato specifica-
tamente all’osservazione dei prati stabili si snoda
tra Lateis e La Maina. Un prato stabile è un prato
che non ha subito alcun intervento di aratura o dis-
sodamento, non coltivato e lasciato a vegetazione
spontanea per moltissimo tempo, da un minimo di
12 mesi fino anche a centinaia di anni: è mantenuto
esclusivamente attraverso lo sfalcio e la concima-
zione. Le specie che compongono i prati stabili di
montagna, che al contrario della maggior parte di
quelli di pianura non vengono irrigati, hanno di-
versa origine. La maggior parte deriva da ambien-
ti di radura della zona nemorale che hanno visto
Fig.14: il Bosco Flobia presso il Lago di Sauris.
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