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Petali viola. Foglie biternate
Clematis alpina (L.) Mill.
La clematide delle Alpi è una specie a distribuzione artico-alpina con areale
molto ampio ma frammentato, presente lungo tutto l’arco alpino, Liguria in-
clusa; le segnalazioni per l'Appennino settentrionale sono anteriori al 1900 e
in seguito non più confermate. La distribuzione regionale si estende su tutte
le aree montuose del Friuli; nell'area di studio è molto comune, soprattutto
presso la fascia subalpina. Cresce in boschi radi e boscaglie montane e subal-
pine, cespuglieti, mughete, rupi, di preferenza su calcare, con optimum nella
fascia subalpina. Tutta la pianta è tossica per la presenza di protoanemonina.
Il nome generico deriva dal greco 'klematis', diminutivo di 'klêma' (tralcio di
vite), in riferimento al portamento della pianta. Forma biologica: fanerofita
lianosa. Periodo di fioritura: giugno-luglio.
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Petali bianchi. Foglie pennate
Clematis vitalba L.
La vitalba è una liana a distribuzione europea presente in tutte le regioni
d’Italia, dal livello del mare sino alle faggete termofile montane. La distri-
buzione regionale si estende a tutto il territorio; nell'area di studio è molto
comune nei fondovalle, soprattutto presso gli abitati, rarefacendosi progres-
sivamente verso l'alto. Ha la capacità di aggrapparsi e arrampicarsi su alberi e
arbusti, spesso danneggiandoli per l'abbondante sviluppo fogliare. La pianta
è tossica in tutte le sue parti per la presenza di protoanemonina. In passato
veniva chiamata 'erba dei cenciosi' in quanto i mendicanti erano soliti procu-
rarsi irritazioni ed ulcerazioni con le sue foglie per impietosire i passanti. In
certe regioni d'Italia (ad es. in Friuli) i rami legnosi venivano usati dai ragazzi
come succedaneo delle sigarette, uso da sconsigliare assolutamente a causa
della loro tossicità. Il nome generico deriva dal greco 'klematis', diminutivo
di 'klêma' (tralcio di vite), in riferimento al portamento della pianta; il nome
specifico deriva dal latino 'vitis alba' (vite bianca), per il colore dei fiori. For-
ma biologica: fanerofita lianosa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.
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Foglie chiaramente lobate
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Foglie non lobate
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Foglie a base non troncata, con 3 lobi. Fiori bianchi. Frutto carnoso rosso
Viburnum opulus L.
Il viburno palla di neve è un albero spontaneo in Europa, Asia e Africa nord-
occidentale, presente in tutte le regioni dell’Italia continentale salvo che in
Puglia, Calabria e forse Val d'Aosta, ma più diffuso nelle regioni settentrio-
nali. La distribuzione regionale si estende su tutto il territorio salvo che sul
Carso triestino; nell'area di studio la specie appare sporadicamente a quote
piuttosto basse. Cresce in boschi umidi alveali, pioppete, siepi, dal livello del
mare alla fascia montana inferiore. È una pianta rustica e facile da coltivare,
molto utilizzata per la formazione di siepi in interventi di rinaturalizzazione
e per scopi ornamentali; in questo caso è ampiamente coltivata la cultivar
'roseum', con infiorescenze globose costituite interamente da fiori sterili.
Tutte le parti della pianta, compresi i frutti, sono tossiche. Il nome del genere
è molto antico e di etimologia incerta: potrebbe derivare dal latino 'viere'
(legare, intrecciare), con allusione alla flessibilità dei rami di alcune specie,
utilizzati un tempo per costruire ceste, oppure da 'vovorna' (dei luoghi sel-
vatici); il nome specifico era utilizzato dai Romani per indicare un acero,
probabilmente l'acero campestre, localmente chiamato tuttora 'opi', e si riferisce alla somiglianza delle foglie lobate con quelle
dell'acero. Forma biologica: fanerofita cespugliosa. Periodo di fioritura: maggio-giugno.
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Foglie a base troncata, con 5 lobi. Fiori verde-giallastri. Frutto secco, alato
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