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Sambucus racemosa L.
Il sambuco rosso è una specie delle montagne dell'Europa meridionale pre-
sente in Italia lungo tutto l'arco alpino e sull'Appennino settentrionale. La
distribuzione regionale si estende su tutte le aree montuose del Friuli, nell'a-
rea di studio la specie è molto comune, sino alla fascia subalpina. Cresce so-
prattutto nelle radure di faggete e a volte di lariceti subalpini, con optimum
nella fascia montana. In passato era stata ampiamente usata come pianta me-
dicinale con presunte proprietà depurative, purganti, lassative e diuretiche.
I semi sono tossici. I frutti privati dei semi contengono vitamina C ed A e
vengono a volte utilizzati per la preparazione di marmellate ed acquaviti; con
i fiori si possono preparare frittelle. Il nome generico deriva dal greco 'sam-
buke', uno strumento musicale costruito con legno tenero; il nome specifico
si riferisce al fatto che i fiori e i frutti sono disposti in racemi e non in corimbi
come nel sambuco nero. Forma biologica: fanerofita cespugliosa. Periodo di
fioritura: maggio-luglio.
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Basi dei piccioli delle 2 foglie opposte contigue (evidente anche nelle cicatrici lasciate dalle foglie morte).
Nervature laterali delle foglioline raggiungenti il margine. Frutti appaiati
Acer negundo L.
L'acero negundo, originario del settore orientale dell'America Settentriona-
le, fu importato in Europa alla fine del '600 e segnalato per la prima volta in
Italia nel 1780. Nell'area di studio si rinviene sporadicamente a quote basse
preso gli abitati. È un albero a rapido accrescimento che vive fino a circa 150
anni e viene spesso coltivato a scopo ornamentale, in diverse cultivar, alcu-
ne a foglie variegate. Spesso compare allo stato spontaneo, comportandosi
come una pericolosa specie aliena invasiva avvantaggiata dal possedere frutti
alati che il vento disperde con grande facilità; mostra una decisa tendenza a
insediarsi in ambienti abbandonati e umidi. Modifica sensibilmente il pae-
saggio naturale e riduce la biodiversità delle cenosi boschive, soprattutto in
ambienti ripariali; ha esigenze ecologiche simili a quelle di diverse latifoglie
autoctone dei suoli aluvionali freschi, dove cresce velocemente e fruttifica in
abbondanza. È specie inclusa nella lista nera delle specie alloctone vegetali in
Lombardia, inserita tra le specie esotiche a carattere infestante e dannose per
la conservazione della biodiversità. In Italia è diffuso soprattutto al Nord e al
Centro ed è comune anche nella Pianura Padana. Dalla concentrazione della linfa, nell'area d'origine, si produce una sostanza zuc-
cherina ad uso alimentare (sciroppo d'acero), simile a quella ottenuta dall'acero da zucchero (
Acer saccharum
). Il nome generico,
già in uso presso i Romani, deriva dal latino 'acer' (appuntito, acuto), forse per l’acutezza dei denti fogliari di diverse specie fra cui
Acer platanoides
, oppure in riferimento al fatto che il legno di alcune specie europee, molto compatto ed elastico, era usato per la
fabbricazione di lance. L'etimologia del nome specifico è incerta, ma sembra sia collegata, nei richiami subliminali di Linneo, allo
hindi 'nigrundi', al bengali 'nishinda' e al filippino 'lagundi', termini riferiti a specie asiatiche di
Acer
. Forma biologica: fanerofita
scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Basi dei piccioli distanti l'una dall'altra. Nervature laterali delle foglioline non raggiungenti il
margine. Frutti non appaiati
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Fiori senza petali. Foglie a margine dentato, con 4-6 coppie di foglioline almeno 3 volte più lunghe che
larghe, subsessili. Gemme nere
Fraxinus excelsior L. subsp. excelsior
Il frassino maggiore è un albero a distribuzione europeo-caucasica presente
in tutte le regioni d’Italia salvo che in Basilicata e Calabria (in Sardegna solo
come specie avventizia). La distribuzione regionale si estende dalla media
pianura friulana ai fondovalle del settore alpino, in Carso è però sporadico,
forse introdotto e poi inselvatichito; in Friuli caratterizza i boschi alluvionali
umidi e quelli dei fondovalle su suoli colluviali, spesso associandosi a tigli ed
aceri, mentre in Carso è ristretto a boschi freschi su pendici volte a nord, di
solito nelle doline; nell'area di studio non è molto frequente ed è limitato a
quote piuttosto basse (ad esempio nel Bosco Flobia a circa 1100 m). Cresce
in boschi ripariali di latifoglie decidue e in forre umide, su suoli freschi e
profondi, ricchi in humus, dal livello del mare alla fascia montana inferio-
re, con optimum nella fascia submediterranea. È una specie interessante per
l'arboricoltura da legno: viene governato a fustaia con turni di 70-80 anni,
raramente a ceduo; il legno, molto pregiato, di colore bruno chiaro con rifles-
si lucidi, elastico e di facile lavorazione, viene utilizzato per la fabbricazione
di remi, sci, racchette da tennis, mazze da golf, stecche da biliardo, mobili, ecc. Talvolta la specie viene utilizzata come albero
ornamentale in parchi e giardini. Il nome generico, già utilizzato da Plinio il Vecchio, deriva dal greco 'frasso' (difendo), forse per
l'uso dell'orniello come pianta per siepi; il nome specifico significa 'maestoso' e si riferisce al grande sviluppo della chioma. Forma
biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: marzo-aprile.
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Fiori con petali bianchi. Foglie a margine intero o dentellato, con 3-4 coppie di foglioline 2-3 volte più
lunghe che larghe, picciolate. Gemme grigie
1...,36,37,38,39,40,41,42,43,44,45 47,48,49,50,51,52,53,54,55,56,...508