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Foglie e legumi giovani grigio-pelosi. Legume con sutura superiore acuta, non alata
Laburnum anagyroides Medik. subsp. anagyroides
Il maggiociondolo è una specie dell'Europa meridionale presente in tutte
le regioni dell'Italia continentale salvo forse che in Val d'Aosta. La distri-
buzione regionale si estende su tutto il territorio, con lacune lungo le coste
del Friuli; nell'area di studio è più frequente nei fondovalle mentre a quote
più alte viene vicariato da
L. alpinum
. Cresce in boschetti presso gli abitati su
suoli argillosi umiferi e ricchi in basi, al di sotto della fascia montana, con op-
timum nella fascia submediterranea, sostituito più in alto da
L. alpinum
. Tutte
le parti della pianta, soprattutto semi e foglie, contengono un alcaloide tos-
sico (neurotossina), la citisina, che paralizza i centri nervosi provocando av-
velenamenti anche mortali. La pianta è spesso usata a scopo ornamentale; il
legno si conserva bene e trova uso nella paleria, ma anche per lavori al tornio
e pavimenti. Il nome generico era già in uso presso i Romani per una pianta
simile; il nome specifico significa 'simile ad un'
Anagyris
' (un'altra Fabacea).
Forma biologica: fanerofita cespugliosa. Periodo di fioritura: maggio-giugno.
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Foglie e legumi giovani subglabri. Legume con sutura superiore munita di un'ala di 1-2 mm
Laburnum alpinum (Mill.) Bercht. & J. Presl
Il maggiociondolo alpino è una specie delle montagne dell'Europa meridio-
nale presente in tutte le regioni dell'Italia continentale salvo che in Puglia e
forse in Lazio. La distribuzione regionale si estende su tutte le aree montuo-
se del Friuli; nell'area di studio è abbastanza comune, soprattutto a quote
piuttosto elevate, ad esempio da La Maina e Sauris di Sotto sino agli Stavoli
Hotzach a 1500 m, più in basso è vicariato da
L. anagyroides
. Cresce in boschi
di latifoglie, soprattutto faggete, con optimum nella fascia montana, ma rie-
sce a vegetare anche lungo canaloni percorsi da valanghe grazie all’alta capa-
cità di produrre polloni. Tutte le parti della pianta, soprattutto semi e foglie,
contengono un alcaloide tossico (neurotossina), la citisina, che paralizza i
centri nervosi provocando avvelenamenti anche mortali. Il legno si conser-
va molto bene e trova uso nella paleria, ma viene usato anche per lavori al
tornio e per pavimenti. Il nome generico era già in uso presso i Romani per
una pianta simile; quello specifico indica l’habitat generale, le Alpi. Forma
biologica: fanerofita cespugliosa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.
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Foglie palmate
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Foglie pennate
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Pianta non spinosa
Parthenocissus quinquefolia (L.) Planch.
La vite del Canadà è una liana avventizia di origine nordamericana la cui
presenza in Italia è documentata dal 1642 e che oggi è presente in tutte le
regioni. La distribuzione regionale si estende, con ampie lacune, dalla costa
ai fondovalle del settore alpino; nell'area di studio la specie è ristretta a quote
basse, di solito presso gli abitati, e non è molto comune. Utilizzata a scopo
ornamentale per coprire muri o pergolati e spesso transfuga dai giardini, si
è naturalizzata al punto da diventare invadente. Cresce su macerie e muri,
lungo viottoli ed in discariche. I frutti contengono acido ossalico, moderata-
mente tossico per l'uomo ma non per gli uccelli. Il nome generico deriva dal
greco 'parthenos' (vergine) e 'kissos' (edera), significa quindi 'edera vergine';
il nome specifico si riferisce alle foglie composte suddivise in cinque foglioli-
ne. Forma biologica: fanerofita lianosa. Periodo di fioritura: giugno.
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Piante spinose
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