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Foglie trifogliate. Fiori gialli. Frutto a legume
Genista radiata (L.) Scop.
La ginestra stellata è un relitto prequaternario delle montagne dell'Europa
meridionale, ora localizzato in zone di rifugio piuttosto ristrette e con stazioni
isolate in Tessaglia, diffusa dalla Serbia alle Prealpi (dal Triveneto al Piemon-
te), all'Oberland bernese, agli Appennini centro-settentrionali, alla Francia
meridionale. In Italia è presente in tutte le regioni settentrionali e centrali,
mentre manca al Sud, dal Molise in giù, e nelle Isole. La distribuzione regio-
nale si estende su quasi tutte le aree montuose del Friuli; nell'area di studio è
comune e localmente abbondante soprattutto sui versanti meridionali del M.
Nauleni e del M. Tinisuta. Cresce in densi popolamenti su ghiaioni, pendii
rupestri, prati sassosi e margini dei boschi aperti, su substrati calcarei, in
luoghi caldi e assolati, con optimum nella fascia montana inferiore. Le radici,
al pari di quelle di tutte le leguminose, sono dotate di batteri azotofissatori
in grado di fissare l'azoto atmosferico. La pianta è probabilmente tossica per
la presenza di alcaloidi. Il nome generico deriva dal celtico 'gen' (piccolo
arbusto), quello specifico allude sia all'aspetto delle foglie opposte con gli
elementi disposti a raggera, sia ai peduncoli fiorali raggiati che permangono dopo la caduta di fiori e frutti. Forma biologica:
camefita suffruticosa. Periodo di fioritura: maggio luglio.
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Foglie non trifogliate. Fiori non gialli. Frutto diverso da un legume
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Foglie palmate
Aesculus hippocastanum L.
L'ippocastano è un albero ornamentale che può raggiungere i 30 m, origi-
nario di un'area ristretta della Penisola Balcanica; fu introdotto nel 1576 da
Charles de L'Écluse (Clusius) nei giardini imperiali di Vienna e da qui, a
distanza di tempo (sec. XVIII-XIX), venne distribuito attraverso i semi in
tutto il territorio dell'Impero Austro-Ungarico; per tale motivo risulta tra-
dizionalmente impiegato soprattutto nell'Italia settentrionale. È coltivato in
viali, parchi e giardini, a volte comparendo allo stato subspontaneo nei bo-
schi termofili della fascia collinare; nell'area di studio alcuni esemplari allo
stato subspontaneo sono stati osservati presso Ampezzo. I semi, velenosi
per effetto dei saponosidi che contengono, vengono talvolta consumati per
errore perché scambiati per castagne o ritenuti commestibili come queste
ultime. La pianta è usata a scopo farmaceutico (antiemorroidario), cosmetico
e tintorio; i semi, schiacciati e pestati, erano impiegati per la produzione di
sapone, specialmente in tempo di guerra. Le alberature sono oggi attaccate
da un lepidottero (
Cameraria ohridella
) che causa il precoce appassimento del-
le foglie. Il nome generico era già in uso presso i Romani (Virgilio), che però con esso designavano una quercia; il nome specifico
deriva dal greco 'híppos' (cavallo) e 'kástanon' (castagna), per l'aspetto dei frutti a forma di grossi ricci a spine deboli e fragili
contenenti grossi semi simili a castagne, utilizzati in Oriente come alimento per i cavalli. Forma biologica: fanerofita scaposa.
Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Foglie pennate
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Foglie di odore sgradevole se sfregate tra le dita. Frutto carnoso
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Foglie non fortemente odorose. Frutto secco
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Frutto nero. Infiorescenze ombrelliformi, appiattite. Midollo dei rametti biancastro
Sambucus nigra L.
Il sambuco nero è una specie a distribuzione subatlantico-sudeuropea pre-
sente in tutte le regioni d'Italia. La distribuzione regionale si estende su tutto
il territorio; nell'area di studio il sambuco nero è comune soprattutto a quote
basse e presso gli abitati, più in alto viene vicariato da
S. racemosa
. Originario
di boschi di forra freschi ed umidi si è poi diffuso in ambienti disturbati ed
è oggi comunissimo presso gli abitati, su suoli limoso-argillosi piuttosto fre-
schi, ricchi in basi ed in composti azotati, da neutri a subacidi, dal livello del
mare alla fascia montana superiore. È una pianta non longeva che vive circa
50 anni, da cui si possono estrarre varie sostanze, tra cui tannino, saccarosio,
olio essenziale, coloranti, cera e resine; per questo è utilizzata nella medici-
na popolare. I fiori sono usati per preparare bevande, i frutti per sciroppi,
marmellate, succhi e liquori; le foglie sono tossiche. Il nome generico deriva
dal greco 'sambuke', uno strumento musicale costruito con legno tenero; il
nome specifico allude al colore nero dei frutti. Forma biologica: fanerofita
cespugliosa. Periodo di fioritura: aprile-giugno.
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Frutto rosso. Infiorescenze non ombrelliformi, allungate. Midollo dei rametti rossiccio
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