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nostrani sono stati colpiti da una grave malattia, la grafiosi, causata dal fungo ascomicete
Ceratocystis ulmi
;
il micelio, veicolato da coleotteri Scolitidi che scavano gallerie tra il legno e la corteccia, provoca la chiusura
dei vasi conduttori e quindi l'essiccazione della pianta. Il nome generico era già in uso presso i Romani,
quello specifico si riferisce alla minore dimensione delle foglie rispetto all'olmo montano. Forma biologica:
fanerofita cespugliosa/ fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: febbraio-marzo.
Viburnum lantana
L.
- Il viborno, o lantana, è un albero dell'Europa centro-meridionale, Africa nord-
occidentale e Asia occidentale, presente in tutte le regioni dell'Italia continentale salvo che in Puglia,
Basilicata e Calabria. Cresce in boschi aperti di latifoglie decidue, in arbusteti e nelle siepi, su suoli limoso-
argillosi da freschi a subaridi, ricchi in basi e composti azotati, con optimum nella fascia submediterranea. La
specie viene anche coltivata a scopo ornamentale e per formare siepi miste e può vivere 30-50 anni. Quasi
tutte le parti della pianta sono tossiche, inclusi i frutti. Il nome del genere è molto antico e di etimologia
incerta: potrebbe derivare dal latino 'viere' (legare, intrecciare), in riferimento alla flessibilità dei rami di
alcune specie, utilizzati un tempo per costruire ceste, oppure da 'vovorna' (dei luoghi selvatici); il nome
specifico si riferisce alla somiglianza delle foglie con quelle di un arbusto tropicale con lo stesso nome.
Forma biologica: fanerofita cespugliosa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
Viburnum tinus
L. subsp.
tinus
- Il viburno tino, o lauro-tino, è una specie mediterranea presente allo stato
spontaneo in tutta l'Italia centro-meridionale e nella regione insubrica, altrove ampiamente coltivata in parchi
e giardini e spesso inselvatichita. Cresce nella macchia mediterranea, su suoli limoso-argillosi ricchi in
scheletro, aridi d'estate, sia calcarei che marnoso-arenacei purché ricchi in carbonati, dal livello del mare agli
800 m circa. La specie è molto utilizzata per la realizzazione di siepi. Quasi tutte le parti della pianta sono
tossiche, inclusi i frutti. Il nome del genere è molto antico e di etimologia incerta: potrebbe derivare dal
latino 'viere' (legare, intrecciare), in riferimento alla flessibilità dei rami di alcune specie, utilizzati un tempo
per costruire ceste, oppure da 'vovorna' (dei luoghi selvatici); il nome specifico ricorda quello usato dai
Romani (laurustinus). Forma biologica: fanerofita cespugliosa. Periodo di fioritura: ottobre-giugno.
Wisteria sinensis
(Sims) Sweet
- La glicine è una liana nativa della Cina, introdotta in Europa e in Nord
America agli inizi del XIX secolo e oggi molto apprezzata dal punto di vista ornamentale per ornare
pergolati e gazebo, grazie alle cascate di fiori che vanno formandosi a fine inverno-inizio primavera; è
presente come avventizia in Italia centro-settentrionale (salvo che in Valle d'Aosta, Piemonte, Liguria e
Friuli Venezia Giulia) e Campania. Tutte le parti della pianta contengono un composto tossico chiamato
wisterina, che provoca problemi gastrointestinali come nausea, diarrea e vomito. Il nome generico è dedicato
a G. Wistar (1761-1818), studioso americano di Filadelfia, quello specifico allude all'origine cinese della
specie, che nel paese di origine è conosciuta con il nome 'Teng lo', ovvero 'rampicante viola'. Forma
biologica: fanerofita lianosa. Periodo di fioritura: maggio-giugno.
Ziziphus zizyphus
(L.) H. Karst.
- Il giuggiolo è un arbusto deciduo originario dell'Africa settentrionale e
della Siria, successivamente importato in Cina e in India, dove viene coltivato da oltre 4000 anni. I Romani
lo importarono per primi in Italia. La pianta dà buoni frutti soltanto alla fine delle estati calde. A differenza
di altre specie della stessa famiglia, è in grado di sopravvivere ad inverni freddi, con temperature fino a -15 °C.
I nomi del genere e della specie derivano dal greco 'zízyphon', in latino 'zíziphus' (giuggiolo). Il nome
probabilmente si riferiva a
Z. lotus
, menzionato in numerosi testi antichi, incluso il celebre mito greco dei
lotofagi. Ne parla anche Omero e pare che il magico cibo fosse una bevanda alcoolica preparata appunto con
i frutti. Nella tradizione dialettale di alcune regioni come la veneta o la ligure ancora oggi la giuggiola viene
chiamata rispettivamente 'zizoea' o 'zizoa'. Forma biologica: fanerofita cespugliosa/ fanerofita scaposa.
Periodo di fioritura: giugno-luglio.