Scarabelli - page 46

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allude alle foglie che richiamano quelle dell'alloro e ai frutti che richiamano le ciliegie. Forma biologica:
fanerofita scaposa/ fanerofita cespugliosa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
Prunus spinosa
L. subsp.
spinosa
- Il pruno selvatico è un arbusto deciduo a distribuzione eurasiatico-
centroeuropea presente in tutte le regioni d'Italia. Cresce nelle siepi, ai margini dei boschi, in densi
popolamenti che colonizzano i prati abbandonati, su suoli argillosi da mediamente freschi a subaridi,
piuttosto ricchi in composti azotati, con optimum nella fascia submediterranea; con il corniolo maschio è uno
dei primi arbusti a fiorire in primavera. I frutti, inizialmente molto aspri ed astringenti, diventano più
gradevoli dopo l'ammezzimento che di solito avviene con i primi geli. Il nome generico, già in uso presso i
Romani, è di etimologia incerta (deriva comunque dal greco 'prunon', che significa 'prugna'), quello specifico
si riferisce ai rami spinescenti. Forma biologica: fanerofita cespugliosa. Periodo di fioritura: marzo-aprile.
Punica granatum
L.
- Il melograno è originario delle regioni asiatiche sud-occidentali come l'Iran, ma si è
diffuso per coltivazione in tutto il bacino del Mediterraneo, ove si è a volte naturalizzato, dal livello del mare
agli 800 m. È segnalato come specie avventizia in quasi tutta Italia, salvo che in Valle d'Aosta e Sicilia.
Viene coltivato per il frutto edule, o come pianta ornamentale nei giardini, grazie alla spettacolare fioritura
estiva rosso-aranciata; ne esistono varietà solo da fiore e una varietà nana, molto utilizzata per composizioni
verdi. Sin dall'antichità vengono attribuiti al melograno numerosi significati simbolici: nella mitologia un
frutto di melograno fu donato da Paride a Venere; nella tradizione ebraica e cristiana è simbolo di speranza,
fertilità ed eternità. Ha diversi utilizzi: dal succo del frutto si ricava la granatina, uno sciroppo fermentato per
produrre cordiali, dolciumi e marmellate; la scorza e i fiori sono impiegati in medicina per le proprietà
astringenti; il tannino è utilizzato nella concia delle pelli. Il nome generico deriva da 'punicus', che indicava
al tempo degli antichi Romani la provenienza dei frutti dalla regione costiera della Tunisia, dove si trovava
Cartagine; il nome specifico allude alla presenza dei numerosi semi dal rivestimento rosso all'interno del
frutto, simili a granati. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-giugno.
Pyrus communis
L.
- Il pero comune deriva forse da incroci fra il pero selvatico europeo ed un pero
dell'Asia Occidentale (
P. communis
subsp.
caucasica
). Ampiamente coltivato in tutta Italia sino alla fascia
montana, è sporadicamente inselvatichito nelle siepi che delimitano antiche proprietà. Le forme selvatiche,
chiamate
P. pyraster
) che secondo alcuni autori non meritano nemmeno il rango infraspecifico, crescono su
suoli argillosi freschi, sciolti, ricchi in basi. È una pianta abbastanza rustica che si adatta bene a tutti i tipi di
terreno, predilige posizioni soleggiate e può vivere circa 200 anni. La potatura viene effettuata solo per
migliorare la produttività, mentre non influisce sull'estetica. Il legno, pesante, duro e compatto, è usato nella
costruzione di oggetti di precisione come righelli o squadre. La coltivazione a scopo alimentare risale a tempi
antichissimi: fu citato da Omero, mentre nelle Bucoliche Virgilio sprona Melibeo a innestare i peri,
dimostrando l'uso consolidato di questa pratica. Dal XIX secolo sono state prodotte cultivar di qualità e oggi
esistono migliaia di varietà; i frutti possono essere consumati freschi, cotti e utilizzati per fare marmellate. Il
nome generico deriva probabilmente dal termine Aramaico-Siriaco 'pirâ' (frutto), che a sua volta deriva dal
verbo 'pra' (moltiplicarsi, fruttificare). Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-
maggio.
Pyrus pyraster
(L.) Burgsd.
- Il pero comune deriva forse da incroci fra il pero selvatico europeo ed un pero
dell'Asia occidentale (
P. communis
subsp.
caucasica
). Le forme selvatiche europee, che secondo alcuni
autori non meritano nemmeno il rango infraspecifico, crescono su suoli argillosi freschi, sciolti, ricchi in
basi. Differiscono da quelle coltivate per i frutti molto più piccoli ed i rami subspinosi, ma sembra che non
esistano differenze genetiche tali da giustificare la loro distinzione a livello specifico. Il nome generico
deriva probabilmente dal termine Aramaico-Siriaco 'pirâ' (frutto), che a sua volta deriva dal verbo 'pra'
(moltiplicarsi, fruttificare). Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
Quercus ilex
L. subsp.
ilex
- Il leccio è l'albero mediterraneo per eccellenza, presente allo stato spontaneo in
tutte le regioni d'Italia salvo che in Valle d'Aosta, ma molto più abbondante nell'Italia mediterranea. È la
specie dominante nei residui boschi di sclerofille sempreverdi della macchia mediterranea, su suolo
preferibilmente acido; ai margini dell'areale cresce anche nei boschi decidui o in habitat rupestri in siti caldo-
aridi, su suoli calcarei primitivi e ricchi in scheletro. In Italia viene frequentemente coltivato in parchi,
giardini ed alberature stradali, soprattutto presso le coste. Il legno ha limitati impieghi artigianali, essendo
molto duro e resistente alle alterazioni ma difficile da lavorare e stagionare; viene comunque usato per
oggetti sottoposti a forti sollecitazioni e usura, come parti di attrezzi agricoli, pezzi per torchi, presse e
imbarcazioni, ecc. La scorza, ricca in tannini, è usata per la concia delle pelli. Le ghiande sono impiegate
nell'alimentazione dei maiali; un tempo venivano usate anche dall'uomo, torrefatte, come surrogato del caffè.
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