18
dal livello del mare alla fascia montana inferiore, con optimum nella fascia
submediterranea. È uno dei principali costituenti di boscaglie, macchie e
siepi, ed appare in tutti gli stadi dinamici della vegetazione legnosa, su
suoli da carbonatici a debolmente acidi; colonizza persino le pietraie, sia
pur con esemplari rattrappiti e deformi. È una pianta ornamentale usata per
siepi e giardini, apprezzata per la fioritura prolungata e profumata e anche
per il colore vivace dei frutti che perdurano a lungo. Le foglie e i frutti
hanno proprietà officinali. Il nome generico deriva dal greco 'kratos'
(forza), antico nome comune della pianta, quello specifico deriva dal greco
'mónos' (unico) e 'gyné' (femmina), per l'ovario monocarpellare. Forma
biologica: nanofanerofita. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
44
Piante non spinose
45
45
Pianta laticifera (rompendo un picciolo esce un latice bianco)
Ficus carica L.
Il fico è una specie di origine mediterranea estesa all'Asia occidentale, da
noi di introduzione precolombiana come altre specie legnose di interesse
economico (
Castanea
,
Celtis
,
Juglans
). È presente in tutta Italia, spontaneo
o coltivato, dal livello del mare agli 800 m, anche come piccolo arbusto su
muri ed in stazioni rupestri soleggiate. Le infruttescenze sono costituite da
numerosi acheni (i veri frutti) dentro un'urna (il sicono ingrossato)
esternamente verde o violetta; nel fico selvatico maturano in tre epoche
diverse: 1) i profichi (o fichi fiori), sviluppantisi dalle gemme dell'anno
precedente e maturanti a giugno-luglio, con fiori maschili e femminili
gallicoli brevistili; 2) i forniti (o mammoni o fichi propriamente detti),
sviluppantisi nell'annata e maturanti in agosto-settembre con fiori sia
maschili (pochi) che fiori femminili brevistili e longistili; 3) i cratiri (o
mamme o fichi tardivi), che si formano in autunno e svernano maturando
nella primavera seguente, con soli fiori femminili gallicoli. La formazione
e maturazione dei frutti del fico selvatico (o caprifico) è possibile solo se
avviene la fecondazione da parte di un insetto, la
Blastophaga psenes
. Nei
cratiri in autunno le femmine depongono le uova entro gli ovari brevistili,
trasformandoli in galle, da cui alla fine dell'aprile successivo si sviluppa la
prima generazione; le femmine fecondate escono e penetrano nei profichi,
deponendo le uova nei fiori gallicoli e dando così origine alla seconda
generazione di insetti, i quali, dopo circa due mesi, uscendo e caricandosi
di polline, entrano nei forniti e li fecondano, facendoli maturare. Anche i
frutti del fico domestico si evolvono e vengono fecondati dalle femmine dei
pronubi, ma, avendo soltanto fiori longistili, non consentono
l'ovodeposizione. Esistono anche varietà partenocarpiche autofecondanti,
che non necessitano della così detta 'caprificazione', cioè della vicinanza
dei fichi selvatici. La disseminazione avviene soprattutto per opera di
uccelli. Il nome generico deriva dal greco 'sycos' (fico), quello specifico
allude alla Caria, regione dell'Asia Minore da cui si riteneva che la pianta
provenisse. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura:
febbraio-marzo
(maturazione:
giugno-luglio);
maggio-giugno
(maturazione: luglio-ottobre); settembre (maturazione: dicembre-aprile).
45
Piante non laticifere
46
46
Foglie parallelinervie, a forma di ventaglio
Ginkgo biloba L.
Il ginkgo è un fossile vivente ed unica specie ancora sopravvissuta della
famiglia
Ginkgoaceae
ma anche dell'intero ordine Ginkgoales e della
divisione delle Ginkgophyta. La pianta, originaria della Cina, viene
chiamata volgarmente anche ginko, ginco e albero di capelvenere. In Cina
sono stati rinvenuti fossili che risalgono all'era mesozoica. La pianta è stata
ritenuta estinta per secoli ma, recentemente, ne sono state scoperte almeno
due stazioni relitte nella provincia dello Zhejiang nella Cina orientale. Non
tutti i botanici concordano però sul fatto che queste stazioni siano davvero
spontanee, perché il ginkgo è stato estesamente coltivato per millenni dai