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Rami giovani finemente lanuginosi
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Nervatura centrale delle foglie con sparsi peli sottili sulla pagina inferiore. Corolla con
tubo di ca. 1.5 mm, un po' più breve dei lobi
Ligustrum sinense Lour.
Il ligustrino è un arbusto originario dell'estremo Oriente che in Italia
appare a volte come avventizia soprattutto nelle regioni del nord-est,
Toscana e Lazio. Sui Colli Euganei cresce allo stato subspontaneo un po'
ovunque. Apprezzato a scopo ornamentale per la fioritura abbondante e
molto profumata e per la sua compattezza, viene spesso impiegato nella
formazione di siepi. I frutti sono bacche ovoidali, lucenti di colore
nerastro, tossiche se ingerite. Il nome generico, già in uso al tempo dei
Romani per indicare la specie europea (
L. vulgare
), prende origine del
latino 'ligare' (legare), perché i rami terminali venivano usati per legature
e intrecci; il nome specifico deriva da 'Sìnae' (Cina), indicandone la
provenienza. Forma biologica: fanerofita cespitosa. Periodo di fioritura:
giugno-agosto
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Nervatura centrale delle foglie glabra di sotto. Corolla con tubo di 2-2.5 mm, lungo
almeno quanto i lobi
Ligustrum vulgare L.
Il ligustro è una specie delle zone temperate dell'Eurasia, presente in tutte
le regioni d'Italia salvo che in Sardegna. Sui Colli Euganei cresce
abbondante con lacune anche notevoli in pianura. Cresce nei mantelli dei
boschi decidui termofili ma anche nelle siepi e nel sottobosco, su suoli da
superficiali a profondi e freschi, ricchi in basi, più o meno umiferi, al di
sotto della fascia montana. Tutte le parti della pianta, soprattutto le
bacche, contengono glucosidi e sono tossiche; in passato il succo dei frutti
veniva utilizzato per colorare di rosso il vino o per produrre inchiostri; la
scorza contiene una sostanza utilizzata come colorante giallo per la lana;
è un'ottima pianta mellifera, utilizzata per la formazione di siepi, che può
vivere dai 30 ai 50 anni. Il nome generico, già in uso presso i Romani,
deriva dal latino 'ligare' per la flessibilità dei rametti usati nelle campagne
come legacci; il nome specifico deriva dal latino 'vúlgus' (volgo) e
significa 'comune, diffuso, frequente'. Forma biologica: nanofanerofita.
Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Foglie con nervature laterali fortemente arcuate
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Foglie con nervature laterali non fortemente arcuate
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Fiori e frutti disposti lungo i rami all'ascella delle foglie. Fiori gialli. Frutto rosso
Cornus mas L.
Il corniolo è una specie pontico-mediterranea-orientale presente in tutta
l'Italia continentale con optimum nella fascia submediterranea. Sui Colli
Euganei è piuttosto diffuso, specialmente sui versanti più caldi dei rilievi
del settore meridionale. Cresce nei boschi termofili a carpino nero e
roverella, nei loro mantelli e nelle siepi, su suoli non molto profondi, sia
calcarei che arenacei, con altre specie di mantello. La precoce fioritura
gialla spicca nella vegetazione in abito ancora invernale. È una pianta
molto resistente sia a parassiti che a malattie. I frutti possono essere
consumati freschi oppure utilizzati nella preparazione di marmellate. Il
legno, assai duro, si presta alla costruzione di piccoli utensili come
pestelli da mortaio, ingranaggi dei mulini, etc.; gli antichi Romani lo
impiegavano per la fabbricazione delle aste dei giavellotti. Il nome
generico deriva dalla radice indoeuropea 'kar' (duro), da cui anche il
latino 'cornus' (corno), ed allude alla durezza del legno; il nome specifico,
che in latino significa 'maschile', quindi 'forte', 'robusto', fu usato per
contrapporlo al
Cornus sanguinea
, chiamato da Plinio 'Cornus femina'.
Forma biologica: fanerofita cespitosa/fanerofita scaposa. Periodo di
fioritura: febbraio-aprile.
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