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del mare ai 1200 m circa. Nella nostra regione le stazioni primarie sono
limitate ad Alpi e Prealpi calcareo-dolomitiche; in Carso è stato introdotto
dalla metà dell'800 ed è divenuto ubiquitario ed invasivo, partecipando al
rimboschimento naturale delle lande con grande successo riproduttivo. Si
tratta di un pino molto apprezzato a scopo paesaggistico e ornamentale
per la sua adattabilità, per lo sviluppo relativamente rapido e per il
notevole effetto estetico. Può essere utilizzato come essenza da legno o
per il rimboschimento nelle zone montane in fasce comprese fra i 600 e i
1500 m. Il nome generico è quello usato dai Romani per indicare il pino
mediterraneo, e deriva dal latino 'pix, picis' (pece, resina, essudato della
pianta), da 'pic' (pungere) o 'pi' (stillare), oppure dal celtico 'pen' (testa)
per la forma della chioma degli alberi. Il nome specifico allude al colore
scuro della scorza e della chioma. Forma biologica: fanerofita scaposa.
Periodo di fioritura: maggio-luglio.
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Foglie opposte (attaccate al fusto una di fronte all'altra)
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15
Foglie non opposte (attaccate su punti diversi del fusto)
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Piante lianose con fusti rampicanti
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16
Alberi o arbusti
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Foglie intere. Fiori a simmetria bilaterale. Frutto carnoso
Lonicera japonica Thunb.
Specie originaria dell'Asia orientale (Cina, Corea, Giappone), è presente
in Italia dal 1820. Introdotta per ornamento ma con forte propensione a
diffondersi spontaneamente, è segnalata come avventizia in Italia centro-
settentrionale (salvo che in Umbria), Abruzzo e Campania, dal livello del
mare ai 600 m circa. Nella nostra regione si concentra nella bassa pianura
friulana ed in Carso, ed è più comune lungo la costa. Cresce in
vegetazioni ruderali, nelle siepi, ai margini di strade, in discariche, spesso
alla periferia degli abitati, e può essere anche invadente. Le bacche
contengono glucosidi e sono tossiche. Il genere è dedicato al botanico
tedesco Adam Lonitzer-Lonicerus (1528-1586). Il nome specifico allude
ad uno dei paesi di origine. Forma biologica: fanerofita lianosa. Periodo
di fioritura: maggio-settembre.
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Foglie composte. Fiori a simmetria raggiata. Frutto secco
Clematis vitalba L.
Specie europea presente in tutta Italia dal livello del mare sino alle
faggete termofile montane. Nella nostra regione è ampiamente diffusa; in
Carso è presente ovunque. Nelle boscaglie può formare intrichi
impenetrabili, soprattutto in forre fresche ed umide. Appare, spesso con
l'edera, anche in ambienti urbani. Ha la capacità di aggrapparsi e
arrampicarsi su alberi e arbusti, spesso danneggiandoli per l'abbondante
sviluppo fogliare. Con il rovo ricopre spesso i muretti secchi del Carso,
nell'estremo stadio di degradazione del mantello forestale. La pianta è
tossica in tutte le sue parti per la presenza di protoanemonina. In passato
veniva chiamata 'erba dei cenciosi' in quanto i mendicanti erano soliti
procurarsi irritazioni ed ulcerazioni con le sue foglie per impietosire i
passanti. In certe regioni d'Italia (ad es. in Friuli) i rami legnosi venivano
usati dai ragazzi come succedaneo delle sigarette (in friulano: 'cincinis'),
uso da sconsigliare assolutamente a causa della loro tossicità. Il nome
generico deriva dal greco 'klematis', diminutivo di 'klêma' (tralcio di vite),
in riferimento al portamento della pianta. Il nome specifico deriva dal
latino 'vitis alba' (vite bianca), per il colore dei fiori. Forma biologica:
fanerofita lianosa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.
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Foglie composte (divise in foglioline completamente
separate tra loro)
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Foglie non composte
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Foglie palmate o trifogliate
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Foglie pennate
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