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Nella nostra regione è spontanea solo nella costiera triestina ove forma
una gariga impoverita rispetto a quelle delle coste dalmate. Cresce in
luoghi assolati ed aridi, in vegetazioni pioniere aperte su litosuoli calcarei,
in fessure delle rocce, ed è generalmente coltivata negli orti. È
ampiamente usata come spezia e per le sue proprietà curative. Il nome
generico deriva dal latino 'salvus', ed allude alle proprietà medicinali, così
come il nome specifico, che deriva dal latino 'officina' (officina,
farmacia). Forma biologica: camefita suffruticosa. Periodo di fioritura:
marzo-maggio.
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Foglie lisce e senza peli, con odore di mirto. Fiori bianchi, a simmetria raggiata
Myrtus communis L. subsp. communis
Il mirto è una pianta arbustiva tipica della macchia mediterranea, della
quale caratterizza gli aspetti più aridi e termofili. È presente in Friuli
Venezia Giulia, Liguria, Italia centro-meridionale e Isole, soprattutto
lungo le coste, con netta preferenza per quelle occidentali, dal livello del
mare ai 500 m circa. In Sardegna è un comunissimo arbusto della macchia
mediterranea bassa. La pianta viene sfruttata per la produzione del liquore
di mirto e di un olio essenziale. Il nome generico potrebbe derivare dal
greco 'mýron' (essenza profumata). Forma biologica: fanerofita cespitosa.
Periodo di fioritura: giugno-luglio.
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Foglie grigio-argentine su almeno una faccia
Olea europaea L.
L'olivo è l'albero mediterraneo per eccellenza; originario delle regioni
mediterranee e dell'Asia minore, è stato utilizzato e diffuso fin
dall'antichità per l'estrazione dell'olio e per l'impiego diretto dei frutti
nell'alimentazione. In Italia è spontaneo o coltivato in tutta l'area
mediterranea, dal livello del mare ai 900 m circa. Nella nostra regione è
introdotto e coltivato sin da tempi molto antichi, ed è oggi presente allo
stato subspontaneo in rare e sparse stazioni sino ai versanti meridionali
delle Prealpi; in Carso è più diffuso, ma solo nella parte più calda; resti di
antichi oliveti in terrazzamenti abbandonati si trovano nel Carso
goriziano, lungo la costiera triestina, sui colli muggesani, e si rinviene
spesso anche in arbusteti e boscaglie che hanno invaso gli antichi coltivi;
negli ultimi anni si assiste ad un incremento della coltivazione in Carso.
L'olivo coltivato ha portamento arboreo, ed è derivato dall'oleastro, la
forma spontanea, che si distingue per i rami giovani duri e spinescenti, i
frutti più piccoli, le foglie più piccole e ovali ed il portamento arbustivo.
Il legno dell'olivo è molto pregiato, durissimo, a grana forte, di colore
giallo-bruno, si presta per lavori al tornio e d'incisione. L'olivo è anche
una bellissima pianta ornamentale il cui utilizzo come tale si è diffuso
negli ultimi anni in gran parte della Pianura Padana, favorito dalla
concomitanza di inverni abbastanza miti. Il nome generico è quello
utilizzato dai Romani, e deriva dal greco 'elaia'; il nome specifico fa
riferimento all'areale tipicamente mediterraneo. Forma biologica:
fanerofita cespitosa/fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-giugno.
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Foglie verdi su entrambe le facce
33
33
Margine della foglia dentato o dentellato
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33
Margine della foglia intero
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Pianta sempreverde con foglie di color verde scuro, coriacee. Frutto carnoso
Phillyrea latifolia L.
Arbusto mediterraneo presente in tutte le regioni d'Italia salvo che in
Valle d'Aosta e Piemonte, ma più comune al Centro-Sud. La distribuzione
regionale è limitata al Carso triestino ed al litorale friulano; in Carso si
concentra lungo la costa (ma appare anche nell'alta Val Rosandra) ove è
uno dei principali componenti della macchia mediterranea tra Grignano e
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