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utilizzo si è sviluppato anche in Italia dove è utilizzato nell'industria del mobile, dell'infisso e del packaging,
ultimamente anche nella produzione di carta. Il genere è dedicato ad Anna Pavlovna (1795-1865), figlia dello zar Paolo
I; il nome specifico allude alla forte pelosità della pagina inferiore delle foglie. Forma biologica: fanerofita cespugliosa/
fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio-giugno.
Pinus mugo
Turra subsp.
mugo
Il pino mugo è una pianta delle montagne eurasiatiche molto
diffusa sulle Alpi e presente anche sull'Appennino centrale.
Nell'Orto Botanico di Torino la specie è stata citata per la prima
volta in coltivazione nel 1843, se ne trova menzione con la dicitura
'Ordine delle conifere stabilite nell'Orto'. Attualmente è presente in
coltivazione un solo esemplare messo a dimora nel 1961 durante la
realizzazione dell'alpineto dove ancora ora si trova. Cresce sui
pendii franosi, su suoli sassosi parzialmente consolidati, di solito su
substrati calcarei; ha l'optimum presso la fascia subalpina, ma
lungo i ghiaioni può scendere anche molto più in basso. Dalle
gemme, che sulle Alpi sono usate per aromatizzare la grappa, si
estrae un olio balsamico utilizzato negli stati di raffreddamento. Il
nome generico è quello usato dai Romani per indicare il pino
mediterraneo, e deriva dal latino 'pix, picis' (pece, resina, essudato
della pianta), da 'pic' (pungere) o 'pi' (stillare), oppure dal celtico 'pen' (testa) per la forma della chioma degli alberi; il
nome specifico, che allude al profumo delle gemme, deriva dal francese antico 'musguét' (mughetto) un diminutivo
derivato dal termine arabo per il cervo muschiato, un ruminante con ghiandole odorifere utilizzate da tempi antichissimi
in profumeria, con significato di 'aromatico', 'odoroso'. Forma biologica: fanerofita reptante. Periodo di fioritura:
maggio-luglio.
Pinus nigra
J.F. Arnold subsp.
nigra
Il pino nero è un albero di origine preglaciale a carattere relitto, con
areale piuttosto ampio e frammentario sulle montagne dell'Europa
meridionale, differenziato in numerose stirpi locali variamente
trattate a livello tassonomico. In Italia le stazioni primarie sono
limitate alle Alpi e Prealpi calcareo-dolomitiche e all'Appennino
centrale. Nell'Orto Botanico di Torino la specie è stata citata per la
prima volta in coltivazione negli index seminum redatti dall'Orto
tra il 1805 e il 1816. Successivamente menzionata con il nome di
Pinus laricio
o
Pinus austriaca
nel 1821 e nel 1843 con la dicitura
'Ordine delle conifere stabilite nell'Orto' quando vennero acquistati
alcuni esemplari dal vivaio Burdin di Torino. Un altro esemplare
venne spedito dall'Orto botanico di Napoli nel 1844. Attualmente
sono presenti in coltivazione alcuni individui, di cui uno avente
diametro pari a circa 85 cm, tale da avere i requisiti per
l'inserimento tra gli alberi monumentali della città di Torino secondo quanto previsto dalla Legge Regionale n°50 del
1995 (e sue modifiche con L.R. n°4 del 2009) recepita dal relativo Regolamento del Comune di Torino. Quest'ultimo
potrebbe anche risalire a metà '800. Nel verde pubblico torinese le specie del genere
Pinus
sono relativamente ben
rappresentate, con circa 700 esemplari. In natura cresce su rupi calcaree, dal livello del mare ai 1200 m circa. Si tratta di
un pino molto apprezzato a scopo paesaggistico e ornamentale per l'adattabilità, per lo sviluppo relativamente rapido e
per il notevole effetto estetico. Può essere utilizzato come essenza da legno o per il rimboschimento nelle aree montane
fra i 600 e i 1500 m. Il nome generico è quello usato dai Romani per indicare il pino mediterraneo, e deriva dal latino
'pix, picis' (pece, resina, essudato della pianta), da 'pic' (pungere) o 'pi' (stillare), oppure dal celtico 'pen' (testa) per la
forma della chioma degli alberi; il nome specifico si riferisce al colore scuro della scorza e della chioma. Forma
biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.
Platanus hispanica
Mill. ex Münchh.
Il platano spagnolo sembra sia un ibrido, spontaneo e fertile, tra individui coltivati di platano orientale (
Platanus
orientalis
L.), originario dell'Europa sudorientale, e di platano occidentale (
Platanus occidentalis
L.), originario del
Nordamerica e introdotto in Europa a partire dal XVI secolo. Alcuni autori ritengono però che sia una cultivar di
P.
orientalis
. In Italia è stato ampiamente utilizzato nel giardino alla francese e per ornare piazze e viali, dal livello del
mare agli 800 m circa. Nell'Orto Botanico di Torino la specie è stata citata per la prima volta in coltivazione nel 1802;
semi provenienti dall'Orto Botanico di Napoli sono stati seminati nel 1844 ed alcuni esemplari sono stati acquistati dal
vivaio Burdin di Torino nel 1851. Attualmente sono in coltivazione numerosi esemplari tra cui quello di maggiori
dimensioni presenta un diametro di circa 150 cm e probabilmente potrebbe essere uno di quelli citati in coltivazione a
metà '800, risultando quindi uno dei più antichi di Torino, in quanto quello del Parco della Tesoriera sembra risalire al
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