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2000 anni. È stata introdotta in Europa nella prima metà del XIX
secolo per scopi ornamentali, ma in questo breve lasso di tempo le
Sequoie introdotte in Europa, con non più di 100/150 anni di vita,
hanno raggiunto al massimo altezze di 40/50 metri. La pianta
predilige un clima oceanico-temperato ricco di umidità e non
tollera climi continentali e temperature troppo rigide; nell'area di
origine è diffusa fino a circa 1000 m, in particolare su suoli di
origine alluvionale dove forma foreste pure o miste con altre specie
di conifere come
Pseudotsuga menziesii
e
Picea sitchensis
. Le
sequoie crescono bene su terreni profondi, umidi ma ben drenati, in
posizioni riparate; sono state piantate sia per ornamento che per fini
forestali in diverse parti del mondo, Italia compresa, e sono
inselvatichite in Nuova Zelanda. Il legno è tenero ma resistente. Il
nome generico è stato coniato in onore di Sequoyah (1767-1843),
l'inventore del sillabario degli indiani Cherokee. Forma biologica: fanerofita scaposa.
Styphnolobium japonicum
(L.) Schott
La sofora del Giappone è un albero deciduo originario della Cina e
del Giappone. Fu introdotto in Europa nel XVIII secolo come
pianta ornamentale per il pregevole fogliame, la bellezza della
fioritura e l'eleganza del portamento ed è oggi frequentemente
coltivato in parchi, giardini e alberature stradali nell'Europa
meridionale. Nell'Orto Botanico di Torino la varietà
pendula
è stata
segnalata per la prima volta in coltivazione nel 1849 quando venne
acquistata dal vivaio del Sig. Prudente Bessone. Attualmente è
presente in coltivazione un solo esemplare della varietà
pendula
che potrebbe proprio risalire a metà '800. Presenta infatti superiore
a 40 cm, tale da avere i requisiti per l'inserimento tra gli alberi
monumentali della città di Torino secondo quanto previsto dalla
Legge Regionale n°50 del 1995 (e sue modifiche con L.R. n°4 del
2009) recepita dal relativo Regolamento del Comune di Torino.
Nell'Orto sono anche coltivati altri tre esemplari che non appartengono alla varietà
pendula
aventi diametri superiori ai
70 cm, da considerarsi quindi alberi monumentali della città di Torino. La specie, sotto il vecchio nome di
Sophora
japonica
, viene menzionata già negli index seminum redatti dal personale dell'Orto compresi tra il 1802 e il 1825.
Predilige terreni soffici e ben drenati, ricchi di sostanza organica, e sopporta agevolmente brevi periodi di siccità. È
resistente all'inquinamento atmosferico nelle aree urbane. I fiori contengono un principio attivo chiamato 'rutina', usato
nella terapia della fragilità capillare. Nelle aree di origine, dai baccelli si estraggono pigmenti per colorare di giallo i
tessuti. Il nome del genere, recentemente segregato da
Sophora
, deriva dal greco 'styphnos' (denso, compatto) e 'lobos'
(guscio, frutto allungato) e significa quindi 'con frutti rigidi'. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura:
giugno-luglio. Syn.:
Sophora japonica
L.
Tilia platyphyllos
Scop. s.l.
Il tiglio nostrano è un albero deciduo a distribuzione sudeuropeo-
subatlantica presente allo stato spontaneo in tutte le regioni d'Italia
salvo che in Sardegna. Nell'Orto Botanico di Torino la data di
inserimento in coltura di questa specie è incerta. Attualmente sono
presenti in coltivazione numerosi esemplari, il più grosso dei quali
avente diametro pari a circa 54 cm. Nel verde pubblico torinese
un'altra specie di Tiglio, il Tiglio ibrido (
Tilia cordata x Tilia
platyphyllos
) è molto ben rappresentata, con circa 10.000
esemplari, la seconda per ordine numerico. Cresce in boschi freschi
di latifoglie decidue su suoli argillosi profondi, piuttosto ricchi in
basi e composti azotati, dal livello del mare alla fascia montana. I
fiori e le brattee sono usati in erboristeria per la preparazione di
tisane calmanti ed emollienti Il legno è usato per lavori di
falegnameria e tornitura. I Romani utilizzavano la scorza, tagliata
in strisce, seccata e successivamente macerata, per ricavarne delle fibre usate nella fabbricazione di corde, tessuti e nella
preparazione delle 'vincula tiliae', bende per fasciare le ferite. È un albero longevo che può vivere fino a 1500 anni. Il
nome generico, già in uso presso i Romani, deriva dal greco 'ptilon' (ala), in riferimento alla brattea del peduncolo
fruttifero che funge da ala durante la disseminazione facilitata dal vento; il nome specifico deriva dal greco 'platys'
(largo) e 'phyllon' (foglia). Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio-giugno.
1...,21,22,23,24,25,26,27,28,29,30 32,33,34