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lungo muri e strade, in discariche, in giardini e tappeti erbosi, ai margini
di coltivi, su suoli argillosi freschi, ricchi in composti azotati. Comune nei
tappeti erbosi del Castello Sforzesco, assieme a
Malva sylvestris
subsp.
sylvestris
, dalla quale si può distinguere soltanto in fioritura (o in frutto).
Il nome generico è attinto direttamente dal latino classico (Cicerone) e
sembra ricollegarsi, attraverso una radice indoeuropea, al greco
“malakós” (molle, emolliente), in ragione delle ben note proprietà
emollienti di frutti immaturi, foglie e germogli di
M. sylvestris
; l’epiteto
specifico significa “trascurata, dimenticata”, in quanto mai studiata e
confusa con altre specie fino al 1824, quando Carl Friedrich Wallroth ne
fornì la descrizione ufficiale. Forma biologica: terofita scaposa. Periodo
di fioritura: maggio-agosto.
151
Frutto a siliqua, almeno 5 volte più lungo che largo
Arabidopsis thaliana (L.) Heynh.
L’arabetta comune è una specie eurasiatico-temperata con comparsa
effimera in primavera, da noi forse di antica introduzione a seguito delle
colture (archeofita), presente in tutte le regioni d’Italia. Cresce in
vegetazioni pioniere di piante annuali su suoli decalcificati, muretti, lungo
vie e massicciate ferroviarie, nelle post-colture, nel ghiaietto dei cimiteri,
dal livello del mare sino alla fascia montana inferiore. Grazie al breve
ciclo vitale è una delle piante più usate negli studi di genetica e fisiologia.
Il nome generico allude alla somiglianza con le specie del genere
Arabis
;
la specie è dedicata al botanico tedesco J. Thal (1542-1583). Forma
biologica: terofita scaposa. Periodo di fioritura: marzo-luglio.
151
Frutto a siliquetta, al massimo 2 volte più lungo che largo
152
152
Foglie non abbraccianti il fusto con la base. Frutto a contorno non triangolare e non
bilobo all'apice
Lepidium graminifolium L. subsp. graminifolium
Il lepidio graminifoglio è una specie eurimediterranea presente in tutta
Italia, dal livello del mare ai 600 m circa. Cresce nella vegetazione
ruderale di siti caldo-aridi, lungo le strade, presso discariche e stazioni
ferroviarie, su suoli da pietrosi a sabbiosi, talvolta poveri in calcio, poco
umiferi ma ricchi in composti azotati. Lo si può trovare anche al Castello
Sforzesco, presso Porta Ghirlanda dell’antico castello visconteo. Il nome
generico deriva dal greco “lepídion” (squametta), per la forma appiattita
con ala marginale, caratteristica dei frutti di altre specie del medesimo
genere (per es.
L. ruderale, L. virginicum
ecc.); quello specifico allude
alle foglie lineari-allungate, simili nella forma a quelle di una graminacea.
Forma biologica: emicriptofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio-
ottobre.
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Foglie abbraccianti il fusto con la base Frutto a contorno triangolare, bilobo all'apice
Capsella bursa-pastoris (L.) Medik. subsp. bursa-pastoris
La borsa del pastore comune è una specie di origine sudeuropea divenuta
cosmopolita, presente in tutta Italia al di sotto della fascia subalpina.
Cresce in vegetazioni disturbate e spesso esposte a calpestio, in giardini,
coltivi, margini di strade e habitat ruderali, su suoli abbastanza freschi e
umiferi, ricchi in composti azotati. Una singola pianta è capace di
produrre più di 500.000 semi, che sono attaccaticci e quindi facilmente
dispersi dagli animali. Veniva utilizzata per curare le ferite (emostatico) e
le foglie giovani sono commestibili; ovviamente da non raccogliere, a
causa del forte inquinamento, al Castello Sforzesco e nelle aree urbane. Il
nome generico deriva dal latino “capsa”, cioè contenitore
(originariamente per papiri), cofanetto e, tardivamente, cassa; quello
specifico allude alla somiglianza dei frutti (a forma di piccolo cuore) con
delle piccole bisacce. Forma biologica: emicriptofita bienne. Periodo di
fioritura: marzo-ottobre.
153
Petali rosa, liberi, ad apice bilobo
154
153
Petali azzurri, saldati alla base, ad apice arrotondato
155
1...,43,44,45,46,47,48,49,50,51,52 54,55,56,57,58,59,60