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di origine eurosiberiana, oggi cosmopolita in clima temperato,
comunissimo in tutta Italia sino alla fascia montana superiore. Cresce in
vegetazioni proprie di coltivi, vigneti, schiarite di boschi caducifogli, prati
concimati, ambienti ruderali, orti, margini stradali, aiuole ecc., su suoli
per lo più limoso-argillosi, piuttosto freschi e ricchi in composti azotati,
subneutri. Le foglie giovani sono commestibili da cotte (ovviamente da
non raccogliere, a causa del forte inquinamento, al Castello Sforzesco e
nelle aree urbane), mentre le radici tostate, nel passato e specialmente in
periodi di guerra, erano un surrogato del caffè. Le sue proprietà diuretiche
sono all’origine dei nomi piscia cane e piscialetto. Il nome generico è di
etimologia incerta: il verbo greco “tarássein” o “taráxein” (scuotere,
sconvolgere, agitare) non sembra in relazione al caso, mentre appare
molto più verosimile un legame con il persiano “tarkhashqún” e con
l’arabo “tarassaco”, che significano “erba amara, cicoria”; l’epiteto
specifico deriva dal latino “officina” (farmacia) e allude al suo antico uso
medicinale. Forma biologica: emicriptofita rosulata. Periodo di fioritura:
gennaio-dicembre.
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Capolini non solitari, su fusti ramificati almeno in alto
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Fusti senza foglie, al massimo con brevi squame (foglie tutte basali). Pappo di peli
piumosi (lente!)
Hypochaeris radicata L.
La giuncolina costolina è una specie europea presente in tutta Italia sino
alla fascia montana inferiore, ove diviene più rara. Cresce in vegetazioni
ruderali, sabbie, incolti, parchi, giardini, aiuole spartitraffico, su suoli
limoso-argillosi da freschi a subaridi, piuttosto ricchi in basi e composti
azotati. Il nome generico deriva dal greco “hypó” (sotto) e “chóiros”
(porcellino), malamente latinizzato da Linneo in “chaeris” (doveva essere
“choeris”), col significato di “cibo per maiali”. Forma biologica:
emicriptofita rosulata. Periodo di fioritura: aprile-luglio.
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Fusti con almeno una foglia ben sviluppata. Pappo di peli
semplici
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Frutti distintamente appiattiti (i frutti si vedono anche
alla fioritura: aprire il capolino e osservare la base dei
fiori con una lente!)
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Frutti non o scarsamente appiattiti
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Frutti senza becco. Fusti verdi in tutte le loro parti
Sonchus oleraceus L.
Il grespino comune è una specie di origine eurasiatica, oggi divenuta
cosmopolita nelle zone temperate, presente in tutta Italia dal livello del
mare alla fascia montana. Cresce in ambienti ruderali, ai margini di
strade, in discariche e colture concimate, cantieri edili, muri, su suoli
argillosi ricchi in composti azotati ed è una delle specie più frequenti
nelle discontinuità dei marciapiedi in piena metropoli. Le foglie giovani
sono commestibili; ovviamente da non raccogliere, a causa del forte
inquinamento, al Castello Sforzesco e nelle aree urbane. Al Castello è
presente sulle mura del fossato e nella parte sopraelevata del Rivellino. Il
nome generico deriva da un aggettivo greco (“sónchos”) che significa
“molle, spugnoso”, in riferimento ai fusti deboli e cavi; l'epiteto specifico
è l’aggettivo derivato da “olus-olĕris” (verdura), e allude al fatto che le
foglie giovani si possono mangiare in insalata. Forma biologica: terofita
scaposa. Periodo di fioritura: marzo-settembre.
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Frutti terminanti in un lungo becco. Fusti di colore bianco-osseo nelle parti vecchie
Lactuca serriola L.
La lattuga selvatica è una specie eurasiatica presente in tutta Italia, dal
livello del mare sino alla fascia montana inferiore. Cresce in vegetazioni
ruderali ai margini di strade, in discariche e scarpate, in incolti, vigne e
lungo le vie, lungo i muri in pietra, i marciapiedi, su suoli da ghiaiosi ad
argillosi, aridi, ricchi in basi e composti azotati. Le foglie giovani sono