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leggenda della Veronica, la donna che pulì il volto di Cristo con un
fazzoletto prima della crocifissione, alludendo alle venature più scure
nella corolla presto caduca di alcune specie o al fatto che molte specie
fioriscono precocemente, durante la settimana santa; altri invece pensano
che sia legato a Santa Veronica da Binasco (1445-1497); l’epiteto
specifico allude all’area di origine. Forma biologica: terofita scaposa.
Periodo di fioritura: marzo-ottobre.
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Corolla di altro colore, a simmetria fortemente bilaterale,
munita di sperone
137
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Petali saldati alla base. Foglie lobate. Pianta tipica dei muri, con fusti lungamente
striscianti o pendenti
Cymbalaria muralis G. Gaertn., B. Mey. & Scherb. subsp. muralis
La cimbalaria murale è una specie prevalentemente sudeuropea, oggi
divenuta cosmopolita nelle zone temperate, presente in tutte le regioni
d’Italia salvo la Valle d’Aosta. Le rupi sono le sue stazioni primarie, ma
ormai la specie è più comune su muri di pietra o di mattoni siti in ambiti
freschi e ombreggiati, al di sotto della fascia montana. Grazioso
ornamento naturale dei vecchi muri, piuttosto frequente in tutta la città,
specialmente dove si concentrano antiche strutture murarie e resti di
antichi manufatti come al Castello Sforzesco. Un tempo i fiori erano
utilizzati contro la calcolosi renale, le foglie fresche come emostatico e
cicatrizzante. Il nome generico deriva dal latino “cymbălum” (cimbalo:
piatto concavo d’ottone usato a coppie come nacchere negli antichi riti di
Bacco e Cibele) per la forma caratteristica delle foglie; l’epiteto specifico
allude all’habitat preferito della specie. Forma biologica: emicriptofita
scaposa. Periodo di fioritura: marzo-ottobre.
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Petali liberi. Foglie non lobate. Pianta di altri ambienti
Viola odorata L.
La viola mammola è una specie eurimediterranea presente in tutta Italia
dal livello del mare ai 1200 m circa. Cresce soprattutto in prossimità di
abitati e periferie, ai margini di boschetti e siepi, su suoli argillosi umiferi
e freschi, piuttosto ricchi in composti azotati. Viene spesso coltivata nei
giardini. Comune nei tappeti erbosi del fossato esterno del Castello
Sforzesco (soprattutto ), ai quali conferisce una graziosa macchia di
colore. Il nome generico, già in uso presso i Romani per designare sia la
pianta sia il colore dei suoi petali, deriva da una radice indoeuropea
condivisa anche dal corrispondente sostantivo greco “íon”, che significa
“intrecciare”, “flessibile”, “sinuoso”, forse relativamente a qualche
antichissimo uso rituale della pianta; l’epiteto specifico allude ai fiori
profumatissimi. Forma biologica: emicriptofita rosulata. Periodo di
fioritura: febbraio-aprile.
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Piante con fusti volubili. Corolla a forma di imbuto
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Piante con fusti non volubili. Corolla non a forma di
imbuto
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Fiori lunghi 3-4.5 cm. Calice parzialmente nascosto da 2 brattee fogliacee
Convolvulus sepium L. subsp. sepium
Il vilucchione (sinonimo:
Calystegia sepium
(L.) R.Br.) è una specie
eurasiatico-sudeuropea oggi divenuta cosmopolita nelle aree temperate,
presente in tutta Italia al di sotto della fascia montana. Il suo habitat
primario è sito lungo il corso medio-inferiore dei fiumi e da qui è passato
alle aree agricole come infestante delle colture erbacee, dei cereali, dei
vigneti e degli incolti e alle periferie urbane, su suoli limoso-argillosi
freschi o umidi, ricchi in composti azotati. La pianta è debolmente
tossica, ma ben difficilmente causa avvelenamenti per l’incauto consumo
dei giovani getti. Il nome generico deriva dal verbo latino “convolvere”
(avvolgere, intricare) e si riferisce all’habitus caratteristico della pianta;
l’epiteto specifico è il genitivo plurale del sostantivo latino “sepes” o
anche “saepes” (siepe), cioè delle siepi, in riferimento all’habitat. Forma
biologica: emicriptofita scandente. Periodo di fioritura: giugno-settembre.
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