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commestibili sia cotte che crude; ovviamente da non raccogliere, a causa
del forte inquinamento, al Castello Sforzesco e nelle aree urbane. Nelle
ore più calde della giornata la pianta dispone le foglie in direzione nord-
sud inclinandole verticalmente per sfuggire a una eccessiva insolazione,
da cui il nome volgare di “erba bussola”. Il nome generico allude alla
presenza di un latice bianco, tipico di molte altre
Asteraceae
Cichorioideae
; l’epiteto specifico è quello usato dagli antichi romani
(“serríola” = piccola sega) per una pianta simile alla cicoria, forse
Sonchus tenerrimus
, antichissimo ortaggio selvatico del Mediterraneo, al
Sud chiamato anche oggi “segone”. Forma biologica: emicriptofita
bienne. Periodo di fioritura: maggio-settembre.
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Pappo bianco-sporco, con peli su una serie sola. Frutti ingrossati all'apice
Hieracium australe Fr. subsp. australe
Lo sparviere di Milano è specie appartenente a un genere la cui diversità è
tra le più difficili da studiare, con frequente riproduzione apomittica (semi
prodotti senza fecondazione) e diversi livelli del numero cromosomico,
per cui le popolazioni sono localmente differenziate e di difficile
interpretazione tassonomica. Un’apparentemente insignificante insalatella
selvatica dai fiori gialli è il “fiore all’occhiello” della flora del Castello e
dell’intera città di Milano. Sopravvissuta fino a oggi in una piccola, ma
consolidata popolazione, venne ufficializzata nel 1848 dal botanico
svedese Elias Magnus Fries, allievo di Linneo e padre della micologia,
che la battezzò come nuova specie con il binomio latino sopra riportato;
ne aveva ricevuto un esemplare dal collega milanese Giuseppe de Notaris,
che per primo la osservò e la raccolse in Milano sui bastioni. Rappresenta
l’endemismo milanese, è cioè l’unica pianta di cui la metropoli possa
vantare in tutto il mondo l’esclusiva. Al Castello Sforzesco era presente
anche
Hieracium tolstoii
, conosciuto pure per il Castello di Santa Barbara
in Lodrone (Storo, provincia di Trento), specie, questa, oggi scomparsa in
entrambi i luoghi e quasi certamente estinta in natura. A collegare i due
castelli, per altro parecchio distanti fra loro, nel 1439 si era svolta una
battaglia fra le truppe del Gattamelata, capitano di ventura al servizio del
Ducato di Milano e quelle dei conti di Lodron. Chissà se proprio queste
truppe non siano state involontariamente responsabili del trasferimento
della pianta da un castello all’altro! Lo sparviere milanese, endemismo
metropolitano, cresceva un tempo anche sulle mura dei bastioni cittadini,
che furono poi abbattute, sopravvivendo fortunatamente al Castello
Sforzesco. Il nome generico deriva dal greco “hiérax-hiérakos”
(sparviere) in riferimento a una pianta di cui gli antichi credevano si
cibassero gli sparvieri per rafforzare la vista (da qui il nome italiano
adottato in “Flora d’Italia” di Sandro Pignatti); l’epiteto specifico in latino
significa “meridionale”, perché per Fries Milano era, giustamente, una
città del Sud. Forma biologica: emicriptofita scaposa. Periodo di fioritura:
maggio-agosto.
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Pappo bianco-niveo, con peli su più serie. Frutti un po'
assottigliati all'apice
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Pianta con setole evidenti sull’involucro dei capolini e, spesso, anche sulla parte
superiore dei fusti
Crepis setosa Haller f.
La radicchiella cotonosa è una specie eurimediterranea a gravitazione
orientale, presente in tutta l’Italia continentale, dal livello del mare alla
fascia montana inferiore. Cresce in incolti, campi, lungo le vie, in
ambienti ruderali e tappeti erbosi. Le giovani foglie basali sono
commestibili sia crude che cotte; ovviamente da non raccogliere, a causa
del forte inquinamento, al Castello Sforzesco e nelle aree urbane. Comune
nei tappeti erbosi del Castello, ai quali conferisce una graziosa macchia di
colore. Il nome generico deriva dal greco “krepís-krepídos” (scarpa) per
la forma del frutto di alcune specie, quello specifico allude all’involucro
dei capolini, ispido per setole giallastre. Forma biologica: terofita
scaposa. Periodo di fioritura: maggio-settembre.
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Pianta priva di setole
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