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Capolini con soli fiori tubulosi. Foglie, almeno le inferiori, con nervatura centrale
ramificata
Erigeron sumatrensis Retz.
La saeppola biancastra (sinonimo:
Conyza albida
Willd. ex Spreng.,
C.
sumatrensis
(Retz.) E.Walker) è una specie di origine centro-americana
diffusasi in Europa a partire dall’Orto Botanico di Collioure in Francia,
nel 1878, dove era giunta accidentalmente con l’introduzione di altre
piante; segnalata per la prima volta in Italia (Lombardia inclusa) a metà
del ‘900, oggi è ampiamente naturalizzata nelle parti più calde d’Europa e
si ritrova in tutta Italia, dal livello del mare ai 600 m circa, dove si
comporta come invasiva. Cresce in vegetazioni ruderali presso ed entro i
centri abitati e sui greti fluviali, su suoli asciutti sia calcarei sia arenacei,
ricchi in scheletro, poveri in composti azotati e humus. Esercita influenza
negativa soprattutto sulla diversità vegetale e sul paesaggio.
Trasferimento e diffusione della pianta sono facilitati dai semi, leggeri,
prodotti in numero enorme (più di 200˙000 per ogni pianta di buone
dimensioni), facilmente dispersi dal vento (disseminazione anemocora,
tipica lungo le ferrovie), ma favoriti anche dai ricorrenti episodi di
disturbo antropico, come diserbi e movimenti di terra. Preferisce, infatti,
gli ambienti urbani, ruderali e fluviali, dove il terreno è asciutto e ben
drenato. Il nome generico, di etimologia incerta in mancanza di
precisazioni dell’autore (Linneo), potrebbe derivare dal greco “érion”
(lana, pelo, barba) e “géron” (vecchio) per la precoce produzione di pappi
biancastri (la così detta biostrategia R), caratteristica di molte specie di
questo genere; l’epiteto specifico allude al territorio di provenienza (Isola
di Sumatra) dei campioni di cui Anders Jahan Retzius (1788) dispose per
descrivere e “battezzare” la specie. Forma biologica: terofita scaposa.
Periodo di fioritura: giugno-settembre.
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Fiori a simmetria bilaterale
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Fiori a simmetria raggiata
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Fiori gialli. Corolla senza sperone
Odontites luteus (L.) Clairv.
La perlina gialla è una specie eurimediterranea presente in tutte le regioni
d’Italia, dal livello del mare a circa 800 m (raramente anche più in alto).
Cresce in prati aridi steppici e pendii rocciosi, su suoli arenacei ma anche
calcarei purché limoso-argillosi, poco umiferi, piuttosto poveri in
composti azotati ma ricchi in basi. Al Castello Sforzesco era presente fino
a poco tempo fa sulla sommità del Rivellino, ma non è stato più trovata. Il
nome generico deriva dal greco e significa “dente”, in riferimento ai
dentelli siti alla base delle antere; l’epiteto specifico allude al colore giallo
dei fiori. Forma biologica: terofita scaposa. Periodo di fioritura: agosto-
ottobre.
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Fiori di altro colore. Corolla munita di sperone
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Corolla azzurra, a simmetria debolmente bilaterale, senza sperone
Veronica persica Poir.
Specie proveniente dall’Asia occidentale e meglio conosciuta con il nome
occhi della Madonna; divenuta cosmopolita, presente in tutta Italia sino
alla fascia montana inferiore. È conosciuta in Italia dalla metà del
Cinquecento e in Europa è stata osservata per la prima volta in natura nel
1805. Cresce nei coltivi, soprattutto vigneti, ma anche in discariche,
margini stradali, tappeti erbosi, giardini, vialetti inghiaiati, su suoli
argillosi poco umiferi, freschi, ricchi in calcio e in composti azotati. A
livello paesaggistico ha un impatto molto gradevole, evidente nel periodo
di massima fioritura, anche se condiziona negativamente la biodiversità
delle cenosi segetali (colture di cereali), sottraendo spazio a molte specie
e risultando, di conseguenza, invasiva. Comune nei tappeti erbosi del
Castello Sforzesco, ai quali conferisce una graziosa macchia di colore. Il
nome generico è di etimologia molto incerta: secondo alcuni deriva dalla
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