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nella lista nera delle specie alloctone vegetali in Lombardia, inserita tra le specie esotiche a carattere infestante e
dannose per la conservazione della biodiversità. In Italia è diffuso soprattutto al Nord e al Centro ed è comune anche
nella Pianura Padana. Dalla concentrazione della linfa, nell'area d'origine, si produce una sostanza zuccherina ad uso
alimentare (sciroppo d'acero), simile a quella ottenuta dall'acero da zucchero (
Acer saccharum
). Il nome generico, già
in uso presso i Romani, deriva dal latino 'acer' (appuntito, acuto), forse per l'acutezza dei denti fogliari di diverse
specie fra cui
Acer platanoides
, oppure in riferimento al fatto che il legno di alcune specie europee, molto compatto ed
elastico, era usato per la fabbricazione di lance. L'etimologia del nome specifico è incerta, ma sembra sia collegata,
nei richiami subliminali di Linneo, allo hindi 'nigrundi', al bengali 'nishinda' e al filippino 'lagundi', termini riferiti a
specie asiatiche di
Acer
. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
Acer pseudoplatanus
L.
L'acero di monte è un albero a distribuzione europeo-asiatica occidentale
presente in tutte le regioni d'Italia (in Sardegna come avventizio). Cresce
in boschi freschi, soprattutto di forra, e colonizza anche i percorsi delle
slavine contribuendo alla ricostituzione del bosco, dalla fascia
submediterranea a quella montana. Il legno, duro ed elastico, è il più
pregiato tra quello degli aceri, per cui questo albero è spesso coltivato in
impianti di arboricoltura da legno, che viene impiegato per fabbricare
tavole, parquet, strumenti musicali, sculture e lavori al tornio. È un albero
utilizzato anche a scopo ornamentale, con vita media superiore ai 2-3
secoli, ma si conoscono esemplari che superano i 500-600 anni. Il nome
generico era già in uso presso i Romani, e deriva dal latino 'acer'
(appuntito, acuto), forse per la forma dei denti fogliari di
A. platanoides
,
oppure in riferimento al fatto che il legno di alcune specie europee, molto compatto ed elastico, era usato per la
fabbricazione di lance; il nome specifico si riferisce alla somiglianza delle foglie con quelle del platano. Forma
biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
Ailanthus altissima
(Mill.) Swingle
L'ailanto fu introdotto dalla Cina nel 1760 per avviare l'allevamento di un
nuovo baco da seta (il baco tradizionale era decimato da catastrofiche
epidemie); l'allevamento non ebbe successo, ma l'ailanto si diffuse a tal
punto che, agli esordi dell'era industriale, incominciò a dimostrarsi
altamente aggressivo, giungendo oggi a occupare uno dei primi posti
nella classifica mondiale delle specie invasive e il primo posto nelle liste
nere dei territori a clima temperato: è un pericoloso demolitore di opere
murarie e monumenti, che poco per volta sgretola per azione
dell'apparato radicale. Cresce in tutta Italia presso gli abitati, lungo le vie,
in prati abbandonati ove ritarda la ricostituzione dei boschi, al di sotto
della fascia montana. A Villa Torlonia è presente con pochi esemplari
piuttosto giovani, che vanno comunque tenuti sotto controllo. L'invasività
è dovuta all'enorme numero di semi prodotti (sino a 250.000 per albero all'anno), alla sostenuta riproduzione
vegetativa per polloni e all'eliminazione della concorrenza per allelopatia. Le foglie emanano un odore sgradevole per
la presenza di formazioni ghiandolari alla base della lamina, mentre semi e scorza sono tossici. Il nome generico,
come riferisce Desfontaines, autore del genere, deriva da un termine cinese antico che significa 'albero del cielo' o
'albero che può raggiungere il cielo', concetto ripreso nel nome specifico. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo
di fioritura: giugno-luglio.
Arbutus unedo
L.
Il corbezzolo è un albero-arbusto sempreverde nativo dell'Europa
meridionale, delle coste mediterranee del Nord Africa e dell'Asia
occidentale. In Italia cresce spontaneo nel Centro-Sud, dove si inserisce
nel contesto della macchia mediterranea, associandosi in particolare al
leccio, su substrato siliceo, ma è presente anche in alcune regioni
settentrionali. Il miele di corbezzolo, piuttosto amaro, è apprezzato come
curativo per le affezioni bronchiali. I frutti, eduli, sono talora utilizzati
per la preparazione di marmellate o liquori o mangiati freschi, ma il loro
sapore non è molto gradevole: il nome specifico, che origina da Plinio,
deriva infatti da 'unum tantum edo' (ne mangio uno solo). Il nome del
genere deriva dalla radice celtica 'ar' (aspro) e da 'butus' (cespuglio).
Forma biologica: fanerofita. Periodo di fioritura: ottobre-novembre.
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