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che la volpe sia ghiotta dei datteri della palma i cui semi vengono sparsi con gli escrementi, come è stato osservato in
un'oasi naturalistica laziale. Un grande appassionato della palma nana fu l'architetto Giuseppe Valadier (1762-1839)
che fece trapiantare alcuni esemplari provenienti dal promontorio del Circeo lungo la passeggiata del Pincio a Roma.
Il nome generico deriva dal greco 'khamai' (piccolo) e 'rhops' (arbusto, cespuglio), alludendo alle piccole dimensioni
della pianta negli ambienti naturali; il nome specifico ha lo stesso significato. Forma biologica: fanerofita scaposa/
nanofanerofita. Periodo di fioritura: maggio-giugno.
Citrus × aurantium
L.
L'arancio amaro è un ibrido tra
Citrus maxima
(pomelo) e
Citrus
reticulata
(mandarino). Gli Arabi lo coltivavano fin dal secolo IX e nei
primi anni del secondo millennio lo importarono in Sicilia. Oggi è
diffuso in alcune parti dell'Italia meridionale come pianta ornamentale,
soprattutto nelle alberature stradali, ma viene anche coltivato assieme a
tutti gli altri agrumi, per i quali costituisce il migliore portainnesto. A
Roma è abbastanza diffuso anche nelle alberature stradali. I frutti si
trovano raramente sul mercato in quanto sono utilizzati prevalentemente
dall'industria alimentare e farmaceutica; il frutto intero può essere
utilizzato per preparare marmellate e frutta candita, la buccia viene usata
in liquoreria (curaçao, amari) e per la preparazione di digestivi e tonici.
Gli oli essenziali estratti dai petali sono usati in profumeria e noti con il
nome di 'Oli di Neroli'. Il nome generico probabilmente deriva da una lingua pre-indoeuropea, in greco 'citron' e in
latino 'citrus', per indicare il cedro, agrume di origine indiana introdotto in Persia e poi in Grecia da Alessandro
Magno; il nome specifico deriva dal persiano 'narandj', da cui i termini italiani 'arancia' e 'arancione'. Forma biologica:
fanerofita scaposa.
Citrus × limon
(L.) Burm.f.
Il limone è probabilmente un ibrido tra l'arancio amaro (
Citrus x
aurantium
) e il cedro (
Citrus medica
), uno degli agrumi più sensibili al
freddo. I limoni furono introdotti in Italia meridionale verso il primo
secolo d.C., al tempo dei Romani, ma non vennero ampiamente coltivati
se non dopo la seconda re-introduzione, dovuta agli Arabi, tra il 1000 e il
1150; la prima sostanziale coltivazione di limoni al di fuori dei territori
Arabi iniziò a Genova verso la metà del XV secolo. Oggi in Italia la
coltivazione è limitata alle aree costiere ioniche e tirreniche della Sicilia,
Calabria e Campania, in numerose cultivar. Coltivato sopratutto come
pianta da frutto, ha rivestito notevole importanza nell'economia locale,
non solo per il commercio del frutto, ma anche per l'industria dell'acido
citrico. Nel dopoguerra la produzione di citrato per via fermentativa ha
soppiantato l'utilizzazione del limone, con grave danno per l'agrumicoltura. Il frutto è particolarmente ricco di
vitamine. Il nome generico probabilmente deriva da una lingua pre-indoeuropea, in greco 'citron' e in latino 'citrus',
per indicare il cedro, agrume di origine indiana introdotto in Persia e poi in Grecia da Alessandro Magno; il nome
specifico deriva probabilmente da un vocabolo di provenienza orientale, arabo o persiano ('limúm'), introdotto in
Occidente dagli Arabi e dai Crociati insieme alla pianta. Forma biologica: fanerofita scaposa.
Clematis vitalba
L.
La vitalba è una liana a distribuzione europea presente in tutte le regioni
d'Italia, dal livello del mare sino alle faggete termofile montane. A Roma
è presente ovunque allo stato spontaneo, come a Villa Torlonia, e con il
rovo ricopre spesso i muretti, a volte assieme all'edera. Ha la capacità di
aggrapparsi e arrampicarsi su alberi e arbusti, spesso danneggiandoli per
l'abbondante sviluppo fogliare. La pianta è tossica in tutte le sue parti per
la presenza di protoanemonina. In passato veniva chiamata 'erba dei
cenciosi' in quanto i mendicanti erano soliti procurarsi irritazioni ed
ulcerazioni con le sue foglie per impietosire i passanti. In certe regioni
d'Italia (ad es. in Friuli) i rami legnosi venivano usati dai ragazzi come
succedaneo delle sigarette, uso da sconsigliare assolutamente a causa
della loro tossicità. Il nome generico deriva dal greco 'klematis',
diminutivo di 'klêma' (tralcio di vite), in riferimento al portamento della pianta; il nome specifico deriva dal latino
'vitis alba' (vite bianca), per il colore dei fiori. Forma biologica: fanerofita lianosa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.
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