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Aucuba japonica
Thunb.
L'aucuba è un arbusto sempreverde originario delle montagne dell'Asia
orientale, dalla Cina al Giappone, dove cresce in ambienti umidi ed
ombrosi, spesso lungo i corsi d'acqua ed in foreste dense. Fu introdotta in
Europa nel 1783 dal botanico tedesco John Graeffer (1746-1802), autore
di un catalogo delle piante della Reggia di Caserta, in esemplari tutti
femminili; soltanto nel 1840 vennero introdotti esemplari maschili che
permisero la produzione dei caratteristici frutti rossi. Oggi è ampiamente
coltivata in tutta l'Europa meridionale, con numerose cultivar, molte delle
quali con foglie variegate. L'intera pianta, ma soprattutto i frutti, è tossica
per la presenza di aucubina. Il nome generico deriva da quello comune
della pianta in giapponese ('aoki', cioè 'albero blu'), quello specifico
allude ad una delle aree di origine, il Giappone. Forma biologica:
fanerofita cespugliosa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
Brahea calcarea
Liebm.
Le palme del genere
Brahea
sono endemiche delle zone montuose aride
del Messico e della California meridionale. Si tratta di palme a ventaglio
che hanno un unico grosso tronco (la maggior parte) o raramente diversi
polloni. Tutte le specie sono monoiche (portano sia fiori maschili sia fiori
femminili). In Italia diverse specie vengono coltivate a scopo
ornamentale in parchi e giardini, esclusivamente nella zona mediterranea.
Hanno crescita lenta e si adattano bene a climi caldo-asciutti ma non
sopportano le gelate. L'esemplare di Villa Torlonia è d'identificazione
incerta in quanto i piccioli fogliari presentano pochissime spine, una
caratteristica che però è esclusiva di
B. calcarea
, una palma diffusa dal
Guatemala al Messico nordoccidentale, che in natura è considerata in
pericolo di estinzione a causa della distruzione dell'habitat. Il genere è
dedicato al famoso astronomo danese Tycho Brahe (1546-1601); il nome specifico allude al fatto che la specie cresce
solitamente su substrati calcarei. Forma biologica: fanerofita scaposa.
Broussonetia papyrifera
(L.) Vent.
Il gelso da carta è un albero-arbusto deciduo di origine asiatico-orientale
introdotto in Europa nella metà del XVII secolo ed oggi presente come
specie avventizia in quasi tutta Italia. A Roma è comune nelle ville
storiche, lungo le strade, nei terreni incolti e nei pressi delle discariche.
Cresce in ambienti ruderali, compresi i muri, ma è anche un alberello
ornamentale spesso piantato lungo le strade, dal livello del mare ai 600 m
circa. A volte diviene dominante, forse per allelopatia, assieme ad ailanto
e robinia. Dalla corteccia si ricavano, per macerazione, fibre molto
lunghe usate in Giappone nella produzione di una carta pregiata, nota col
nome di carta cinese o carta di seta, e in Polinesia per produrre filati e
tessuti. In Cina la pianta viene utilizzata in sostituzione del gelso per
l'allevamento dei bachi da seta. Il genere è dedicato al naturalista
francese P. M. A. Broussonet (1761-1807); il nome specifico fa riferimento all'utilizzo della pianta per la produzione
di carta: 'papyros', infatti, è la pianta da cui gli antichi Egizi ricavavano la carta. Forma biologica: fanerofita
cespugliosa (fanerofita scaposa). Periodo di fioritura: maggio-giugno.
Butia capitata
(Mart.) Becc.
La butia capitata è una palma nativa dell'Argentina, Brasile e Uruguay.
Cresce fino a 6 m (eccezionalmente 8 m), in modo lento ma costante ed è
una delle palme a foglie pennate più resistenti al freddo, per cui è
ampiamente coltivata a scopo ornamentale nelle regioni temperato-
calde,
inclusa l'area mediterranea. I frutti, della dimensione di una grossa
ciliegia, sono commestibili, mentre i segmenti fogliari vengono utilizzati
per la fabbricazione di stuoie e cappelli. Il nome generico è la
latinizzazione del nome indigeno della pianta. Forma biologica:
fanerofita scaposa.
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