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legno ha anche un forte potere calorifico dato dalla resina, maggiore di
quello di molte latifoglie. Il nome generico deriva dal latino 'pix' (resina o
pece), sostanza prodotta in gran quantità da questi alberi. Forma
biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio. Syn.:
Picea excelsa
(Lam.) Link
Pinus halepensis
Mill. subsp.
halepensis
Il pino d'Aleppo è un albero di origine mediterraneo-orientale, oggi
ampiamente coltivato per rimboschimento in tutta l'area mediterranea,
presente in quasi tutta Italia (avventizio in Trentino-Alto Adige e Friuli
Venezia Giulia), salvo che in Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia e
Veneto, dal livello del mare agli 800 m circa. La specie è stata diffusa
con la coltivazione in tutta la regione mediterranea, compresa la nostra
penisola, dove forse era spontanea, avendola raggiunta dalla Penisola
Balcanica, che in epoche geologiche passate era unita al promontorio del
Gargano. II legname, particolarmente resistente e durevole, veniva
utilizzato sia per le costruzioni di navi in epoca romana, come quelle
famose fatte costruire da Caligola e ritrovate nel lago di Nemi, che per
pali da miniera e per palafitte. Il nome generico è quello usato dai
Romani per indicare il pino mediterraneo, e deriva dal latino 'pix, picis' (pece, resina, essudato della pianta), da 'pic'
(pungere) o 'pi' (stillare), oppure dal celtico 'pen' (testa) per la forma della chioma degli alberi; il nome specifico si
riferisce alla città d'Aleppo in Siria. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: marzo-maggio.
Pinus pinea
L.
Il pino domestico è un albero originario delle regioni mediterranee
dell'Europa meridionale e delle coste dell'Asia Minore, presente in quasi
tutte le regioni d'Italia ma di dubbio indigenato. Sembra debba la sua
diffusione nella penisola italica ad opera dei Fenici prima, degli Etruschi
poi ed infine dei Romani che lo diffusero ampiamente nei territori
dell'impero. Il legname resinoso veniva usato soprattutto per costruzioni
navali e per pali da palafitte, la resina trasformata in pece per calafatare le
imbarcazioni, i semi eduli, i pinoli, per accompagnare i piatti a base di
carne o pesce di cui parla Apicio nel 'De re coquinaria', principale trattato
di cucina dell'antica Roma, o per produrre olio. Insieme a
P. pinaster
è
una specie litoranea tipica delle zone costiere mediterranee. Viene ancor
oggi coltivato per il suo seme commestibile e per rimboschire le pinete
delle zone litoranee. Il pino domestico è rustico e si adatta bene anche a substrati poveri, ma è sensibile
all'inquinamento che provoca arrossamento e necrotizzazione delle parti terminali degli aghi. Il nome generico è
quello usato dai Romani per indicare il pino mediterraneo, e deriva dal latino 'pix, picis' (pece, resina, essudato della
pianta), da 'pic' (pungere) o 'pi' (stillare), oppure dal celtico 'pen' (testa) per la forma della chioma degli alberi; il nome
specifico si riferisce alla parte commestibile dei semi, i pinoli. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di
fioritura: aprile-maggio.
Pinus wallichiana
A.B.Jacks.
Il pino dell'Himalaya è una specie originaria dell'Himalaya (Afghanistan
e Pakistan), introdotta in Europa a scopo ornamentale a metà del secolo
scorso per la crescita rapida e il portamento elegante dato dai
caratteristici lunghi aghi penduli. Predilige terreni freschi, umidi,
profondi, in posizioni soleggiate a clima mite ed è abbastanza diffuso in
tutta Italia come albero ornamentale in parchi e giardini, inclusi quelli di
molte ville storiche romane. Il nome generico è quello usato dai Romani
per indicare il pino mediterraneo, e deriva dal latino 'pix, picis' (pece,
resina, essudato della pianta), da 'pic' (pungere) o 'pi' (stillare), oppure dal
celtico 'pen' (testa) per la forma della chioma degli alberi. Il nome
specifico è dedicato al medico e botanico Nathaniel Wallich (1814-1844),
sovrintendente del giardino botanico di Calcutta. Forma biologica:
fanerofita scaposa.
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