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Primula vulgaris
Huds. subsp.
vulgaris
La primula comune è una specie a distribuzione submediterranea
presente in tutte le regioni d'Italia. Cresce in boschi maturi di querce e
carpino bianco, più raramente nelle faggete termofile, sia su calcari che
su arenarie, su suoli argillosi abbastanza profondi e umiferi, da neutri a
subacidi, dal livello del mare alla fascia montana inferiore. La pianta,
soprattutto nelle radici, contiene saponine; le foglie e i fiori sono
commestibili. Il nome generico è il diminutivo del termine latino 'prímus'
(primo) per la precoce fioritura, quello specifico deriva dal latino 'vúlgus'
(volgo) e significa 'comune', 'diffusa', 'frequente'. Forma biologica:
emicriptofita rosulata. Periodo di fioritura: febbraio-marzo.
Prunus avium
L. subsp.
avium
Il ciliegio è un albero deciduo oggi divenuto subcosmopolita per
coltivazione in diverse varietà; l'areale originario dovrebbe essere il
territorio che va dal Caucaso ai Balcani; l'ingentilimento e la messa a
coltura sono iniziati nell'Asia occidentale. Allo stato coltivato è comune
in tutta Italia sino alla fascia montana inferiore; allo stato subspontaneo è
diffuso ma non comune e cresce in boschi mesofili maturi e talvolta nelle
siepi, su suoli argillosi piuttosto profondi e abbastanza ricchi in composti
azotati. Si coltiva per il frutto fresco o da conservare in alcool, come
pianta ornamentale, per la ricca fioritura primaverile e per l'aspetto che
acquisisce in autunno con l'ingiallimento delle foglie, oppure per il
legname. Il legno è duro, a grana uniforme, dalle tonalità calde, bruno-
rossicce, e si presta per la costruzione di mobili di pregio e lavori al
tornio. Le foglie contengono una sostanza colorante viola. Il nome generico, già in uso presso i Romani, è di
etimologia incerta, quello specifico in latino significa 'degli uccelli'. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di
fioritura: aprile-maggio.
Prunus spinosa
L. subsp.
spinosa
Il pruno selvatico è un arbusto deciduo a distribuzione eurasiatico-
centroeuropea presente in tutte le regioni d'Italia. Cresce nelle siepi, ai
margini dei boschi, in densi popolamenti che colonizzano i prati
abbandonati, su suoli argillosi da mediamente freschi a subaridi, piuttosto
ricchi in composti azotati, con optimum nella fascia submediterranea; con
il corniolo maschio è uno dei primi arbusti a fiorire in primavera. I frutti,
inizialmente molto aspri ed astringenti, diventano più gradevoli dopo
l'ammezzimento che di solito avviene con i primi geli. Il nome generico,
già in uso presso i Romani, è di etimologia incerta, quello specifico si
riferisce ai rami spinescenti. Forma biologica: fanerofita cespugliosa.
Periodo di fioritura: marzo-aprile.
Pteridium aquilinum
(L.) Kuhn subsp.
aquilinum
La felce aquilina è una specie a vasta distribuzione subcosmopolita
presente in tutte le regioni d'Italia. Forma spesso densi popolamenti
clonali in pascoli abbandonati, ai margini e nelle radure di boschi, su
suoli da subacidi ad acidi, da subaridi in estate a umidi in profondità, dal
livello del mare alla fascia montana superiore. Si comporta spesso da
pianta invasiva di difficile estirpazione (viene favorita dagli incendi). Le
foglie contengono un enzima (tiaminasi) in grado di distruggere la
vitamina B1, che viene perduto con la cottura, e anche composti
cianogenetici: le persone e gli animali che se ne cibano, soprattutto i
cavalli, ne ricavano danni anche gravi; un tempo il rizoma veniva usato
come antielmintico, in particolare contro la tenia, ma con avvelenamenti
anche mortali nei bambini. Recenti ricerche hanno isolato sostanze
sicuramente cancerogene: in Giappone, dove questa felce viene spesso mangiata cotta, è stata confermata una
correlazione tra il suo consumo e forme tumorali dell'apparato digerente. Il nome generico è il diminutivo latino del
greco 'pteris' (felce), il nome specifico sembra riferirsi alla forma del rizoma, che sezionato ricorda un profilo d'aquila.