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submediterranea. I semi sono tossici (evonina). Il nome generico deriva
dal greco 'eu' (buono) e 'onoma' (nome), cioè 'pianta con buona fama', in
senso ironico a causa della velenosità dei frutti per il bestiame e per
l'uomo; il nome specifico si riferisce alle foglie più larghe di quelle di
altre specie congeneri. Forma biologica: fanerofita cespugliosa. Periodo
di fioritura: maggio-giugno.
Euphorbia amygdaloides
L. subsp.
amygdaloides
L'euforbia delle faggete, o euforbia-mandorlo, è una specie a
distribuzione centroeuropeo-caucasica presente in tutte le regioni d'Italia
(salvo che in Valle d'Aosta), con tre sottospecie. Cresce in faggete,
abetine, boschi misti mesofili di latifoglie decidue, prati e radure fresche,
dalla fascia submediterranea a quella montana, ove trova l'optimum. Il
latice è velenoso: molto irritante per le mucose, può scatenare reazioni
fotoallergiche. Il nome generico deriva da Euforbo, medico del Re Giuba
II di Mauritania (I sec. a.C. - I sec. d.C.), che secondo Plinio scoprì
l'euforbia e le sue proprietà; il nome specifico, dal greco 'amygdalos'
(mandorlo), si riferisce alle foglie allungate, simili a quelle del mandorlo.
Forma biologica: camefita suffruticosa. Periodo di fioritura: aprile-
ottobre.
Euphorbia dulcis
L.
L'euforbia bitorzoluta è una specie subatlantico-submediterranea presente
nell'Italia continentale, dalle regioni del nord alla Campania (oggi quasi
scomparsa dalla Pianura Padana). Cresce in boschi mesofili di latifoglie
(faggete, quercete a
Quercus robur
), nelle siepi, su suoli argillosi
carbonatici piuttosto profondi e ricchi in humus, con optimum nelle fasce
submediterranea e montana. Il latice è velenoso: molto irritante per le
mucose, può scatenare reazioni fotoallergiche. Il nome generico deriva da
Euforbo, medico del Re Giuba II di Mauritania (I sec. a.C. - I sec. d.C.),
che secondo Plinio scoprì l'euforbia e le sue proprietà; il nome specifico
sicuramente non ha nulla a che vedere con un presunto sapore dolce della
pianta: forse allude alla sua forma elegante. Forma biologica: geofita
rizomatosa. Periodo di fioritura: aprile-luglio.
Fagus sylvatica
L. subsp.
sylvatica
Il faggio è un albero deciduo a distribuzione prevalentemente europea
che in Italia domina le foreste della fascia montana dalle Alpi alla Sicilia
(in Sardegna è presente solo nei rimboschimenti artificiali). È
sopravvissuto alle glaciazioni sulle montagne dell'Europa meridionale e
successivamente si è esteso verso nord sino alla Scandinavia
meridionale. Cresce su suoli profondi, freschi, ben drenati, con optimum
nella fascia montana. Ha grande importanza forestale ed economica per il
legname duro e di colore roseo, che si lavora facilmente ed è impiegato
per fabbricare mobili, traversine ferroviarie, lavori da intaglio e per
produrre cellulosa. Il legno e il carbone sono ottimi combustibili, tanto
che in passato il mestiere del 'carbonaio' era molto diffuso sulle
montagne appenniniche. I semi (faggiole) venivano un tempo utilizzati
sia per l'alimentazione umana che degli animali domestici, soprattutto maiali, ma sono debolmente tossici per il
contenuto in saponine e acido ossalico. Il faggio, albero longevo che può vivere diverse centinaia di anni, viene spesso
utilizzato anche come pianta ornamentale nei parchi, con diverse cultivar. Il nome generico è quello utilizzato dagli
antichi Romani; il nome specifico, dal latino 'sylva' (selva), si riferisce all'habitat boschivo e al ruolo dominante nelle
foreste di montagna. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio.
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