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quest’opera sta nella straordinaria accuratezza delle
descrizioni, redatte su materiale fresco con stile
impareggiabile, evidenzando i caratteri essenziali
alla distinzione tra specie affini.
Il periodo delle flore regionali si conclude all’inizio
del XX secolo con la monumentale
Flora Friulana
di Luigi e Michele Gortani, stampata a Udine tra il
1905 e il 1906, un’opera fondamentale che riguarda
soprattutto il Friuli (Poldini 1992).
Il crollo dell’Impero Austriaco segna una fase di
decadenza negli studi botanici nella regione: po-
chissimi e in genere poco degni di nota sono i con-
tributi apparsi durante il ventennio fascista. Dal
secondo dopoguerra la situazione inizia a miglio-
rare, soprattutto dopo la fondazione dell’allora Isti-
tuto Botanico dell’Università di Trieste negli anni
‘60 del secolo scorso. L’Istituto, oggi confluito nel
Dipartimento di Scienze della Vita, divenne presto
uno dei centri principali della botanica italiana.
Uno dei primi direttori fu Sandro Pignatti, che a
Trieste scrisse la monumentale
Flora d’Italia
(Pi-
gnatti 1982). L’esplorazione botanica della regione
vide allora una rapida rinascita, estesa a studi ve-
getazionali ed ecologici, da parte di ricercatori con
i più diversi interessi. Si tratta di un periodo non
ancora concluso e troppo recente per tentarne una
sintesi storica. Va però menzionato il progetto di
cartografia floristica che ha visto l’Italia affiancarsi
al progetto di cartografia dell’Europa Centrale, di-
retto sino a oggi dal Prof. Livio Poldini. Il progetto
è ambizioso e ingrato ma continua ancor oggi con
risultati importanti: il suo scopo è marcare la pre-
senza/assenza di ogni singola pianta all’interno di
celle territoriali (Unità Geografiche Operazionali,
OGUs): in Friuli con
aree di base
di ca. 143 Kmq,
in Carso con
sezioni
di ca, 9 Kmq. Sin dall’inizio
i dati sono stati informatizzati in una delle prime
banche-dati floristiche d’Italia. Nel 1980 - presso
il Museo Friulano di Storia Naturale di Udine - è
nato il Gruppo Regionale di Esplorazione Flori-
stica (GREF), un folto gruppo di appassionati che
contribuisce al progetto. Ne sono scaturiti il primo
Atlante Corologico per la regione (Poldini 1991),
la checklist di tutte le piante vascolari (Poldini
2002a), la seconda versione dell’Atlante (Poldini
2002b), un atlante per il Carso Triestino e Gorizia-
no che mostra la distibuzione di ogni singola pianta
in OGUs di 9 Kmq (Poldini 2009).
Per l’area di studio le prime segnalazioni flori-
stiche risalgono ai Gortani (Gortani 1906), che
la percorsero di frequente, come si può dedur-
re dalle numerose citazioni ricorrenti nella loro
opera. Per ricordarne solo alcune, a essi risale
la segnalazione dell’unica stazione per la Car-
nia di
Valeriana supina
o l’indicazione della ra-
rissima
Minuartia rupestris
, entrambe per il M.
Clapsavon, oppure della
Primula wulfeniana
per il M. Zauf, che qui trova uno dei suoi limi-
ti nordoccidentali di distribuzione. Pignatti &
Pignatti (1968) fornirono un primo cenno sulla
flora e vegetazione della Conca di Sauris. La
prima florula completa, pubblicata da Pignatti
& Poldini (1969), comprendeva 664 taxa infra-
generici, presto saliti a 997 nel primo atlante
corologico di Poldini (1991) e a più di 1000 nel
secondo (Poldini 2002). La prima versione di
questa florula (Nimis & Martellos 2005), limi-
tata al quadrante centrato sul Lago di Sauris,
includeva 1162 taxa infragenerici, mentre in
questo libro, che estende l’area di studio verso
nordovest, il numero è salito a 1244.
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