59
87
Picciolo più breve di 4 cm, densamente ghiandoloso. Pianta arbustiva. Frutti (nocciole) non portati da
peduncoli muniti di ala
Corylus avellana L.
Il nocciolo è un arbusto deciduo europeo con tendenza subatlantico-subme-
diterranea presente in tutte le regioni d’Italia. La distribuzione regionale si
estende su tutto il territorio; nell'area di studio la specie è piuttosto comune.
Cresce nelle radure e nei mantelli di boschi di latifoglie decidue, su suoli
limoso-argillosi profondi, freschi, umiferi, ricchi in basi e composti azotati,
dalla fascia submediterranea a quella montana. Le qualità alimentari della
nocciola sono note fin dall'antichità: sono un alimento energetico di gran-
de valore e una preziosa fonte di vitamine e minerali. L'industria dolciaria
utilizza la farina di nocciole per la produzione di nocciolati, torroni e pasta
di gianduia (creata quando Napoleone bloccò l'importazione delle spezie e
si verificò una penuria di cacao). L'alta capacità pollonifera ha favorito la
coltivazione del nocciolo come pianta ornamentale e da frutto. Il legno, ot-
timo combustibile, è utilizzato anche per palerie. Il nome generico deriva
dal greco 'koris' (elmo), e si riferisce alla forma dell'involucro erbaceo che
ricopre la nocciola; il nome specifico deriva da Avella, un centro campano
nella provincia di Avellino, noto sin dai tempi dei Romani per la produzione di nocciole. Forma biologica: fanerofita cespugliosa.
Periodo di fioritura: marzo-aprile.
87
Picciolo più lungo di 4 cm, non ghiandoloso. Piante arboree. Frutti su lunghi penduncoli muniti
di un'ala
88
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Pagina inferiore della foglia con ciuffi di peli ferruginei alla biforcazione dei nervi. Frutto subsferico, con
coste indistinte
Tilia cordata Mill.
Il tiglio selvatico è un albero deciduo a distribuzione prevalentemente euro-
pea presente in tutte le regioni dell'Italia continentale salvo che in Puglia e
forse in Umbria. Nella nostra regione è diffuso, con ampie lacune nella bassa
pianura; nell'area di studio è spesso coltivato nei villaggi presso le chiese,
ma non è raro anche allo stato spontaneo a quote piuttosto basse. Cresce in
boschi freschi di latifoglie decidue su suoli limoso-argillosi profondi, ricchi in
basi, spesso alla base di pendii esposti a nord, dal livello del mare alla fascia
montana. I fiori e le brattee sono usati in erboristeria per la preparazione
di tisane calmanti ed emollienti. I Romani utilizzavano la scorza, tagliata in
strisce, seccata e successivamente macerata, per ricavarne delle fibre usate
nella fabbricazione di corde, tessuti e nella preparazione delle 'vincula tiliae',
bende per fasciare le ferite. È una specie molto longeva, che può vivere an-
che più di 1000 anni. Il nome generico, già in uso presso i Romani, deriva dal
greco 'ptilon' (ala), in riferimento alla brattea del peduncolo fruttifero che
funge da ala durante la disseminazione facilitata dal vento; quello specifico
significa 'cuoriforme' e si riferisce alla forma delle foglie. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio-giugno.
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Pagina inferiore della foglia con ciuffi di peli biancastri alla biforcazione dei nervi. Frutto con 5 coste
longitudinali
Tilia platyphyllos Scop. s.l.
Il tiglio nostrano è un albero deciduo a distribuzione sudeuropeo-subat-
lantica presente allo stato spontaneo in tutte le regioni d'Italia salvo che in
Sardegna. Nella nostra regione è diffuso, ma con ampie lacune; nell'area di
studio è coltivato negli abitati, mentre allo stato spontaneo è piuttosto raro
e confinato a quote basse. Cresce in boschi freschi di latifoglie decidue su
suoli argillosi profondi, piuttosto ricchi in basi e composti azotati, dal livello
del mare alla fascia montana. I fiori e le brattee sono usati in erboristeria per
la preparazione di tisane calmanti ed emollienti Il legno è usato per lavori di
falegnameria e tornitura. I Romani utilizzavano la scorza, tagliata in strisce,
seccata e successivamente macerata, per ricavarne delle fibre usate nella fab-
bricazione di corde, tessuti e nella preparazione delle 'vincula tiliae', bende
per fasciare le ferite. È un albero longevo che può vivere fino a 1500 anni. Il
nome generico, già in uso presso i Romani, deriva dal greco 'ptilon' (ala), in
riferimento alla brattea del peduncolo fruttifero che funge da ala durante la
disseminazione facilitata dal vento; il nome specifico deriva dal greco 'platys'
(largo) e 'phyllon' (foglia). Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio-giugno.
89
Arbusti sempreverdi con foglie coriacee
90
89
Piante decidue con foglie non coriacee
94
90
Foglie con margine chiaramente peloso
91
90
Foglie con margine glabro
92
1...,57,58,59,60,61,62,63,64,65,66 68,69,70,71,72,73,74,75,76,77,...508