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Rami giovani con uno strato ceroso bluastro facilmente asportabile. Foglie più larghe al centro o nella metà
basale
Salix daphnoides Vill.
Il salice dafnoide è un arbusto a vasta distribuzione eurasiatica presente in
tutte le regioni del Nord e in Lazio. La distribuzione regionale si concentra
sulle aree montuose del Friuli, scendendo sino alla pianura lungo i greti dei
fiumi; nell'area di studio la specie è poco frequente e solitamente, ma non
esclusivamente, confinata ai fondovalle. Cresce sulle sponde dei corsi d'ac-
qua e nei loro greti frequentemente asciutti, insieme soprattutto a
S. eleagnos
,
preferibilmente su suoli alluvionali calcarei a tessitura da ghiaiosa a sabbioso-
limosa soggetti a periodiche sommersioni; a volte vive anche su morene e
conoidi umidi. Come in tutti i salici, la scorza e le foglie contengono il glico-
side salicina, che li rende tossici per molti animali, e da cui si ricava l'acido
salicilico. Il nome generico, di antico uso, è di origine incerta: forse deriva
dal celtico 'sal lis' (presso l'acqua); il nome specifico allude alla somiglianza
delle foglie con quelle di alcune specie di
Daphne
. Forma biologica: fanerofita
cespugliosa. Periodo di fioritura: febbraio-maggio.
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Rami giovani senza strato ceroso bluastro. Foglie più larghe nella metà apicale
Salix purpurea L. s.l.
Il salice rosso è un arbusto deciduo a distribuzione eurasiatico-sudeuropea
presente, con tre sottospecie, in tutte le regioni d'Italia (salvo forse che nelle
Marche). La distribuzione regionale si estende su quasi tutto il territorio,
dalle coste al settore alpino; nell'area di studio è piuttosto diffusa, anche
come avventizia lungo le ghiaie delle strade di montagna (ad esempio presso
il Passo Pura). Cresce in vegetazioni arbustive pioniere di ambienti distur-
bati, su suoli primitivi ghiaioso-sabbiosi periodicamente inondati, per lo più
carbonatici e ricchi in composti azotati, dal livello del mare alla fascia mon-
tana inferiore. Come in tutti i salici, la scorza e le foglie contengono il glico-
side salicina, che li rende tossici per molti animali, e da cui si ricava l'acido
salicilico. Il nome generico, di antico uso, è di origine incerta: forse deriva
dal celtico 'sal lis' (presso l'acqua); il nome specifico si riferisce al colore
rossastro dei rami giovani. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di
fioritura: marzo-aprile.
100
Piante con spine sui fusti o con rami terminanti in spine
101
100
Piante non spinose
105
101
Petali gialli. Spine presenti sul fusto. Fiori e frutti disposti in racemi penduli
Berberis vulgaris L. subsp. vulgaris
Il crespino è un arbusto deciduo diffuso dall'Europa centrale all'Africa nor-
doccidentale e alla regione Irano-Turanica, soprattutto in aree con clima con-
tinentale, ormai naturalizzato anche nell'Europa settentrionale, comprese le
Isole Britanniche e la Scandinavia meridionale e in Nord America; è presente
in tutte le regioni d’Italia. La distribuzione regionale copre quasi tutto il ter-
ritorio, con lacune nella bassa pianura friulana e lungo le coste; nell'area di
studio la specie è abbastanza diffusa ma generalmente non comune, ad esem-
pio sui versanti meridionali del M. Nauleni o tra Sauris di Sopra e Sauris di
Sotto. Cresce su pendii aridi, in pinete e boschi submediterranei degradati,
dal livello del mare sino a circa 2000 m. È l'ospite intermedio della ruggine
del grano (
Puccinia graminis
), un fungo basidiomicete che dalle foglie di
Berbe-
ris
si trasferisce al grano producendo danni enormi; sembra che già nei primi
anni del '600 alcuni agricoltori si accorsero della relazione tra la
Berberis
e
la ruggine, ma furono derisi da chi usava i frutti della
Berberis
per fare mar-
mellate. La cosa fu chiarita scientificamente solo nel 1865: per il gravissimo
impatto della ruggine sul grano, la coltivazione della
Berberis
è proibita in diversi Paesi. La pianta è sia velenosa che medicinale,
per la presenza di berberina; i frutti seccati sono comunemente commercializzati in Iran e regioni limitrofe per preparare piatti di
riso. Il nome generico, di antico uso, deriva forse dal sanscrito 'varvarata' (ruvidezza) per la spinosità della pianta; il nome specifico
deriva dal latino 'vúlgus' (volgo) e significa 'comune, diffuso, frequente'. Forma biologica: nanofanerofita. Periodo di fioritura:
maggio-giugno.
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Petali non gialli. Spine formate dalle terminazioni dei rami. Fiori e frutti non disposti in racemi
penduli
102
102
Petali non bianchi, saldati alla base. Frutti più stretti di 8 mm. Legno di odore sgradevole
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Petali bianchi, liberi. Frutti più larghi di 8 mm. Legno senza odore sgradevole
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1...,61,62,63,64,65,66,67,68,69,70 72,73,74,75,76,77,78,79,80,81,...508