70
123
Foglie con larghezza massima nella metà basale, con più di 14 coppie di nervi. Ala del frutto intera
Ostrya carpinifolia Scop.
Il carpino nero è un albero deciduo a distribuzione submediterraneo-pontica
presente in tutte le regioni d'Italia salvo che in Val d'Aosta. La distribuzione
regionale si estende dalle coste al settore alpino, con una lacuna nella bassa
pianura dovuta alla distruzione dei boschi; nell'area di studio la specie è co-
mune solo a quote basse, ma sui versanti meridionali del M. Nauleni è stata
osservata sino a 1000 m circa. Cresce in boschi e boscaglie di latifoglie deci-
due, su suoli ben drenati sia calcarei che marnoso-arenacei, da molto primiti-
vi e ricchi in scheletro a piuttosto evoluti come negli aspetti più freschi delle
boscaglie, dal livello del mare alla fascia montana inferiore, con optimum
nella fascia submediterranea. Il maggior impiego era quello come combusti-
bile, sia come legna da ardere che per la produzione di carbone; per questo
veniva governato a ceduo da cui si ottenevano anche pali per sostenere le viti.
Il legname, pur essendo poco durevole, era apprezzato per l'elasticità e la
fibratura e usato per la costruzione di attrezzi o pezzi di macchinari soggetti
a sforzo. Un uso particolare era la produzione di bottoni. Con la corteccia
si tingevano i tessuti stabilmente in varie tonalità di arancione, rosso e rosa. In alcune regioni italiane le foglie sono ancor oggi
impiegate per l'alimentazione del bestiame. Il nome generico in greco significa 'ostrica', per la forma a valva delle brattee che
racchiudono i semi, quello specifico si riferisce alla forte somiglianza delle foglie con quelle del carpino bianco. Forma biologica:
fanerofita cespugliosa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
123
Foglie con larghezza massima al centro, con al massimo 14 coppie di nervi. Ala del frutto trilobata
Carpinus betulus L.
Il carpino bianco è un albero deciduo a distribuzione europeo-continentale
presente in tutte le regioni dell'Italia settentrionale e peninsulare salvo che
in Val d'Aosta. La distribuzione regionale copre l’intero territorio, dalla pia-
nura (dove è raro per la distruzione dei boschi planiziali) alla fascia montana
inferiore; nell'area di studio la specie è molto rara e confinata nei fondovalle
a quote basse. Cresce in boschi maturi di latifoglie decidue, su suoli argillosi
profondi, molto freschi ed umiferi, con optimum nella fascia submediterra-
nea. Il legname è di difficile lavorazione perché a fibre contorte, duro e tena-
ce; viene impiegato nella fabbricazione di arnesi sottoposti a sforzo (manici,
ruote dentate, denti di rastrello, ecc.). Il carbone, un tempo, era impiegato in
modo speciale per preparare la 'polvere da schioppo'. Dalla corteccia si rica-
vano principi tintori usati per colorare in giallo e in bruno le sete, le lane ed
il cotone. Le foglie, sia fresche che secche, forniscono un buon foraggio per
ovini e suini. La pianta viene anche utilizzata a scopo ornamentale, soprat-
tutto perché si presta alla formazione di dense siepi. Il nome generico, già
utilizzato dagli antichi Romani, potrebbe derivare dalla radice sanscrita ‘kar’ (duro) per la durezza del legno; il nome specifico si ri-
ferisce alle foglie vagamente simili a quelle della betulla. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio-giugno.
124
Pianta strisciante sulle rocce, raramente più alta di 60 cm. Petali 4, verdastri, saldati alla base. Fiori più
stretti di 8 mm
Rhamnus pumila Turra
Il ranno spaccasassi è un arbusto delle montagne dell'Europa meridiona-
le (Pirenei, Alpi, Appennini, Balcani) con areale esteso alle montagne del
Nordafrica, presente in tutte le regioni d’Italia salvo che in Emilia-Romagna,
Puglia ed Isole maggiori. La distribuzione regionale si estende su tutte le aree
montuose del Friuli, scendendo a quote più basse lungo i greti dei torrenti
nelle aree magredili della provincia di Pordenone; nell'area di studio la spe-
cie non è comunissima ma è abbastanza diffusa, ad esempio sul M. Novarza
e sul M. Morgenleit. Cresce su rupi e ghiaioni, massi e macereti, di norma
calcarei o dolomitici, con optimum nelle fasce montane e subalpina. Il nome
generico, già usato dagli antichi, è di etimologia incerta; quello specifico in
latino significa 'piccolo, nano', in riferimento alle piccole dimensioni della
pianta. Forma biologica: nanofanerofita. Periodo di fioritura: maggio-giugno
(luglio).
124
Alberi e arbusti più alti di 60 cm. Petali 5, bianchi, liberi. Fiori più larghi di 8 mm
125
1...,68,69,70,71,72,73,74,75,76,77 79,80,81,82,83,84,85,86,87,88,...508