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Picciolo lungo al massimo 1 cm
Sorbus chamaemespilus (L.) Crantz
Il sorbo alpino è un arbusto delle montagne dell’Europa meridionale diffuso
dai Pirenei alla Francia centrale, Alpi ed Appennino peninsulare, Balcani,
Carpazi e Sudeti. In Italia è presente lungo tutto l’arco alpino e nell’Appen-
nino centro-settentrionale. La distribuzione regionale si estende su tutte le
aree montuose del Friuli; nell'area di studio la specie è molto comune. Cre-
sce in boschi radi e brughiere presso il limite degli alberi, in luoghi rocciosi
fra mughi, rododendri e ginepri nani, con optimum nella fascia subalpina. I
frutti sono commestibili ma piuttosto astringenti. Il nome generico, già usa-
to dai Romani, secondo alcuni deriva dal latino ‘sorbére’ (inghiottire), con
riferimento ai frutti eduli di molte specie; un’altra ipotesi è che derivi dalla
radice celtica ‘sor’ (aspro), per il sapore dei frutti; il nome specifico, dal greco
‘chamai’ (basso) e ‘mespilos’ (nespolo), significa ‘nespolo nano’. Forma bio-
logica: nanofanerofita. Periodo di fioritura: giugno-luglio.
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Picciolo più lungo di 1 cm
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Piccolo arbusto raramente più alto di 2 m. Petali almeno 3 volte più lunghi che larghi. Frutto più stretto
di 1 cm, nero-bluastro a maturità
Amelanchier ovalis Medik.
Il pero corvino è un arbusto a distribuzione mediterraneo-montana presente
con tre sottospecie in tutte le regioni d’Italia, salvo forse che in Puglia. La
distribuzione regionale, di tipo tendenzialmente alpico-carsico, si estende
alle aree magredili dell’alta pianura friulana; nell'area di studio è frequen-
te soprattutto sui ghiaioni consolidati lungo i versanti meridionali del M.
Tinisuta e del M. Nauleni. Cresce pioniero in boschi molto aperti, caldi ed
aridi, nelle pinete e nelle boscaglie, nei prati incespugliati e sui ghiaioni, su
calcare ma anche su arenarie basiche, dal livello del mare alla fascia subalpi-
na. I frutti sono commestibili anche se piuttosto insipidi. Il nome generico è
quello della pianta nel dialetto francese della Savoia, quello specifico allude
alla forma delle foglie. Forma biologica: fanerofita cespugliosa. Periodo di
fioritura: aprile-maggio.
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Alberi o arbusti più alti di 2 m a maturità . Petali ovati. Frutto non nero-bluastro, più largo di
1 cm
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Foglie lucide di sopra. Antere rossastre. Frutto a forma di pera
Pyrus communis L.
Il pero comune deriva forse da incroci fra il pero selvatico europeo ed un
pero dell'Asia occidentale (
P. communis
subsp.
caucasica
). Ampiamente col-
tivato in tutta Italia, compresa la nostra regione, sino alla fascia montana, è
sporadicamente inselvatichito nelle siepi che delimitano antiche proprietà.
Le forme selvatiche, che secondo alcuni autori non meritano nemmeno il
rango infraspecifico, crescono su suoli argillosi freschi, sciolti, ricchi in basi.
È una pianta abbastanza rustica che si adatta bene a tutti i tipi di terreno, pre-
dilige posizioni soleggiate e può vivere circa 200 anni. La potatura viene ef-
fettuata solo per migliorare la produttività, mentre non influisce sull'estetica.
Il legno, pesante, duro e compatto, viene usato nella costruzione di oggetti di
precisione come righelli o squadre. La coltivazione a scopo alimentare risale
a tempi antichissimi. Fu citato da Omero, mentre nelle Bucoliche Virgilio
sprona Melibeo a innestare i peri, dimostrando l'uso consolidato di questa
pratica. Dal XIX secolo sono state prodotte cultivar di qualità e oggi esistono
migliaia di varietà; i frutti possono essere consumati freschi, cotti e utilizzati
per fare marmellate. Il nome generico deriva dal greco 'pyr, pyròs' (fuoco, del fuoco), per la forma conica dei frutti. Forma biolo-
gica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Foglie opache di sopra. Antere biancastre o gialle. Frutto a forma di mela
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1...,70,71,72,73,74,75,76,77,78,79 81,82,83,84,85,86,87,88,89,90,...508