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Equisetum telmateia Ehrh.
La coda cavallina è una specie a distribuzione subatlantico-sudeuropea
estesa all’Asia occidentale, presente in tutte le regioni d’Italia. Nella nostra
regione è diffusa, con qualche lacuna, dalle coste ai fondovalle del settore
alpino; nell'area di studio la specie è molto rara e generalmente confinata
a quote basse. Cresce in dense popolazioni lungo fossi, canali e stagni, ai
margini ombreggiati di siepi e boschetti umidi in tutta Italia, dal livello del
mare a circa 1500 m. Con
E. arvense
è una delle due specie della nostra flora
che formano fusti fertili privi di clorofilla all’inizio della primavera, seguiti
poi dai fusti sterili verdi. Per l'alto contenuto in silice era usata per lucidare
oggetti in metallo. Il nome generico deriva dal latino 'equus' (cavallo) e 'seta'
(pelo), e significa 'coda di cavallo'; il nome specifico deriva dalla radice greca
'telma' che significa 'palude'. Forma biologica: geofita rizomatosa. Periodo di
sporificazione: marzo-maggio.
159
Spighe sporifere terminanti con un mucrone acuto
160
159
Spighe arrotondate od ottuse in alto
162
160
Pianta normalmente più alta di 7 dm. Fusti con guaine subcilindriche, non svasate, con denti precocemente
caduchi
Equisetum hyemale L.
L’equiseto invernale è una specie a vasta distribuzione circumboreale presen-
te in tutte le regioni dell'Italia continentale salvo forse che in Umbria e Ca-
labria. La distribuzione regionale si estende su quasi tutto il territorio, dalla
costa alle Alpi, ma la specie sembra mancare nel Carso triestino; nell'area di
studio la specie è diffusa, ma piuttosto rara: è stata osservata ad esempio nel
Bosco Flobia a 1200 m circa. È una pianta sciafila e microterma, che cresce
in boschi umidi, paludi, sponde di corsi d'acqua, praterie alluvionali, sabbie
lacustri, con un'ampia valenza altitudinale, dal livello del mare alla fascia
alpina. Con
E. ramosissimum
forma l'ibrido
E. × moorei
Newman, frequente
soprattutto a quote basse e spesso confuso con
E. hyemale
; con
E. variegatum
forma l'ibrido
E. × trachyodon
A. Br. I fusti, che sono fortemente silicizzati,
venivano un tempo utilizzati come abrasivo per pulire il legno e il rame. In
Olanda, per il consolidamento delle dighe, si piantarono grandi quantità di
equiseto invernale per trattenere il terreno con il fitto intreccio di rizomi e
radici; da ciò derivano il nome inglese 'Dutch Rush', e quello francese 'Jonc
hollandais'. Il nome generico deriva dal latino 'equus' (cavallo) e 'seta' (pelo) e significa 'coda di cavallo'; il nome specifico, dal
latino 'hiems' (inverno), si riferisce ai fusti persistenti anche nei mesi freddi. Forma biologica: geofita rizomatosa. Periodo di
sporificazione: gennaio-aprile (maggio).
160
Piante normalmente più basse di 7 dm. Fusti con guaine più o meno svasate, con denti acuti e
persistenti
161
161
Fusti semplici o ramificati solo alla base. Guaine bianco-trasparenti, orlate di nero sotto i denti
Equisetum variegatum Schleich. ex F. Weber & D. Mohr
L’equiseto variegato è una specie a vasta distribuzione circumboreale presen-
te in tutte le regioni dell’Italia settentrionale (salvo che in Liguria ed Emilia-
Romagna), in Umbria, Lazio e Abruzzo. La distribuzione regionale, estesa
dalla costa ai fondovalle alpini, sembra concentrarsi nella parte occidentale
del territorio; nell'area di studio la specie non è molto frequente. Cresce su
suoli umidi sabbiosi e ghiaiosi, dal livello del mare a circa 2500 m. Il nome
generico deriva dal latino 'equus' (cavallo) e 'seta' (pelo), e significa 'coda
di cavallo'. Forma biologica: geofita rizomatosa. Periodo di sporificazione:
giugno-settembre.
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Fusti molto ramosi. Guaine verdi, raramente orlate di nero
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