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dei fichi selvatici. La disseminazione avviene soprattutto per opera di
uccelli. Il nome generico deriva dal greco 'sycos' (fico), quello specifico
allude alla Caria, regione dell'Asia Minore da cui si riteneva che la pianta
provenisse. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura:
febbraio-marzo
(maturazione:
giugno-luglio);
maggio-giugno
(maturazione: luglio-ottobre); settembre (maturazione: dicembre-aprile).
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Piante non laticifere
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Foglie più strette di 5 cm. Frutto diverso da una mora
Sorbus torminalis (L.) Crantz
Specie dell'Europa meridionale presente in tutte le regioni d'Italia salvo
che in Valle d'Aosta. La distribuzione regionale è concentrata nella parte
sudorientale del territorio, con alcune stazioni nella bassa pianura e nelle
Prealpi sino alla fascia collinare; in Carso è diffusa ma non molto
comune. Cresce in boschi di latifoglie decidue piuttosto maturi, su suoli
limoso-argillosi, da neutri a subacidi, umiferi, con optimum nella fascia
submediterranea. I frutti, dal gusto acido (contengono acidi organici e
acido malico in particolare) e astringenti, un tempo venivano usati per la
cura delle coliche. Il legno, di ottima qualità, è ben lavorabile e lucidabile,
ricercato per la fabbricazione di strumenti musicali. Può vivere fino a 100
anni. Il nome generico, già in uso presso i Romani, potrebbe derivare da
due termini celtici che significano 'aspro' e 'mela'. I frutti sono
commestibili soprattutto dopo le gelate ed erano usati già dai Romani
contro i disturbi intestinali, da cui il nome specifico (il termine 'tormina'
in latino indica la colica). Forma biologica: fanerofita cespitosa. Periodo
di fioritura: aprile-maggio.
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Foglie più larghe di 5 cm. Frutto a mora
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Foglie finemente e densamente pelose, opache di sopra e grigio-pelose di sotto. Frutto
sferico
Broussonetia papyrifera (L.) Vent.
Specie di origine asiatico-orientale introdotta in Europa nella metà del
XVII secolo ed oggi presente come avventizia in quasi tutta Italia, dal
livello del mare ai 600 m circa. È diffusa in tutta la parte meridionale
della nostra regione; in Carso è comune ovunque. Cresce in ambienti
ruderali, compresi i muri, ma è anche un alberello ornamentale spesso
piantato lungo le strade. A volte diviene dominante, forse per allelopatia,
assieme ad ailanto e robinia. Dalla sua corteccia si ricavano, per
macerazione, fibre molto lunghe usate in Giappone nella produzione di
una carta pregiata, nota col nome di carta cinese o carta di seta, e in
Polinesia per produrre filati e tessuti. In Cina la pianta viene utilizzata in
sostituzione del gelso per l'allevamento dei bachi da seta. Il genere è
dedicato al naturalista francese P. M. A. Broussonet (1761-1807). Il nome
specifico fa riferimento all'utilizzo della pianta per la produzione di carta:
'papyros', infatti, è la pianta da cui gli antichi Egizi ricavavano la carta.
Forma biologica: fanerofita cespitosa (fanerofita scaposa). Periodo di
fioritura: maggio-giugno.
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Foglie glabre o sparsamente pelose, un po' lucide di sopra da giovani, mai grigio-pelose
di sotto. Frutto ellissoidale
Morus nigra L.
Il gelso nero è originario dell'Asia minore ma si è ampiamente diffuso in
epoca antica come albero da frutto; è stato anche utilizzato inizialmente
per l'alimentazione del baco da seta, sostituito in seguito dal gelso bianco
più gradito alle larve. È segnalato come specie avventizia in molte regioni
d'Italia. In Italia meridionale il frutto del gelso nero viene utilizzato come
componente di dolci e guarnizioni; famosa in Sicilia è la granita di gelsi.
Il nome generico era già usato dagli antichi Romani: deriva dal greco
'meros' (parte), in riferimento all'infruttescenza formata da tanti piccoli
frutti con involucro carnoso; il nome specifico fa riferimento al colore
viola scuro dei frutti. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di
fioritura: aprile-maggio.