Duino_book_ita - page 18

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gialla spicca nella vegetazione in abito ancora invernale. È una pianta
molto resistente sia a parassiti che a malattie. I frutti possono essere
consumati freschi oppure utilizzati nella preparazione di marmellate. Il
legno, assai duro, si presta alla costruzione di piccoli utensili come
pestelli da mortaio, ingranaggi dei mulini, etc.; gli antichi Romani lo
impiegavano per la fabbricazione delle aste dei giavellotti. Il nome
generico deriva dalla radice indoeuropea 'kar' (duro), da cui anche il latino
'cornus' (corno), ed allude alla durezza del legno; il nome specifico, che in
latino significa 'maschile', quindi 'forte', 'robusto', fu usato per
contrapporlo al
Cornus sanguinea
, chiamato da Plinio 'Cornus femina'.
Forma biologica: fanerofita cespitosa/fanerofita scaposa. Periodo di
fioritura: febbraio-aprile.
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Foglie composte (divise in foglioline separate tra loro)
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Foglie semplici
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Pianta con fusti scandenti, legnosi in basso ed erbacei in alto, fiori violetti e frutto
carnoso rosso
Solanum dulcamara L.
Specie eurasiatico-temperata presente in tutte le regioni d'Italia. La
distribuzione regionale si estende su tutto il territorio; in Carso è
comunissima. Originaria di alvei fluviali (canneti disturbati) è poi passata
a vegetazioni ruderali quali margini di boschetti disturbati, siepi,
discariche, coltivi etc., su suoli limoso-argillosi piuttosto freschi e
profondi, ricchi in composti azotati, da neutri a subacidi, dal livello del
mare alla fascia montana inferiore. La pianta è tossica soprattutto negli
organi giovani, che contengono solanina, dulcamarina e solanidina, ma fu
per lungo tempo usata a scopo medicinale. Il nome generico deriva dal
latino 'solamen' (sollievo); il nome specifico allude al sapore di tutte le
parti della pianta, prima dolciastro, poi amaro. Forma biologica:
nanofanerofita. Periodo di fioritura: aprile-luglio.
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Piante con altre caratteristiche
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Foglie trifogliate (con 3 foglioline)
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Foglie non trifogliate (con più di 3 foglioline)
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Foglioline a margine dentato. Fiori bianchi, a simmetria raggiata. Frutto carnoso
(mora)
Rubus caesius L.
I rovi sono un gruppo difficilissimo di specie di origine apomittica ed
ibridogena, ancora incompletamente studiato in Italia. Questa è una specie
abbastanza facilmente riconoscibile, a distribuzione eurasiatica, presente
in tutte le regioni dell'Italia continentale (la presenza in Sicilia è dubbia).
La distribuzione regionale è estesa a tutto il territorio; in Carso è comune,
ma meno di
R. ulmifolius
, con cui spesso ibrida. Originaria di boschi
igrofili, è passata a stazioni disturbate piuttosto umide, come margini di
fossati e siepi, su suoli fangosi o argillosi spesso inondati, ricchi in
composti azotati ed in basi, poco umiferi, dal livello del mare alla fascia
montana. I frutti sono commestibili. Il nome generico, di antico uso,
potrebbe derivare dal latino 'ruber' (rosso) per il colore rosso dei frutti di
alcune specie dello stesso genere (come il lampone); il nome specifico,
che in latino significa 'azzurro', allude al colore delle more leggermente
pruinose. Forma biologica: nanofanerofita. Periodo di fioritura: maggio-
luglio.
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Foglioline a margine intero. Fiori gialli, a simmetria
bilaterale. Frutto secco (legume)
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Fiori e frutti disposti in racemi pendenti. Alberello più alto di 2 m a maturità
Laburnum anagyroides Medik. subsp. anagyroides
1...,8,9,10,11,12,13,14,15,16,17 19,20,21,22,23,24,25,26,27,28,...42
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