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Fiori bianchi
Spiraea chamaedryfolia L.
Specie sudsiberiano-pontica, le cui stazioni in Friuli Venezia Giulia, le
uniche italiane, rappresentano l'estremo occidentale dell'areale. Appartiene
ad un genere eurasiatico di piante generalmente arbustive con la maggiore
diversità in Asia centro-orientale. Molte specie e cultivar sono utilizzate da
noi in parchi e giardini a scopo ornamentale. Il nome 'aspirina' deriva dal
genere
Spiraea
, in cui nel XIX secolo era inclusa anche
Filipendula
ulmaria
(
Spiraea ulmaria
). L'acido salicilico fu scoperto nel 1839 nei fiori
di questa pianta, per cui fu chiamato 'acido spirico'; nel 1859 il chimico
tedesco Hoffmann acetilò l'acido salicilico, ottenendo l'acido
acetilsalicilico o acido acetilspirico, da cui la ditta farmaceutica Bayer
coniò il termine 'aspirina'. Il nome generico deriva dal greco 'spéira' (fune),
perché i fusti, a volte contorti, possono ricordare una sottile corda; il nome
specifico significa 'con foglie di camedrio'. Forma biologica: camefita
suffruticosa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.
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Fusti lisci con nodi ingrossati (pianta con aspetto di bambù)
Phyllostachys sp.
La maggior parte delle specie di bambù origina dall'Asia e dall'America. in
natura crescono ad altitudini variabili, sino ai 3000 m sull'Himalaya.
Alcune specie sono spontanee in Africa (in particolare nell'Africa sub-
sahariana e in Madagascar) e in Oceania. Non esistono bambù spontanei in
Europa. A scopo ornamentale sono state introdotte in Italia numerose
specie, alcune delle quali si sono ben adattate al nostro clima. Sono spesso
gruppi difficili dal punto di vista tassonomico.
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Fusti di aspetto diverso
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Foglie sempreverdi, coriacee
56
55
Foglie decidue, non coriacee
60
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Foglie grigio-pelose di sotto. Fiori senza petali. Frutto a ghianda
Quercus ilex L. subsp. ilex
Il leccio è l'albero mediterraneo per eccellenza, presente allo stato
spontaneo in tutte le regioni d'Italia salvo che in Valle d'Aosta, ma molto
più abbondante nell'Italia mediterranea. È la specie dominante nei residui
boschi di sclerofille sempreverdi della macchia mediterranea, su suolo
preferibilmente acido; ai margini dell'areale cresce anche nei boschi
decidui o in habitat rupestri in siti caldo-aridi, su suoli calcarei primitivi e
ricchi in scheletro. Ha limitati impieghi artigianali, essendo il legno molto
duro e resistente alle alterazioni ma difficile da lavorare e stagionare; viene
comunque usato per oggetti sottoposti a forti sollecitazioni e usura, come
parti di attrezzi agricoli, pezzi per torchi, presse e imbarcazioni, ecc. La
corteccia è usata per la concia delle pelli, perché ricca in tannini. Le
ghiande sono impiegate nell'alimentazione dei maiali; un tempo venivano
usate anche dall'uomo, torrefatte, come surrogato del caffè. Il nome
generico, già in uso presso gli antichi, sembra ricollegarsi alla radice
indoeuropea che il latino condivide con le parole celtiche 'kaer' e 'quer'
(bell'albero), cioè 'l'albero per eccellenza', ma anche con analoghi termini
greci riferiti alla rudezza del legno delle piante appartenenti a questo
genere; il nome specifico, che forse deriva da una radice celtica che
significa 'punta', è quello dato dai Romani all'agrifoglio, per la frequente
presenza anche nel leccio di foglie subspinose. Forma biologica: fanerofita
scaposa (fanerofita cespitosa). Periodo di fioritura: aprile-giugno.
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Foglie verdi o di color ruggine di sotto. Fiori con petali.
Frutto diverso da una ghianda
57
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Foglie spatolate, più larghe nella metà superiore
Pittosporum tobira (Thunb.) W.T. Aiton
1...,10,11,12,13,14,15,16,17,18,19 21,22,23,24