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agricoltori si accorsero della relazione tra la
Berberis
e la ruggine, ma
furono derisi da chi usava i frutti della
Berberis
per fare marmellate. La
cosa fu chiarita scientificamente solo nel 1865: per il gravissimo impatto
della ruggine sul grano, la coltivazione della
Berberis
è proibita in diversi
Paesi. La pianta è sia velenosa che medicinale, per la presenza di
berberina. Il nome generico, di antico uso, deriva forse dal sanscrito
'varvarata' (ruvidezza) per la spinosità della pianta; il nome specifico
deriva dal latino 'vúlgus' (volgo) e significa 'comune, diffuso, frequente'.
Forma biologica: nanofanerofita. Periodo di fioritura: maggio-giugno.
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Foglie non riunite in cuffetti. Spine limitate all'apice dei
rami. Fiori di altro colore
90
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Fiori verdastri. Foglie con nervature fortemente arcuate. Legno di odore sgradevole
(scortecciare un rametto!)
Rhamnus cathartica L.
Lo spinocervino è una specie eurasiatico-sudeuropea presente in tutte le
regioni d'Italia salvo che in Sardegna. Cresce in boschi submesofili ed ai
loro margini, a volte negli aspetti più freschi delle siepi, su suoli argillosi
neutri e piuttosto umiferi, ricchi in basi, da freschi a subaridi, dal livello
del mare alla fascia montana inferiore. La pianta, soprattutto i frutti, è
velenosa ed i frutti, come indica il nome specifico, venivano usati quale
drastico purgante. Quelli acerbi erano un tempo utilizzati per colorare le
stoffe. Il nome generico, già usato dagli antichi, è di etimologia incerta; il
nome specifico '
catharticus
' significa puro, ad indicare l'uso purificante
che ne veniva fatto in passato. Forma biologica: fanerofita
cespugliosa/fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-giugno.
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Fiori bianchi. Foglie con nervature non arcuate. Legno
senza odore sgradevole
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Foglie opache, con picciolo più breve di 2 cm. Frutto con un solo seme
Prunus spinosa L. subsp. spinosa
Il pruno selvatico è un arbusto eurasiatico-centroeuropeo presente in tutte
le regioni d'Italia. Cresce nelle siepi, ai margini dei boschi, in densi
popolamenti che colonizzano i prati abbandonati, su suoli argillosi da
mediamente freschi a subaridi, piuttosto ricchi in composti azotati, con
optimum nella fascia submediterranea; con il corniolo maschio è uno dei
primi arbusti a fiorire in primavera. I frutti, inizialmente molto aspri ed
astringenti, diventano più gradevoli dopo l'ammezzimento che di solito
avviene con i primi geli. Il nome generico, già in uso presso i Romani, è
di etimologia incerta, quello specifico allude ai rami spinescenti. Forma
biologica: fanerofita cespitosa. Periodo di fioritura: marzo-aprile.
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Foglie un po' lucide, con picciolo più lungo di 2 cm. Frutto contenente più semi
Pyrus pyraster (L.) Burgsd.
Il pero comune deriva forse da incroci fra il pero selvatico europeo ed un
pero dell'Asia Occidentale (
P. communis
subsp.
caucasica
); è diffuso in
tutta l'Europa centrale e meridionale, in tutte le regioni italiane. Le forme
selvatiche europee, che secondo alcuni autori non meritano nemmeno il
rango infraspecifico, crescono su suoli argillosi freschi, sciolti, ricchi in
basi. Differiscono da quelle coltivate per i frutti molto più piccoli ed i
rami subspinosi, ma sembra che non esistano differenze genetiche tali da
giustificare la loro distinzione a livello specifico. Il legno, compatto e
resistente con sfumature rossastre, veniva utilizzato in ebanisteria e per la
xilografia. Il nome generico deriva dal greco 'pyr, pyròs' (fuoco, del
fuoco), per la forma conica dei frutti; quello specifico 'pyraster'
(letteralmente perastro) è un dispregiativo del nome generico. Forma
biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Foglie con nervature formanti una rete ben distinta
almeno di sotto o al margine. Piante con fiori unisessuali
in spighe maschili e femminili. Frutto a capsula (Salix)
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Foglie con nervature non formanti una rete ben distinta.
Piante con altre caratteristiche
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1...,19,20,21,22,23,24,25,26,27,28 30,31,32,33,34,35,36,37,38,39,...180