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abbandonati, etc, dal livello del mare alla fascia montana inferiore. Si moltiplica per stoloni e fiorisce raramente. Come
le altre specie congeneri, contiene il tossico thujone. Il nome generico era già in uso presso i Greci antichi ma è di
etimologia incerta: potrebbe riferirsi ad alla dea Artemide (Diana) o alla regina Artemisia, moglie di Mausolo, re di
Caria; la specie è dedicata ai fratelli Verlot, botanici di Grenoble del XIX secolo. Forma biologica: emicriptofita
scaposa/ geofita rizomatosa. Periodo di fioritura: ottobre-novembre.
Artemisia vulgaris L.
- L'assenzio selvatico è una specie a vasta distribuzione circumboreale-temperata presente in
tutte le regioni d'Italia. Nell'area metropolitana di Roma la specie è diffusa e comunissima quasi ovunque nelle aree
urbanizzate, dalle periferie al centro storico. È un po' meno termofila e più xerofila di
A. verlotiorum
e colonizza terreni
mesici ricchi in composti azotati, in ambienti fortemente disturbati quali margini di strade, discariche, campi
abbandonati etc., dal livello del mare alla fascia montana. Una singola pianta è in grado di produrre sino a 700.000
frutti. La pianta è a volte usata come digestivo, anche se è tossica quando consumata in grandi quantità: come le altre
specie congeneri, contiene il tossico thujone. Il nome generico era già in uso presso i Greci antichi ma è di etimologia
incerta: potrebbe riferirsi ad alla dea Artemide (Diana) o alla regina Artemisia, moglie di Mausolo, re di Caria; il nome
specifico deriva dal latino 'vúlgus' (volgo) e significa 'comune, diffuso, frequente'. Forma biologica: emicriptofita
scaposa. Periodo di fioritura: luglio-ottobre.
Arum italicum Mill. subsp. italicum
- Il gigaro chiaro è una specie a distribuzione mediterranea presente in tutte le
regioni d'Italia. Nell'area metropolitana di Roma la specie è diffusa e comunissima quasi ovunque nelle aree
antropizzate, dalle periferie al centro storico. Cresce in macchie, cedui, radure, siepi, vigne ed oliveti, di solito in
ambienti disturbati su suoli freschi e profondi presso gli abitati e i coltivi, con optimum nella fascia submediterranea;
probabili stazioni originarie sono i boschi igrofili a pioppi, salici e sambuco. Il meccanismo di impollinazione è molto
particolare: i fiori, unisessuali, sono addensati su una struttura colonnare chiamata spadice, circondata da una grande
brattea petaloide (detta spata), che permette l'entrata degli insetti attraverso delle setole ripiegate sovrastanti i fiori
maschili, attirandoli sia con l'odore che con un notevole aumento della temperatura all'interno della spata stessa. Le
setole successivamente si alzano chiudendo l'entrata e imprigionando gli insetti; le antere maturano e scaricano su di
essi il polline, dopodiché le setole si ripiegano nuovamente lasciando uscire gli insetti carichi di polline. Tutta la pianta
contiene sostanze fortemente tossiche ma termolabili; il contatto cutaneo può provocare irritazioni, l'ingestione di parti
fresche, soprattutto dei frutti, provoca avvelenamenti anche gravi; il rizoma è ricco di amido e un tempo veniva
utilizzato previa cottura persino per l'alimentazione umana. Il nome generico, di etimologia incerta, era già in uso
presso Greci e Romani. Forma biologica: geofita rizomatosa. Periodo di fioritura: marzo-maggio.
Arum maculatum L.
- Il gigaro scuro è una specie dell'Europa centro-meridionale presente in tutte le regioni d'Italia
salvo che in Puglia, Sicilia e forse Valle d'Aosta. Nell'area metropolitana di Roma la specie è molto rara. Cresce in
cespuglieti ombrosi, in radure di boschi cedui e di faggete termofile ma anche lungo i fossi, presso le concimaie e lungo
le strade, su suoli piuttosto freschi e ricchi di composti azotati, dal livello del mare alla fascia montana inferiore. Il
meccanismo di impollinazione è molto particolare: i fiori, unisessuali, sono addensati su una struttura colonnare
chiamata spadice, circondata da una grande brattea petaloide (detta spata), che permette l'entrata degli insetti attraverso
delle setole ripiegate sovrastanti i fiori maschili, attirandoli sia con l'odore che con un notevole aumento della
temperatura all'interno della spata stessa. Le setole successivamente si alzano chiudendo l'entrata e imprigionando gli
insetti; le antere maturano e scaricano su di essi il polline, dopodiché le setole si ripiegano nuovamente lasciando uscire
gli insetti carichi di polline. Tutta la pianta contiene sostanze fortemente tossiche ma termolabili; il contatto cutaneo
può provocare irritazioni, l'ingestione di parti fresche, soprattutto dei frutti, avvelenamenti anche mortali; il rizoma è
ricco di amido e un tempo veniva utilizzato previa cottura persino per l'alimentazione umana. Il nome generico, di
etimologia incerta, era già in uso presso i Greci e i Romani; quello specifico si riferisce alle caratteristiche macchie
spesso presenti sulle foglie. Forma biologica: geofita rizomatosa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
Arundo collina Ten.
- La canna di collina è una specie a distribuzione stenomediterranea, sino a poco tempo fa
confusa con l'affine
Arundo plinii
Turra, presente in tutte le regioni dell'Italia centro-meridionale (esclusa la Sardegna),
ma più frequente nell'Italia meridionale. Nell'area metropolitana di Roma la specie è diffusa e localmente comune
soprattutto nella parte occidentale del territorio, compresa quella inclusa entro il raccordo anulare, su argilla. Cresce su
pendii argillosi e sulle sponde di fiumi e canali), al di sotto dei 600 m. Il nome generico deriva dal latino 'aruno', nome
molto antico di una canna palustre che forse deriva dalla radice celtica 'aru' (acqua). Forma biologica: geofita
rizomatosa. Periodo di fioritura: luglio-ottobre.
Arundo donax L.
- La canna domestica è una specie probabilmente originaria dall'Asia occidentale, introdotta e oggi
diffusa in tutta l'area mediterranea, presente in quasi tutte le regioni d'Italia (mai segnalata in Valle d'Aosta). Nell'area
metropolitana di Roma la specie è diffusa e comunissima quasi ovunque nelle aree antropizzate, dalle periferie al centro
storico, soprattutto lungo gli argini. Cresce su terreni umidi e freschi lungo gli argini di fiumi, torrenti e fossati, in aree
sabbiose ripariali, lungo i margini di campi coltivati, spesso in ambienti antropizzati, dal livello del mare a 900 m circa.
La pianta viene utilizzata per creare siepi frangivento e per costruire palizzate e graticciati, tettoie rustiche, recinzioni,
stuoie, canne da pesca, bastoni da passeggio, cestini, ecc. Fornisce un'ottima cellulosa per carta. I fusti sono
comunemente usati anche come tutori in orticoltura e nelle vigne. La pianta contiene silice che la rende particolarmente
tenace e resistente. Serviva anche per fabbricare frecce e strumenti a fiato come le pipe di cornamusa e il flauto di Pan,
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