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dell'antico termine greco 'lathyros', c
he designava una pianta non identificata da cui si estraeva una sostanza eccitante;
il nome specifico è quello usato per la pianta dagli antichi romani. Forma biologica: terofita scaposa. Periodo di
fioritura: marzo-giugno.
Lathyrus clymenum
L.
La cicerchia porporina è una pianta annua a distribuzione stenomediterranea
presente in tutte le regioni d'Italia salvo che in Valle d'Aosta, Lombardia,
Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia, ma più frequente nelle
regioni centro-meridionali. Cresce nelle macchie, nei pascoli e nei campi, a
volte anche ai bordi delle strade, dal livello del mare alla fascia montana
inferiore. In passato i semi delle cicerchie selvatiche venivano usati
nell'alimentazione umana, specialmente durante le carestie; l'uso prolungato
causava spesso una grave sindrome neurologica detta 'latirismo' dovuto alla
presenza nei semi di un amminoacido tossico. Il nome generico è la
latinizzazione dell'antico termine greco 'lathyros', che designava una pianta non
identificata da cui si estraeva una sostanza eccitante; il nome specifico deriva
dal greco 'klymenos' (celebre, rinomato), nome attribuito a una pianta non meglio specificata già da Teofrasto e Plin
io.
Forma biologica: terofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-giugno.
Lathyrus ochrus
(L.) DC.
La cicerchia pisellina è una pianta annua a distribuzione stenomediterranea
presente in Friuli Venezia Giulia (come avventizia), Liguria, Emilia-Romagna
e in tutte le regioni dell'Italia centrale, meridionale e insulare. Sull'Isola
dell'Asinara è poco diffusa; è presente negli incolti di Fornelli e nel pianoro di
Punta Scomunica (Bocchieri, 1988). Cresce nei campi e negli incolti, a volte
anche in ambienti ruderali, con optimum nella fascia mediterranea. ). La specie
era usata a scopi alimentari dagli antichi Egizi, dai Greci e in generale in tutto
il bacino mediterraneo. Oggi è commercializzata nell'area di Bodrum in
Turchia e a Creta vengono utilizzate le foglie e i fusti giovani in insalata.
Rappresenta una fonte importante di cibo anche in Etiopia, India, Pakistan e
Bangladesh. I semi però contengono un amminoacido tossico
che in quantità rilevanti e prolungate causa danni al
sistema nervoso con paralisi degli arti inferiori (latirismo); attraverso la cottura circa il 90% della sostanza tossica può
essere rimossa. Il nome generico è la latinizzazione dell'antico termine grec
o 'lathyros', che designava una pianta non
identificata da cui si estraeva una sostanza eccitante; il nome specifico deriva dal greco 'ochròs' (giallo pallido), in
riferimento al colore dei fiori. Forma biologica: terofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-giugno.
Lathyrus sphaericus
Retz.
La cicerchia sferica è una pianta annua a distribuzione eurimediterranea
presente in tutte le regioni d'Italia. Sull'Isola dell'Asinara è rara, presente a est
di Case Bianche (Bocchieri, 1988). Cresce in pratelli aridi ricchi in piante
annuali e nei mantelli di boschi e siepi termofili, su suoli ghiaiosi calcarei poco
profondi, aridi, poveri in composti azotati, al di sotto della fascia montana. In
passato i semi delle cicerchie selvatiche venivano usati nell'alimentazione
umana, specialmente durante le carestie; l'uso prolungato causava spesso una
grave sindrome neurologica detta 'latirismo' dovuto alla presenza nei semi di
un amminoacido tossico. Il nome generico è la latinizzazione dell'antico
termine greco 'lathyros', che designava una pianta non identificata da cui si
estraeva una sostanza eccitante; il nome specifico allude alla forma sferica dei semi. Forma biologica: terofita scapo
sa.
Periodo di fioritura: maggio-giugno.
Lavandula stoechas
L. subsp.
stoechas
La lavanda selvatica, o steca, è una specie a distribuzione stenomediterranea
presente lungo tutte le coste tirreniche della Penisola, dalla Liguria alla
Calabria, in Sardegna e in Sicilia. Sull'Isola dell'Asinara non è molto diffusa; è
presente tra Santa Maria e Punta Li Giorri e tra le interruzioni della macchia a
cisto (Bocchieri, 1988). Cresce negli aspetti più primitivi della macchia
mediterranea e nelle garighe a cisti, prevalentemente su substrati silicei (molto
raramente su calcare), soprattutto in stazioni ripetutamente incendiate, dalle
coste (ove è molto più frequente) a 600 m circa. Rispetto ad altre specie
congeneri, questa è molto meno utilizzata per le sue proprietà aromatiche, ma è
un'interessante pianta mellifera: il miele monoflora differisce nettamente dal