12
25
Foglie composte (divise in foglioline completamente
separate tra loro)
26
25
Foglie non composte
34
26
Piante spinose
27
26
Piante non spinose
30
27
Frutto a mora (Rovi - ATTENZIONE: gruppo
difficilissimo qui non trattato a fondo)
28
27
Frutto diverso da una mora
29
28
Fiori bianchi. Frutto con meno di 20 unità. Stipole lanceolate o lineari-lanceolate, non
filiformi, ristrette verso la base
Rubus caesius L.
I rovi sono un gruppo difficilissimo di specie di origine apomittica ed
ibridogena, ancora incompletamente studiato in Italia. Il rovo bluastro è
una specie abbastanza facilmente riconoscibile, a distribuzione
eurasiatica, presente in tutte le regioni dell'Italia continentale (la presenza
in Sicilia è dubbia). Originaria di boschi igrofili, è passata a stazioni
disturbate piuttosto umide, come margini di fossati e siepi, su suoli
fangosi o argillosi spesso inondati, ricchi in composti azotati ed in basi,
poco umiferi, dal livello del mare alla fascia montana. I frutti sono
commestibili. Il nome generico, di antico uso, potrebbe derivare dal latino
'ruber' (rosso) per il colore rosso dei frutti di alcune specie dello stesso
genere (come il lampone); il nome specifico, che in latino significa
'azzurro', allude al colore delle more leggermente pruinose. Forma
biologica: nanofanerofita. Periodo di fioritura: maggio-luglio.
28
Fiori rosa. Frutto solitamente con più di 20 unità. Stipole lineari-filiformi
Rubus ulmifolius Schott
I rovi costituiscono un gruppo difficilissimo di specie di origine
apomittica ed ibridogena, ancora incompletamente studiato in Italia. Il
rovo comune è una specie mediterraneo-atlantica presente in tutta Italia al
di sotto della fascia montana superiore. Cresce nelle boscaglie rade, nelle
pinete a pino nero, negli orli dei boschi e sui muretti a secco, formando
spesso intrichi impenetrabili nell'ultimo stadio della degradazione
forestale, sia su calcare che su substrati arenacei, su suoli ricchi in
composti azotati, da freschi a subaridi. I frutti sono commestibili. Il nome
generico, di antico uso, potrebbe derivare dal latino 'ruber' (rosso) per il
colore rosso dei frutti di alcune specie dello stesso genere (come il
lampone); il nome specifico allude alle foglioline un po' asimmetriche
simili alle foglie dell'olmo. Forma biologica: nanofanerofita. Periodo di
fioritura: maggio-luglio.
29
Foglioline a margine intero. Fiori a simmetria bilaterale. Frutto secco (legume)
Robinia pseudoacacia L.
La robinia è un albero di origine nordamericana, introdotta a Parigi dal
Canada nel 1601 e poi diffusasi ampiamente in Europa con tendenza
submediterraneo-continentale. In Italia è comunissima in tutte le regioni.
Cresce sempre in ambienti disturbati come scarpate, margini stradali,
boschetti presso gli abitati e le linee ferroviarie, su suoli da freschi a
subaridi, con il sambuco nero e varie specie nitrofile ruderali, dal livello
del mare alla fascia montana. È una pianta rustica e a rapido
accrescimento, che tende a soppiantare la vegetazione locale divenendo
spesso invasiva. Viene spesso usata a scopo ornamentale per il fogliame e
la fioritura; il legno, resistente alle intemperie, è utilizzato per palerie e
come combustibile; i semi, la scorza e le radici contengono sostanze
tossiche. È un'ottima pianta mellifera il cui miele (miele d'acacia) si
mantiene fluido senza cristallizzare. I fiori sono utilizzati in erboristeria
ed in alcune regioni italiane vengono mangiati fritti. Il genere è dedicato a
Jean Robin (1550-1629), erborista di re Enrico IV di Francia, nel cui
giardino introdusse il primo esemplare d'Europa; il nome specifico
significa 'falsa acacia', dal greco 'akis' (spina). Forma biologica: fanerofita
scaposa. Periodo di fioritura: maggio-giugno.