65
laghetti, dal livello del mare agli 800 m circa. La specie è stata a lungo
chiamata
S. babylonica
L., un nome che allude ai salici citati nella Bibbia
sulle rive di Babilonia, ma quello coltivato più frequentemente da noi è
un ibrido tra
S. babylonica
e
S. alba
. Il nome generico, di antico uso, è di
origine incerta: forse deriva dal celtico 'sal lis' (presso l'acqua). Forma
biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
79
Rami non lungamente pendenti
80
80
Foglie a margine dentato o dentellato
81
80
Foglie a margine intero
91
81
Piante sempreverdi con foglie coriacee
82
81
Piante decidue con foglie non coriacee
85
82
Foglie adulte grigio-pelose di sotto. Fiori unisessuali, senza petali. Frutto a ghianda
Quercus ilex L. subsp. ilex
Il leccio è l'albero mediterraneo per eccellenza, presente allo stato
spontaneo in tutte le regioni d'Italia salvo che in Valle d'Aosta, ma molto
più abbondante nell'Italia mediterranea. È la specie dominante nei residui
boschi di sclerofille sempreverdi della macchia mediterranea, su suolo
preferibilmente acido; ai margini dell'areale cresce anche nei boschi
decidui o in habitat rupestri in siti caldo-aridi, su suoli calcarei primitivi e
ricchi in scheletro. In Italia viene frequentemente coltivata in parchi,
giardini ed alberature stradali, soprattutto presso le coste. Ha limitati
impieghi artigianali, essendo il legno molto duro e resistente alle
alterazioni ma difficile da lavorare e stagionare; viene comunque usato
per oggetti sottoposti a forti sollecitazioni e usura, come parti di attrezzi
agricoli, pezzi per torchi, presse e imbarcazioni, ecc. La scorza, ricca in
tannini, è usata per la concia delle pelli. Le ghiande sono impiegate
nell'alimentazione dei maiali; un tempo venivano usate anche dall'uomo,
torrefatte, come surrogato del caffè. Il nome generico, già in uso presso
gli antichi, sembra ricollegarsi alla radice indoeuropea che il latino
condivide con le parole celtiche 'kaer' e 'quer' (bell'albero), cioè 'l'albero
per eccellenza', ma anche con analoghi termini greci riferiti alla rudezza
del legno delle piante appartenenti a questo genere; il nome specifico, che
forse deriva da una radice celtica che significa 'punta', è quello dato dai
Romani all'agrifoglio, per la frequente presenza anche nel leccio di foglie
subspinose. Forma biologica: fanerofita scaposa (fanerofita cespugliosa).
Periodo di fioritura: aprile-giugno.
82
Foglie adulte glabre o con peli rugginosi di sotto. Fiori
ermafroditi, con petali. Frutto carnoso
83
83
Foglie rugose, con peli rugginosi di sotto
Eriobotrya japonica (Thunb.) Lindl.
Il nespolo del Giappone è un albero sempreverde nativo della Cina e
ampiamente coltivato in Giappone e in altre regioni subtropicali. In Cina
si ha una notevole gamma di varietà, anche a frutto piccolo e di minore
interesse commerciale, mentre in Giappone, in epoca precedente al
contatto con l'Europa, furono selezionate diverse varietà a frutto più
grande di quelle selvatiche cinesi e a polpa più acquosa e facilmente
commestibile. Il frutto iniziò la diffusione in Europa all'inizio del 1800: il
primo esemplare fu piantato nel giardino Botanico di Parigi nel 1784 (ai
Kew Gardens di Londra nel 1787). In Italia il nespolo del Giappone è
oggi comunemente coltivato soprattutto a scopo ornamentale e per i frutti
(in particolare nel Meridione), e segnalato come specie avventizia in
molte regioni, dal livello del mare ai 600 m circa. Rispetto ad altre piante
tropicali, ha frutti meno dolci, ma comunque apprezzati, che possono
essere consumati freschi, cotti o nelle marmellate. Il nome del genere
deriva dal greco 'erion' (lana) e 'bótrys' (grappolo) in riferimento alle
1...,55,56,57,58,59,60,61,62,63,64 66,67,68,69,70,71,72,73,74