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Piante non laticifere
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Foglie parallelinervie, a forma di ventaglio
Ginkgo biloba L.
Il ginkgo è un albero deciduo che può essere considerato come un fossile
vivente: l'unica specie ancora sopravvissuta della famiglia
Ginkgoaceae
ma anche dell'intero ordine Ginkgoales e della divisione delle
Ginkgophyta. Originario della Cina, ove sono stati rinvenuti fossili che
risalgono all'era mesozoica, viene chiamato volgarmente anche ginko,
ginco e albero di capelvenere. La pianta è stata ritenuta estinta per secoli
ma recentemente ne sono state scoperte almeno due stazioni relitte nella
provincia dello Zhejiang nella Cina orientale. Non tutti i botanici
concordano però sul fatto che queste stazioni siano davvero spontanee,
perché il ginkgo è stato estesamente coltivato per millenni dai monaci
cinesi. In Italia viene spesso coltivato come pianta ornamentale nei
parchi, senza tendenza ad inselvatichire, dal livello del mare ai 600 m
circa. Il nome del genere deriverebbe dal cinese 'yin' (argento) e 'xìng'
(albicocca), che per un'errata trascrizione della forma giapponese 'ginkyō'
da parte del botanico tedesco Engelbert Kaempfer ha mutato la lettera y
in g; il nome della specie deriva invece dal latino 'bis' e 'lobus' con
riferimento alle foglie spesso divise in due lobi. Forma biologica:
fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: luglio-agosto.
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Foglie penninervie o palminervie, non a forma di
ventaglio
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Foglie penninervie. Frutto a ghianda
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Foglie palminervie. Frutto diverso da una ghianda
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Lobi della foglia acutissimi e terminanti in una specie di setola sottile
Quercus rubra L.
La quercia rossa proviene dalle Montagne Rocciose, nel Nord America; è
stata introdotta in Europa nel 1724 come pianta ornamentale per parchi e
alberature stradali, mentre ne è documentata la presenza in Italia dal
1812. Sperimentata a fini forestali dal 1922, ha trovato largo impiego per
la facilità di adattamento e per la crescita rapida, trasformandosi a volte in
specie infestante a danno della flora autoctona e della biodiversità dei
boschi planiziali a querce e carpino bianco. Il nome generico, già in uso
presso gli antichi, sembra ricollegarsi alla radice indoeuropea che il latino
condivide con le parole celtiche 'kaer' e 'quer' (bell'albero), cioè 'l'albero
per eccellenza', ma anche con analoghi termini greci riferiti alla rudezza
del legno delle piante appartenenti a questo genere; il nome specifico
allude al colore rosso intenso che le foglie assumono in autunno. Forma
biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Lobi non terminanti in una setola sottile
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Faccia inferiore delle foglie - o almeno i piccioli - glabri o quasi (a volte con minutissimi
peli stellati)
Quercus robur L. subsp. robur
La farnia è un albero dell'Europa centro-meridionale presente in tutte le
regioni dell'Italia continentale. Cresce in boschi planiziali, su terreni
profondi e molto freschi, con optimum nella fascia submediterranea.
Viene coltivata per rimboschimenti e per il legname pregiato utilizzato
per travi, costruzioni navali, mobili, scale, parquet, etc. Con il termine
'rovere di Slavonia', il legno di farnia è utilizzato per costruire doghe delle
botti destinate all'invecchiamento di vini pregiati e cognac. Un tempo le
ghiande erano largamente usate per l'alimentazione dei maiali. È una
pianta a crescita lenta ma molto longeva; si conoscono esemplari di circa
1000 anni. Il nome generico, già in uso presso gli antichi, sembra
ricollegarsi alla radice indoeuropea che il latino condivide con le parole
celtiche 'kaer' e 'quer' (bell'albero), cioè 'l'albero per eccellenza', ma anche
con analoghi termini greci riferiti alla rudezza del legno delle piante
appartenenti a questo genere; quello specifico è un termine latino che
significa 'duro', 'resistente', 'robusto'. Forma biologica: fanerofita scaposa.